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"Un primo risultato importante e positivo". Così i Segretari generali di Spi, Fnp, Uilp, Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti, Romano Bellissima, valutano il verbale d'intesa sulla previdenza sottoscritto ieri tra Governo e Cgil, Cisl, Uil.

"Dopo quasi un decennio – proseguono i Segretari generali di Spi, Fnp, Uilp – si invertono le politiche nei confronti dei pensionati e si danno risposte a tanti anziani del nostro Paese. Finalmente, non ci sono tagli alle pensioni e penalizzazioni dei pensionati, ma ci sono interventi a loro favore.

Si tratta di un risultato frutto dell'azione unitaria di Spi, Fnp, Uilp, insieme a Cgil, Cisl, Uil, e delle mobilitazioni dei pensionati e dei lavoratori fatte in questi anni.

L'ampliamento della platea dei beneficiari della 14esima, che coinvolgerà oltre 1 milione di pensionati in più, e l'unificazione della no tax area tra lavoratori e pensionati, sono due nostre rivendicazioni per le quali ci siamo battuti per anni.

Abbiamo poi ottenuto l'impegno del Governo a proseguire il confronto su altri aspetti importanti al centro delle nostre richieste: ripristino di un meccanismo di rivalutazione delle pensioni più equo; separazione della previdenza dall'assistenza; ricostituzione del montante contributivo per coloro che hanno subito il blocco delle rivalutazione; studio di un nuovo paniere Istat più rispondente alle spese dei pensionati.

Il nostro impegno, naturalmente, non si ferma qui. Proseguiremo nel confronto per realizzare integralmente la nostra piattaforma rivendicativa – concludono Pedretti, Bonfanti e Bellissima – e perché siano trovate le risorse sufficienti a dare risposta ai tanti problemi di giovani, lavoratori e pensionati, ancora da risolvere".

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Vi presentiamo in allegato il testo del documento condiviso da Confindustria, Cgil, Cisl, Uil sulle politiche del lavoro e sul quale è stata raggiunta un'intesa nella serata di ieri.
A breve illustreremo delle schede di approfondimento, esplicative dei contenuti e del percorso che dovrà essere realizzato.
Il documento è già stato inviato al Governo, con il quale nei prossimi giorni si sarà un incontro proprio su questi temi, in quanto chiamato in causa per l'attuazione di quanto concordato tra le parti.

Il confronto tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, iniziato appena alla fine del mese di luglio, ha già prodotto un suo primo risultato: un accordo su un documento comune, da presentare al Governo, relativo a Proposte per le politiche del lavoro.Il senso di questa iniziativa congiunta è chiaro e semplice: entro la fine dell'anno verranno meno alcuni ammortizzatori, in particolare la mobilità e la cassa in deroga, ma per molte aziende e per i loro lavoratori la crisi non è ancora finita. Le parti sociali, dunque, propongono alcune soluzioni, chiedendo al Governo di sostenere l'attuazione del progetto per una risposta efficace alla crisi ancora incombente. Al centro dell'iniziativa, percorsi formativi per la riqualificazione o la ricollocazione dei lavoratori, da realizzare già durante il periodo di cassa integrazione, oltre ad alcuni correttivi alla stessa disciplina degli ammortizzatori sociali e un prolungamento del sostegno al reddito. Soddisfazione è stata espressa da tutti i firmatari di questa prima intesa.

"Abbiamo già inviato il documento al Governo - ha dichiarato il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo al termine dell'incontro -  perché dobbiamo fare tutti la nostra parte. Bisogna programmare più risorse per gli ammortizzatori sociali e gestire le aree di crisi complessa. Occorre evitare che i lavoratori restino in mezzo al guado, rischio che si corre con le attuali norme. Questa intesa e la ripresa del dialogo con Confindustria - ha sottolineato Barbagallo -  sono un fatto decisamente importante e sono, peraltro, propedeutici anche al prosieguo del confronto sugli altri capitoli, a cominciare dalla riforma delle regole della contrattazione e delle relazioni industriali".

