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Si è conclusa, al Ciocco, la due giorni seminariale dell´Esecutivo nazionale della Uil. Un momento di discussione e di analisi sulle linee guida dell´azione sindacale per i prossimi mesi, anche alla luce di un confronto informale con alcuni economisti e sociologi. Ha dato il proprio contributo al dibattito, tra gli altri, anche il professor Domenico De Masi.

«Abbiamo molto riflettuto - ha dichiarato il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo - sul futuro del lavoro nel nostro Paese e sul ruolo del Sindacato nell'attuale scenario politico ed economico. L´impegno della Uil sarà, come sempre, per valorizzare il lavoro, rivalutare le pensioni, creare le condizioni di prospettive occupazionali per i giovani. Questo è ciò che chiederemo al nuovo Governo, il cui operato valuteremo sulla base della capacità di raggiungere quegli obiettivi. Se, dunque, non avremo risposte alle rivendicazioni contenute nella piattaforma unitaria - ha concluso Barbagallo - daremo continuità alla nostra mobilitazione».

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L'Esecutivo nazionale della Uil si è riunito oggi a Roma per una valutazione complessiva sul confronto in corso con il Governo che, dopo una prima fase al Ministero del lavoro, si sta svolgendo ora alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

L'Esecutivo apprezza il lavoro condotto unitariamente dalla delegazione alla trattativa che, con la sua azione sindacale, è riuscita a ottenere dal Governo alcuni avanzamenti. Da questo punto di vista, sono da segnalare: l'estensione ad altre quattro categorie della qualifica di attività gravose; la modifica delle modalità di misurazione delle variazioni dell'aspettativa di vita; l'equiparazione tra pubblico e privato per la tassazione incentivante relativa alla previdenza complementare; l'istituzione di due commissioni tecnico-scientifiche, con la presenza delle parti sociali, per l'individuazione di ulteriori attività gravose e per la separazione della previdenza dall'assistenza; la possibilità di riutilizzare sempre a fini previdenziali le risorse risparmiate nell'ambito di questo stesso capitolo; e, infine, l'innalzamento della soglia del Fondo di Integrazione salariale.

Tuttavia, l'Esecutivo nazionale della Uil, pur apprezzando questi primi risultati, li giudica ancora insufficienti per esprimere un giudizio compiuto e chiede, quindi, che siano accolte le ulteriori rivendicazioni espresse al tavolo della trattativa. A tal fine, l'Esecutivo della Uil ritiene che sia stata opportuna la scelta, condivisa unitariamente, di prolungare il tempo del confronto e di chiedere la presentazione di un testo scritto che permetta una valutazione analitica delle proposte del Governo.

In particolare, la Uil ritiene che siano necessari: interventi per le future pensioni dei giovani soggetti a lavori discontinui e per la valorizzazione del lavoro di cura, svolto soprattutto dalle donne; la proroga dell'Ape sociale al 2019, oltre all'ampliamento delle categorie dell'Ape sociale per il 2018; l'estensione del blocco del meccanismo dell'aspettativa di vita anche ai requisiti per la pensione di anzianità; l'impegno esplicito a che gli esiti del lavoro delle due Commissioni siano tradotti in un provvedimento; ulteriori interventi a sostegno della previdenza complementare; e, infine, un meccanismo di adeguamento delle pensioni in essere che tenga anche conto di una diversa e più coerente composizione del paniere di riferimento, oltre al recupero del montante.

Alla luce di questo quadro, l'Esecutivo nazionale della Uil dà mandato alla delegazione alla trattativa di valutare se le risposte che il Governo presenterà nel prossimo incontro, già fissato per sabato 18 novembre, possano essere giudicate sufficienti a esprimere un giudizio compiuto.

In caso contrario, la Uil proseguirà nella sua iniziativa, insieme a Cgil e Cisl, sia a livello istituzionale, nel confronto con le forze parlamentari, sia a livello di iniziative di mobilitazione territoriali e nazionali, a sostegno delle rivendicazioni sindacali unitarie.

Roma, 14 novembre 2017

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VERSIONE INTEGRALE DELLA LETTERA A REPUBBLICA

BARBAGALLO: RIDUZIONE DELLE TASSE E RINNOVO CONTRATTI, UNA VITTORIA DEL SINDACATO

L'articolo di Mania, pubblicato lo scorso 4 aprile, suggerisce alcune riflessioni. Il giornalista sostiene che nella cosiddetta sfida degli 80 euro tra Sindacati e Governo, quest'ultimo sarebbe uscito vincente. Egli dice: il risultato ottenuto con le trattative del commercio e dei bancari è da considerare "a regime", la concessione del governo è avvenuta in un'unica soluzione.Aritmeticamente, nulla da eccepire. Interpretare tutto ciò come una sconfitta del Sindacato, però, è un errore di analisi prospettico. Sono 15 anni che rivendichiamo una riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati e se finalmente un Governo, seppur parzialmente, ha realizzato questa richiesta, non importa il perché l'abbia fatto, conta solo che l'abbia fatto.

