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Lunedì, 23 Aprile 2018 10:15

Rinnovato il contratto nazionale della scuola

Flc Cgil -Cisl Scuola Fsur - Uil Scuola Rua  --- Finalmente, dopo 8 anni, il contratto nazionale ritorna ad essere centrale nella regolamentazione delle relazioni sindacali e dei rapporti di lavoro. Vengono superati gli aspetti più invasivi e deleteri della "legge Brunetta" e della legge 107. Attraverso la contrattazione nei luoghi di lavoro sarà stabilito l'utilizzo di tutte le risorse del salario accessorio, ivi comprese le risorse destinate alla valorizzazione professionale come ad esempio il bonus, riconoscendo così pienamente la disciplina per via negoziale del rapporto di lavoro nei suoi aspetti retributivi.Questo contratto riporta alla normalità modi e tempi delle relazioni sindacali; ora si dovrà dar seguito, in tempi brevi, alle sequenze contrattuali sui problemi rimasti aperti riguardanti l'ordinamento professionale, i sistemi di classificazione professionale, le carriere, i profili Ata, le sanzioni disciplinari dei docenti.

Ma soprattutto andrà avviata a breve la trattativa del nuovo Contratto 2019-21 per il quale la FLC CGIL, Cisl FSUR e Uil Scuola Rua chiederanno da subito al futuro governo di stanziare le risorse necessarie a partire dalla prossima legge di bilancio.

Questo contratto rappresenta un passo importante, fondamentale, per ridare certezze e dignità a più di un milione di lavoratrici e lavoratori che operano nelle scuole, nelle università, negli enti di ricerca e nell'AFAM che, al pari degli altri lavoratori pubblici, sono stati ingiustamente penalizzati in questi anni.

Si consegna alle Rappresentanze Sindacali Unitarie, le cui elezioni si stanno svolgendo proprio in queste ore, l'opportunità di un forte protagonismo nella contrattazione.

Adesso le amministrazioni procedano subito alla liquidazione degli arretrati e all'adeguamento degli stipendi attesi da oltre 1,2 milione di lavoratori.

Noi proseguiremo la nostra azione puntando sul protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori e sulle RSU che coinvolgeremo in ogni passaggio dell'attuazione delle sequenze contrattuali e sulla piattaforma del CCNL 2019-2021.

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Giovedì, 22 Marzo 2018 09:27

Mobilità scuola: firmato il contratto

Alla firma del Ministro l'ordinanza: nessun blocco triennale
Il termine  per la presentazione delle domande:

Personale docente: dal 3 al  26 aprile Personale educativo: dal 3  al 28 maggio Personale ATA: dal 23 aprile al 14 maggio

Dopo la sigla dell'ipotesi di contratto integrativo di fine dicembre, questa mattina i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e, per il Miur, il Direttore generale M. Novelli, hanno stipulato, rendendolo definitivo, il contratto sulla mobilità per l'anno scolastico 2018/19.

Si tratta di una proroga del contratto dello scorso anno per cui le regole sono le stesse ed avranno validità per l'anno scolastico 2018/19.

L'Ordinanza Ministeriale è, alla firma del Ministro e dovrebbe essere emanata nei prossimi giorni.

Il contratto stipulato oggi, essendo identico a quello precedente non prevede alcun blocco.

Questa mattina su alcuni siti specializzati è apparsa la notizia (chiaramente falsa) che con questa domanda di mobilità, nel caso si ottenga la titolarità di scuola sulla base di domanda volontaria, il personale docente correrebbe il rischio di restare bloccato per tre anni. Nulla di più sbagliato.

Le eventuali nuove regole saranno oggetto di apposito contratto decentrato per regolamentare la mobilità per il prossimo triennio 2019-2022 e la validità dei singoli movimenti annuali a partire dall'anno scolastico 1019/2020.