 

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"Introduzione all'educazione finanziaria". E' questo il titolo del seminario organizzato alla Uilca nazionale per la presentazione di un opuscolo destinato all'informazione dei risparmiatori sul sistema bancario e sui rischi che possono derivare da alcuni tipologie di investimenti. All'iniziativa è intervenuto anche il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

"E' un'ottima iniziativa – ha dichiarato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – perché occorre difendere i risparmiatori dai rischi finanziari, sapendo che moltissimi di loro sono lavoratori e pensionati che mettono da parte i pochi frutti dei sacrifici di una vita". Il leader della Uil è intervenuto, inoltre, anche sulle vicende e sulle recenti polemiche che stanno caratterizzando alcuni provvedimenti del governo su una parte del sistema bancario "Come è noto, l'ultimo decreto non ha previsto il rimborso per i risparmiatori: è stata un'altra beffa. Continuano a privilegiare, invece, il salvataggio di qualche banca regionale mettendo a rischio un piano generale di riforma che salvaguardi anche l'occupazione. Bisogna eliminare i sospetti: in un sistema dove occorre recuperare la fiducia dei risparmiatori non si possono accumulare sospetti".

Nel suo intervento conclusivo, Barbagallo è intervenuto anche sulla questione delle pensioni. "Insieme a Camusso e Furlan abbiamo chiesto un incontro al Governo per affrontare e risolvere le contraddizioni della riforma Fornero: se non aprono il tavolo per modificarla, ci mobiliteremo Ora ci stanno provando anche con le pensioni di reversibilità: ancora una volta tentano di fare cassa alle spalle dei pensionati e pensionandi, come fecero con la Fornero. Se il governo tocca ancora le pensioni, va mandato a casa".

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Sconfortanti i dati diffusi oggi dall'Istat sul mercato del lavoro riferiti a settembre. L'aumento dell'inattività e il calo congiunturale dell'occupazione, su cui ha pesato maggiormente la diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, sono elementi preoccupanti che non possono essere sottovalutati.Anche il dato tendenziale, che mostra una lievissima crescita dell'occupazione complessiva, nonostante la massiccia dote di incentivi messe in campo dall'attuale Governo, rimane drammaticamente critico soprattutto sul fronte giovanile, il cui tasso di disoccupazione continua a mantenersi al di sopra del 40% a cui si aggiunge un aumento degli inattivi/scoraggiati.

La rilevazione Istat conferma la mancanza di interventi mirati ai giovani rispetto ai quali sarebbero necessarie misure specifiche che, purtroppo, non troviamo tra quelle contenute nella Legge di Stabilità che si sta discutendo nelle aule parlamentari.

Troviamo, invece, la conferma, seppur in misura ridotta, dell'esonero contributivo "generalizzato" che continuerà, senza forti interventi per la crescita, a non dare le necessarie risposte all'inclusione nel mercato del lavoro delle giovani generazioni.

A questo si aggiunge l'insoddisfacente risultato della "Garanzia Giovani" che, al netto di offerte di tirocini, ha mostrato l'inefficacia del sistema delle politiche attive rivolte soprattutto ai giovani.

Roma, 30 ottobre 2015

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A seguire, con documento completo e tabelle in allegato, un'analisi UIL sull'ipotesi di abolizione della TASI sulla prima casa annunciata dal Governo lo scorso fine settimana.

L'analisi contiene i possibili risparmi medi per le famiglie in tutte le città capoluogo di provincia.

Inoltre è presente una elaborazione del gettito della TASI nelle grandi città.

 

 

ABOLIZIONE TASI PRIMA CASA:ECCO I RISPARMI MEDI CITTA' PER CITTA'

QUASI 26 MILIONI DI FAMIGLIE ITALIANE PROPRIETARIE DI PRIMA CASA RISPARMIEREBBERO MEDIAMENTE 180 EURO

230 IL RISPARMIO MEDIO NELLE CITTA' CAPOLUOGO

TRA I CAPOLUOGHI AL TOP DEL RISPARMIO  TORINO ,  403 EURO; A ROMA 391 EURO; A SIENA 356 EURO;  A FIRENZE 346 EURO; A GENOVA 345 EURO

AD ASTI IL RISPARMIO SAREBBE DI SOLI 19 EURO; AD ASCOLI PICENO 46 EURO; CROTONE 51 EURO; CATANZARO 57 EURO; CESENA 60 EURO

LOY: RENZI STACCHI 8 MILA ASSEGNI PER UN IMPORTO COMPLESSIVO DI 4,6 MILIARDI DI EURO MAXI ASSEGNO A ROMA DI  525 MILIONI DI EURO A ROMA;  206 MILIONI A MILANO; 115 MILIONI A TORINO

A Cura della UIL Servizio Politiche Territoriali

 

L'annuncio dell'abolizione della TASI sulla prima casa per l'anno prossimo, per i 25,7 milioni di proprietari di prima casa si tradurrebbe in un risparmio medio di 180 euro annui che salgono a 230 euro medi se si abita nelle Città capoluogo di provincia.