C'è davvero una sfida su questo terreno? Magnifico, è proprio ciò che vogliamo: l'Esecutivo, allora, ci superi e riduca le tasse anche quest'anno, e anche per i pensionati, di 90 euro. Saremmo, così, felicissimi di essere stati nuovamente sconfitti! In realtà, se ciò accadesse, vinceremmo tutti, altrimenti sarebbe solo lui il perdente.

Ai più sfugge un particolare: nella sua eccezionale capacità adattiva, il Sindacato ha mutato tattica e, seppur mediaticamente relegato in un angolo dall'arroganza dell'uomo solo al comando, prosegue il suo impegno a difesa dei propri rappresentati. Lo fa - mi si passi la metafora - giocando più a scacchi che lottando sul ring.

Tuttavia, le due arti sportive non si escludono a vicenda e lo dimostreremo presto. Ci sono imprenditori o associazioni imprenditoriali che non vogliono rinnovare i contratti? Scherzano col fuoco: gli faremo sciopero nelle realtà in cui realizzano profitti. E questo ragionamento, fatte le debite proporzioni, vale anche per il Governo, il peggior datore di lavoro, che da sei anni tiene bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici.

Un'ultima notazione. Ho detto che il 2015 deve essere l'anno dei contratti: ci stiamo riuscendo e anche unitariamente. Basterebbe già questo a cantar vittoria per i lavoratori, per l'economia del Paese, per i Sindacati. Ma abbiamo appena iniziato.

Carmelo Barbagallo
Segretario generale Uil

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Venerdì, 05 Settembre 2014 10:28

Polizia: blocchi retributivi, si va verso lo sciopero

Sindacati e Cocer Comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico: sarà sciopero.

Quando abbiamo scelto di servire il Paese, per garantire Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico eravamo consci di aver intrapreso una missione votata alla totale dedizione alla Patria e ai suoi cittadini con condizioni difficili per mancanza di mezzi e di risorse. Quello che certamente non credevamo è che chi è stato onorato dal popolo italiano a rappresentare le Istituzioni democratiche ai massimi livelli, non avesse nemmeno la riconoscenza per coloro che, per poco più di 1300 euro al mese, sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese.

Nonostante i sacrifici e i maltrattamenti sinora ricevuti, le donne e gli uomini in uniforme hanno continuato a servire i Cittadini italiani e le Istituzioni democratiche convinti che il Governo, anche in relazione ai continui impegni assunti formalmente con documenti ufficiali e con dichiarazioni sia dei Ministri che dei Capi dei singoli Corpi e Dipartimenti, avrebbe loro riconosciuto quanto negato negli ultimi quattro anni con il blocco del tetto salariale che, invece era dovuto.

È quanto affermano in una nota congiunta i Sindacati e il Cocer Interforze dopo una riunione tenutasi questa mattina per fare il punto della situazione dopo le dichiarazione del Ministro Madia.

Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, sottolineano i Sindacati e il Cocer siamo costretti, verificata la totale chiusura del Governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro Paese, atteso le numerose richieste di incontro rivolte al Presidente del Consiglio, ad oggi inascoltate, a dichiarare lo sciopero generale di questi comparti atteso che anche i Capi dei singoli Corpi e Dipartimenti e i relativi Ministri hanno girato le spalle al proprio personale.

Per questo motivo, e nello spirito di servizio e di totale abnegazione per continuare a garantire la difesa, la sicurezza e il soccorso pubblico al nostro Paese, qualora nella legge di stabilità sia previsto il rinnovo del blocco del tetto salariale, chiederemo le dimissioni di tutti i Capi dei vari Corpi e Dipartimenti, civili e militari, e dei relativi Ministri poiché non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l'abnegazione del proprio personale.

La frattura che si creerebbe in tale scenario sarebbe insanabile; per questo diciamo che in tale ipotesi, o restano loro oppure tutti quelli chi si sacrificano, ogni giorno e in ogni angolo del Paese e dell'intero mondo per garantire sicurezza e difesa.

Per sostenere la difesa, il soccorso pubblico e la sicurezza del nostro Paese, concludono Sindacati e Cocer, in vista dello sciopero generale, che si terrà entro la fine di settembre, qualora dovesse essere rinnovato il blocco del tetto delle retribuzioni, attueremo, sin da subito, oltre ad una capillare informazione e sensibilizzazione della società civile sui rischi che corre, azioni di protesta su tutti i territori con la denuncia di tutte le disfunzioni, le esposizioni al rischio, sinora accettate nell'interesse supremo del servizio, nonché le scorte e i privilegi che la casta continua a preservare e che, nonostante i roboanti annunci sinora fatti dal

Governo, ad oggi non sono stati né eliminati né ridotti preferendo, per far quadrare i conti, di penalizzare gli unici soliti noti contribuenti del nostro Paese, i dipendenti pubblici e i pensionati.

Insieme alla protesta informeremo i cittadini dell'importanza vitale del nostro servizio e della specificità che contiene portandoci, quotidianamente ad esporci sino al rischio della vita.

Roma, 4 settembre 2014

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