Infatti,  il Contratto Collettivo Nazionale  di Lavoro sottoscritto il 9 febbraio 2018, dispiegherà le sue potenzialità dal momento della stipula e comunque per la mobilità ci vorrà un apposito nuovo Contratto Integrativo nazionale che definirà regole in funzione e in coerenza  con il CCNL che garantisce continuità didattica per gli alunni, nel caso il docente a domanda è assegnato su una scuola da lui scelta  e la possibilità di movimenti annuali per  docenti ed ATA che vorranno fare scelte di natura territoriale e non di singola scuola. Comunque,  se ne parlerà il prossimo anno .

Pertanto, il personale docente che nella mobilità verrà soddisfatto in una delle 5 preferenze di scuola esprimibili potrà presentare domanda e muoversi liberamente anche nella procedura di mobilità del prossimo anno scolastico.

Rimane quindi confermata la scelta delle scuole il cui ottenimento non pregiudica il trasferimento per l'anno scolastico 2019/20.

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L'aumento medio sullo stipendio sarà di 85 euro lordi mensili da suddividere in tre annualità e saranno in parte ridefiniti i carichi di lavoro di docenti e Ata. I fondi del merito non saranno più distribuiti dai dirigenti scolastici ma saranno in parte contrattati a livello di istituzione scolastica e in parte andranno a finire nello stipendio tabellare. Restano i 500 euro per la formazione degli insegnanti all'interno del borsellino elettronico per l'acquisto di computer, tablet e corsi di formazione.

Ecco cosa prevede in sintesi il nuovo contratto scuola

Utilizzata quota parte del merito per gli aumenti contrattuali. La restante parte sarà oggetto di contrattazione di istituto.

Nessun aumento dell'orario di servizio.

Ferie e permessi sono rimasti uguali sia per i docenti che per gli ATA.

Aumenti contrattuali da un minimo  di 81 a un massimo di 111 euro

Sanzioni discipinari rinviati a successiva sequenza contrattuale.

Possibilità di mobilità annuale se non trasferiti su scuola.

Contratto scuola, la nota dei sindacati

Firmato all'ARAN oggi, 9 febbraio, il primo contratto nazionale di lavoro del nuovo comparto Istruzione e Ricerca. Un milione e duecentomila tra docenti, personale ata, ricercatori, tecnologi, tecnici, amministrativi hanno finalmente riconquistato uno strumento forte di tutela delle proprie condizioni di lavoro, dopo anni di blocco delle retribuzioni e di riduzione degli spazi di partecipazione e di contrattazione.
Gli aumenti salariali sono in linea con quanto stabilito dalle confederazioni con l'accordo del 30 novembre 2016 e vanno, per la scuola, da un minimo di 80,40 a un massimo di 110,70 euro; pienamente salvaguardato per le fasce retributive più basse il bonus fiscale di 80 euro.
Nessun aumento di carichi e orari di lavoro, nessun arretramento per quanto riguarda le tutele e i diritti nella parte normativa, nella quale al contrario si introducono nuove opportunità di accedere a permessi retribuiti per motivi personali e familiari o previsti da particolari disposizioni di legge.
Il contratto segna una svolta significativa sul terreno delle relazioni sindacali, riportando alla contrattazione materie importanti come la formazione e le risorse destinate alla valorizzazione professionale. Rafforzati tutti i livelli di contrattazione, a partire dai luoghi di lavoro, valorizzando in tal modo il ruolo delle RSU nell'imminenza del loro rinnovo.
Tra le altre novità di rilievo il diritto alla disconnessione, a tutela della dignità del lavoro, messo al riparo dall'invasività delle comunicazioni affidate alle nuove tecnologie.
Per quanto riguarda il personale docente della scuola, si è ottenuto di rinviare a una specifica sequenza contrattuale la definizione del codice disciplinare con l'obiettivo di una piena garanzia di tutela della libertà di insegnamento. Riportando alla contrattazione le risorse finalizzate alla valorizzazione professionale, ripristinando la titolarità di scuola, assumendo in modo esplicito un'identità di scuola come comunità educante si rafforza un modello che ne valorizza fortemente la dimensione partecipativa e la collegialità.
Questo contratto, la cui vigenza triennale 2016-18 si concluderà con l'anno in corso, assume forte valenza anche nella prospettiva del successivo rinnovo di cui vengono poste le basi e dell'impegno che comunque andrà ripreso anche nei confronti del nuovo Parlamento e del nuovo Governo, per rivendicare una politica di forte investimento nei settori dell'istruzione e della ricerca. Si chiude cosi una lunga fase connotata da interventi unilaterali, aprendone una nuova di riconosciuto valore al dialogo sociale.