Questi dati emergono da una simulazione elaborata dal Servizio Politiche Territoriali della UIL, nelle 106 Città capoluogo di provincia.

Secondo i risultati della simulazione UIL, il risparmio maggiore in valori assoluti si registra a Torino con 403 euro medi a famiglia; a Roma, invece, il risparmio sarà di  391 euro medi; a Siena 356 euro; a Firenze 346 euro; a Genova 345 euro; a Bari 338 euro; a Bologna 331 euro; a Foggia 326 euro; a Como 321 euro; ad Ancona 318 euro; a Milano 300 euro.

Mentre ad Asti il risparmio medio sarebbe di soli 19 euro medi; cifra che sale a 46 euro ad Ascoli Piceno; 51 euro a Crotone; 57 euro a Catanzaro; 60 euro a Cesena; 64 euro a Treviso; 65 euro a Potenza; 79 euro a Matera; 82 euro a Cosenza; 88 euro a Nuoro.

Per la UIL ogni riduzione del carico fiscale a carico delle famiglie è la ben venuta, commenta Loy,  però, per non incorrere negli errori del passato, sarebbe saggio e opportuno, che contestualmente all'abolizione della TASI, Renzi straccasse 8 mila assegni intestati ai Comuni, con copertura certa, dall'importo complessivo di 4,6 miliardi di euro.

Infatti, a tanto ammonta il gettito per i Comuni derivante dalla TASI, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casa e  il resto, 800 milioni, per gli altri immobili.

Tanto per fare qualche esempio concreto l'assegno per la Città di Roma dovrà ammontare e 524 milioni di euro; per Milano 206 milioni di euro; per Torino 115 milioni di euro; per Genova 74 milioni di euro; Napoli 63 milioni di euro; Bologna 48 milioni di euro; Firenze 42 milioni di euro; Bari 41 milioni di euro; Venezia 34 milioni di euro; Cagliari 20 milioni di euro; Palermo 16 milioni di euro; Reggio Calabria 9 milioni di euro.

È vitale garantire la totale copertura finanziaria per evitare che si ripeta ciò che gli Italiani hanno vissuto in questi anni e, cioè,  che si cambi il nome ma non la sostanza (ISI, ICI, IMU, TRASI, TUC, IUC, TASI) oppure che i Comuni (consenzienti o inconsapevoli) aumentino, per bilanciare le minori entrate, altre imposte e tasse locali a iniziare dell'IRPEF Comunale (che pesa soprattutto sui lavoratori e pensionati), oppure taglino servizi essenziali per i cittadini.

Ultimo, ma non secondario: prima di parlare di abbassare altre tasse, il Governo si preoccupi di trovare, subito, le  coperture per 12,6 miliardi di euro per l'anno prossimo al fine di evitare gli aumenti dell'IVA e delle Accise che peserebbero molto e di più dell'abolizione della TASI, soprattutto per le famiglie a basso reddito.

Roma, 20 Luglio 2015

 

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"Ci hanno impedito di riappropriarci del passato, non tollereremo compromessi per riappropriarci del nostro futuro." Con queste parole il Segretario Generale della UILPA, Nicola Turco, commenta la decisione della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti nel pubblico impiego.

"Il giudizio di ieri della Consulta conferma le preoccupazioni che avevamo espresso nei giorni scorsi, le ragioni della politica hanno prevalso su quelle del diritto." Lo afferma in una nota il Segretario Generale della UILPA, Nicola Turco, il quale aggiunge: "La Corte Costituzionale ha ceduto ai pesanti condizionamenti esercitati dal Governo attraverso il ricorso alle quantificazioni allarmistiche del costo di una eventuale sentenza favorevole, operate dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'Avvocatura generale. In particolare, la memoria predisposta da quest'ultima ha evidentemente giocato un ruolo fondamentale nella partita sui contratti, fornendo una sponda di non poco conto nella formulazione del giudizio della Corte Costituzionale".