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Venerdì, 05 Gennaio 2018 10:41

UIl scuola: sul contratto ancora non ci siamo

Risposte deludenti e parziali. Prossimo incontro l'11 mattina.
Abbiamo ricevuto risposte deludenti e parziali su relazioni sindacali e aumenti retributivi – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, dopo l'incontro di questa mattina all'Aran.

Ci sono troppe rigidità per un settore che invece ha bisogno di flessibilità e di misure specifiche.

E' proprio su questo punto che abbiamo chiesto, e ottenuto,  un calendario di incontri sulle specifiche sezioni (scuola, università , ricerca e Afam).

In merito ai tempi, l'orientamento è quello di una trattativa da svolgere in maniera rapida.
Per poterlo fare servono delle pre-condizioni che al momento non ci sono.

Insisteremo per chiedere un contratto che non sia in contrasto con i principi costituzionali omologandolo con quello delle 'Funzioni centrali' (Statali).

La normativa è obbiettivamente complessa ma con le rigidità da ambo le parti non si risolvono i problemi. Abbiamo dimostrato ampia disponibilità ci aspettiamo risposte coerenti per portare a  termine il negoziato.

Nell'articolato che l'Aran starebbe predisponendo restano da risolvere le questioni legate a:

-          riequilibrio nei rapporti tra dirigente scolastico e organi collegiali, salvaguardando  l'autonomia di questi.

-          La modifica delle norme di legge (107 e Brunetta) nella direzione della specificità della scuola, superando la sindrome impiegatizia e le rigidità burocratiche.

-          Nella stessa ottica vanno viste le sanzioni per il personale della scuola che vanno riviste

-          Resta sempre sullo sfondo l'esigenza di garantire gli 85 euro medi procapite di comparto previsti dall'accordo del 30 novembre.

Prossimo incontro – per la scuola - è fissato per l'11 gennaio alle 9.30

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Superato il blocco, tutelato il personale

Turi: un contratto intriso di forte solidarietà. Importante aver superato con il negoziato le rigidità della legge.

la scheda di sintesi con le novità rilevanti del contrattoil contrattola dichiarazione a verbale

IN SINTESI

Uno dei principali nodi da sciogliere riguardava il blocco triennale di permanenza nella provincia di assunzione in ruolo, blocco che è stato derogato per cui tutti i docenti, ricorrendone le condizioni, possono chiedere l'assegnazione interprovinciale.

Un altro nodo da sciogliere riguardava il divieto posto dal Miur per coloro i quali ottengono trasferimento interprovinciale, ma anche questo è stato sciolto, sebbene con alcune eccezioni.

L'assegnazione provvisoria interprovinciale, come prevede l'articolo 7 dell'Ipotesi di Contratto, può essere richiesta da:

§  chi ha presentato domanda di mobilità e non l'ha ottenuta;

§  chi non ha presentato domanda di mobilità per la provincia per la quale ricorra uno dei motivi di ricongiungimento (per l'assegnazione);

§  chi, nelle operazioni di mobilità, è stato soddisfatto in una provincia diversa da quella per la quale ricorrono i motivi di ricongiungimento;

§  chi, nelle operazioni di mobilità, è stato soddisfatto in una provincia diversa da quella per la quale aveva richiesto di usufruire delle precedenze previste dall'art 13 del CCNI dell'11 aprile 2017 (in tal caso la richiesta può avvenire solo per la provincia in cui non si è stati soddisfatti).

L'assegnazione provvisoria può, inoltre, essere richiesta, da quei docenti già soddisfatti nelle operazioni di mobilità, nel caso in cui siano sopravvenuti, dopo il termine di scadenza delle domande di trasferimento, i motivi di ricongiungimento.

In sintesi, possono presentare domanda di assegnazione coloro i quali: non hanno presentato domanda di mobilità; non hanno ottenuto il trasferimento o l'hanno ottenuto in una provincia diversa da quella in cui sussistono le condizioni per il ricongiungimento o per usufruire delle suddette precedenze.

Alla luce di quanto suddetto, i docenti, che hanno ottenuto il trasferimento nella medesima provincia in cui è possibile chiedere l'assegnazione provvisoria, non possono presentare domanda interprovinciale. Ad esempio: non posso presentare domanda di assegnazione provvisoria, se ho ottenuto il trasferimento in provincia di Agrigento (Ambito 1), ove sussistono le condizioni per il ricongiungimento in quanto il mio coniuge risiede in tale provincia, sebbene in un comune appartenente ad un altro ambito (Ambito 3).

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Nei giorni 8 e 9 giugno è proseguito il confronto tra i rappresentanti del Miur e le organizzazioni sindacali per definire il CCNI relativo alle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del personale docente, educativo ed Ata, per l'anno scolastico 2016/17.
Per la Uil scuola hanno partecipato Proietti, Lacchei e D'Aprile.

Sono stati presi in esame i primi sei articoli del personale docente, compreso il 6 bis relativo al personale dei licei musicali, più gli articoli relativi al personale Ata.
Resta da definire ulteriormente l'art. 7 relativo alle assegnazioni provvisorie del personale docente.
L'articolato ricalca sostanzialmente quello dello scorso anno, con alcuni aggiustamenti.
er i Licei musicali viene meglio definito il comma 11 relativo alle conferme.
La Uil Scuola ha proposto che le assegnazioni provvisorie debbano essere effettuate su scuola e non su ambito territoriale.

La Uil , ha richiamato il Miur ad onorare l'impegno preso al momento della sottoscrizione del contratto sulla mobilità prevedendo:
a) La tutela del personale docente nominato in ruolo nella fase B da concorso, ampliando la possibilità di scelta con la possibilità per detto personale di richiedere l'assegnazione provvisoria su tutta la regione nella quale ha espletato le procedure concorsuali.


b) In virtù del piano straordinario di mobilità previsto dalla Legge 107/15, ha chiesto, inoltre, di prevedere una deroga per consentire al personale docente di sostegno di partecipare alle procedure di mobilità annuale interprovinciale senza alcun vincolo.


Il confronto si dovrebbe concludere martedì 14 giugno con la firma del contratto

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TURI: PESANTI LE CONSEGUENZE SULLE PERSONE. I PROBLEMI POLITICI RESTANO TUTTI


Garantire a tutto il personale  equità e parità di trattamento: è questa la condizione che la Uil scuola ha posto come indispensabile per la sottoscrizione dell'accordo per la mobilità nel corso della trattativa in atto al ministero.

Quel che registriamo è una condivisione generale  sulla mobilità provinciale, quella della prima e seconda fase – chiarisce il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – restano invece tutte le obiezioni e gli ostacoli per la firma di un accordo che tende a mantenere ed ampliare gli elementi di disparità di trattamento del personale interessato.

Una trattativa delicata e importante nella quale la Uil ha assunto una posizione chiara – spiega Pino Turi -al centro delle scelte ci devono essere sempre le persone.