Prosegue Turco: "Un giudizio pesante, che induce a riflettere sulle "nuove" metodologie utilizzate nelle verifiche di costituzionalità, che hanno assunto i tratti di meri adempimenti formali, nei quali le lesioni dei diritti fondamentali vanno contemperate con le esigenze della politica. Il giudizio formulato dalla Corte Costituzionale mette una pietra tombale sul passato ma garantisce l'esigibilità del diritto al rinnovo economico del contratto. La politica ha condizionato l'esito della partita ma la molteplicità dei ricorsi pendenti e promossi da tutte le organizzazioni sindacali unitamente alle nostre numerose azioni di mobilitazione hanno comunque prodotto un risultato positivo per il futuro."

"Il silenzio del Governo su un verdetto di tale importanza ci lascia perplessi e nel contempo preoccupati", incalza il Segretario Generale della UILPA "ma, se qualcuno pensa di poter declinare gli effetti della sentenza in modo da ridurne la portata, sappia già da ora che noi non glielo consentiremo! Siamo stufi di questi atteggiamenti rancorosi e irrispettosi nei confronti di coloro che sono al servizio esclusivo del Paese e, come servitori dello Stato, riteniamo oltremodo offensive e lesive della nostra dignità personale e professionale talune manifestazioni mediatiche che denotano una palese ignoranza rispetto alle norme che regolano il nostro ordinamento. Il sondaggio di opinioni sul giudizio della Consulta, comparso oggi su una testata giornalistica nazionale, nella sua presunzione di metterne in discussione la fondatezza, impone una profonda riflessione sulla levatura della cultura "costituzionale" di questo Paese! Analogamente sconcertano commenti che accusano la sentenza di contenere un messaggio che non è buono per il nostro vivere civile....."

"Ora", conclude Turco, "ci aspettiamo il rispetto, tempestivo, dell'impegno per il futuro, inteso non come adempimento formale ma come giusto adeguamento della retribuzione. Il Governo segua le indicazioni della Consulta e riapra la contrattazione!".

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La Consultaha deciso: il blocco dei contratti nel pubblico impiego è illegittimo. Il Governo, dunque, ci convochi immediatamente per rinnovare i contratti di tutti i lavoratori del settore: non c'è da aspettare un minuto in più degli anni che abbiamo già perso. Certamente il nostro Presidente del Consiglio e la ministra Madia saranno pronti a rispettare la sentenza e a procedere conseguentemente: se così non fosse, saremmo di fronte a un atto gravissimo contro il quale non resteremmo a braccia conserte. Abbiamo sempre detto che il 2015 deve essere l'anno dei contratti: ora ci sono tutte le condizioni perché questa nostra rivendicazione e questo nostro impegno vengano rispettati.Infine, il fatto che il blocco non sia stato considerato illegittimo per il passato non ci impedisce di rivendicare il "maltolto" in sede di trattativa sindacale. E' un diritto che vogliamo e dobbiamo esercitare, nelle forme e nei modi che potranno scaturire dal confronto, per restituire ai lavoratori del pubblico impiego il potere d'acquisto perduto in questi anni.

Roma, 24 giugno 2015

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Destinare risorse oltre che ai lavoratori dipendenti anche a pensionati e incapienti

Il cosiddetto "tesoretto" dovrebbe essere più cospicuo di quanto si è parlato: facendo i conti, saremmo a oltre 2,5 miliardi di euro.

Rispetto al precedente anno, infatti, è stato recuperato 1 miliardo in più dall'evasione fiscale, cifra che può essere aggiunta al miliardo e 600milioni di cui si discute in questi giorni.

Ci sono, dunque, le condizioni per ridurre le tasse oltre che ai lavoratori dipendenti anche ai pensionati e agli incapienti e, inoltre, ci sono le risorse per sbloccare i contratti dei lavoratori del pubblico impiego i cui stipendi sono fermi ormai da sei anni.

Il Governo non ha più alibi: se non procederà in tal senso, sarà evidente che tratta i pensionati e i dipendenti pubblici come cittadini di serie B.

Roma, 12 aprile 2015

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VERSIONE INTEGRALE DELLA LETTERA A REPUBBLICA

BARBAGALLO: RIDUZIONE DELLE TASSE E RINNOVO CONTRATTI, UNA VITTORIA DEL SINDACATO

L'articolo di Mania, pubblicato lo scorso 4 aprile, suggerisce alcune riflessioni. Il giornalista sostiene che nella cosiddetta sfida degli 80 euro tra Sindacati e Governo, quest'ultimo sarebbe uscito vincente. Egli dice: il risultato ottenuto con le trattative del commercio e dei bancari è da considerare "a regime", la concessione del governo è avvenuta in un'unica soluzione.Aritmeticamente, nulla da eccepire. Interpretare tutto ciò come una sconfitta del Sindacato, però, è un errore di analisi prospettico. Sono 15 anni che rivendichiamo una riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati e se finalmente un Governo, seppur parzialmente, ha realizzato questa richiesta, non importa il perché l'abbia fatto, conta solo che l'abbia fatto.

C'è davvero una sfida su questo terreno? Magnifico, è proprio ciò che vogliamo: l'Esecutivo, allora, ci superi e riduca le tasse anche quest'anno, e anche per i pensionati, di 90 euro. Saremmo, così, felicissimi di essere stati nuovamente sconfitti! In realtà, se ciò accadesse, vinceremmo tutti, altrimenti sarebbe solo lui il perdente.

Ai più sfugge un particolare: nella sua eccezionale capacità adattiva, il Sindacato ha mutato tattica e, seppur mediaticamente relegato in un angolo dall'arroganza dell'uomo solo al comando, prosegue il suo impegno a difesa dei propri rappresentati. Lo fa - mi si passi la metafora - giocando più a scacchi che lottando sul ring.

Tuttavia, le due arti sportive non si escludono a vicenda e lo dimostreremo presto. Ci sono imprenditori o associazioni imprenditoriali che non vogliono rinnovare i contratti? Scherzano col fuoco: gli faremo sciopero nelle realtà in cui realizzano profitti. E questo ragionamento, fatte le debite proporzioni, vale anche per il Governo, il peggior datore di lavoro, che da sei anni tiene bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici.

Un'ultima notazione. Ho detto che il 2015 deve essere l'anno dei contratti: ci stiamo riuscendo e anche unitariamente. Basterebbe già questo a cantar vittoria per i lavoratori, per l'economia del Paese, per i Sindacati. Ma abbiamo appena iniziato.

Carmelo Barbagallo
Segretario generale Uil

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Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil

È ora di finirla con questo ripetuto atteggiamento autoreferenziale del Governo e poi accusare gli altri interlocutori di non collaborare e chiedere sempre con chi stanno. Se si vuole collaborazione, si deve dialogare e confrontarsi anche con le posizioni altrui. Come Uil, abbiamo sempre sostenuto che le riforme senza la partecipazione sono destinate a fallire.

Il Sottosegretario alla Funzione Pubblica, Rughetti, in un'intervista sostiene che i sindacati: "Hanno preferito tentare di bloccare l'attuazione della legge piuttosto che trovare soluzioni. Noi andiamo avanti nell'interesse dei cittadini, loro decidano da che parte stare".

Ebbene il Sottosegretario non può fare accuse generiche. Dica quando e in che modo il sindacato avrebbe avuto questa posizione. E soprattutto lo circostanzi.

Non è vero che il sindacato ha preferito bloccare la riforma sulle province, infatti, il sindacato aveva firmato un protocollo d'intesa con l'allora Ministro Del Rio e con il Ministero della funzione pubblica condividendo i rischi di una modifica senza partecipazione dei diversi interlocutori istituzionali e sociali. Protocollo che serviva a rendere tutto il passaggio delle funzioni, la gestione del personale e il ridisegno dello Stato attraverso Osservatori a livello nazionale e regionali dove le parti si confrontavano. Da quel momento solo silenzio, non sono mai stati aperti tali organismi e non si è potuto discutere della problematica in modo sufficiente e costruttivamente e non certo per colpa del sindacato, che anzi continua a chiedere di insediare tavoli di confronti a tutti i livelli.

Sulla valutazione del Sottosegretario tesa a chiedere da che parte stia il sindacato, possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che stiamo dalla parte dei cittadini e dalla parte dei lavoratori. Stiamo con i cittadini, perché le funzioni che svolgevano in passato le province, oggi, non si sa chi le deve svolgere, con grave nocumento per i servizi. Stiamo con il personale delle province perché esso è in un limbo, non sapendo dove si deve allocare e neppure chi lo deve pagare, perché non si conoscono ancora quali funzioni restano alle province e quali devono passare ad altri organi dello Stato.

La verità è che si è fatta una riforma senza un confronto con le istituzioni e con le rappresentanze sociali e, adesso, quando emergono difficoltà, si tenta di scaricare le responsabilità su altri soggetti. Un po' di autocritica andrebbe fatta da parte del Governo.

Roma 1.4.2015

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