Il nostro impegno ha portato il ministero a ipotizzare una deroga alla legge per la fase provinciale.
Un risultato non scontato ma prevedibile perché nasconde una delle difficoltà  di attuazione delle 107.

La legge, infatti, contiene una contraddizione macroscopica – spiega Turi - perché prevede per la mobilità una doppia posizione giuridica.
Concretamente si può avere il caso che gli ultimi assunti  (fase 0- A) restano titolari di sede e i docenti assunti prima,  magari soprannumerari, vanno negli ambiti .

E' talmente evidente che una simile situazione  va contro ogni principio di equità che – continua Turi - sarebbe semplice fare valere politicamente o davanti ad un qualunque tribunale. Talmente palese che il ministero si è dichiarato d'accordo.

Il punto che resta da risolvere è quello della mobilità di terza fase, quella tra province diverse.
La proposta della Uil è chiara: tutto il personale interessato deve poter scegliere la scuola di titolarità, in deroga ad ogni vincolo derivante da vecchie e nuove normative che non sono coerenti con la singolarità di questa fase di mobilità, prevista dalla stessa Legge 107/15.

Su questo punto che riguarda tutto il personale, che deve rispondere ad una situazione straordinaria con misure di equità e tutela per tutti, la trattativa è giunta ad un punto di stallo.

Per noi – ribadisce Pino Turi – restano  tutti i motivi di indisponibilità  ad una firma  che dovrebbe avallare un'ulteriore iniquità. E questa volta introdotta per contratto?

A questo punto, la decisione deve essere politica. Noi abbiamo dato un quadro di riferimento preciso e delineato le possibili soluzioni. Ora spetta al ministero decidere se e come continuare il negoziato.

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TURI: PESANTI LE CONSEGUENZE SULLE PERSONE. I PROBLEMI POLITICI RESTANO TUTTI


Garantire a tutto il personale  equità e parità di trattamento: è questa la condizione che la Uil Scuola ha posto come indispensabile per la sottoscrizione dell'accordo per la mobilità nel corso della trattativa in atto al ministero.

Quel che registriamo è una condivisione generale  sulla mobilità provinciale, quella della prima e seconda fase – chiarisce il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – restano invece tutte le obiezioni e gli ostacoli per la firma di un accordo che tende a mantenere ed ampliare gli elementi di disparità di trattamento del personale interessato.

Una trattativa delicata e importante nella quale la Uil ha assunto una posizione chiara – spiega Pino Turi -al centro delle scelte ci devono essere sempre le persone.

Il nostro impegno ha portato il ministero a ipotizzare una deroga alla legge per la fase provinciale.
Un risultato non scontato ma prevedibile perché nasconde una delle difficoltà  di attuazione delle 107.

La legge, infatti, contiene una contraddizione macroscopica – spiega Turi - perché prevede per la mobilità una doppia posizione giuridica.
Concretamente si può avere il caso che gli ultimi assunti  (fase 0- A) restano titolari di sede e i docenti assunti prima,  magari soprannumerari, vanno negli ambiti .

E' talmente evidente che una simile situazione  va contro ogni principio di equità che – continua Turi - sarebbe semplice fare valere politicamente o davanti ad un qualunque tribunale. Talmente palese che il ministero si è dichiarato d'accordo.

Il punto che resta da risolvere è quello della mobilità di terza fase, quella tra province diverse.
La proposta della Uil è chiara: tutto il personale interessato deve poter scegliere la scuola di titolarità, in deroga ad ogni vincolo derivante da vecchie e nuove normative che non sono coerenti con la singolarità di questa fase di mobilità, prevista dalla stessa Legge 107/15.

Su questo punto che riguarda tutto il personale, che deve rispondere ad una situazione straordinaria con misure di equità e tutela per tutti, la trattativa è giunta ad un punto di stallo.

Per noi – ribadisce Pino Turi – restano  tutti i motivi di indisponibilità  ad una firma  che dovrebbe avallare un'ulteriore iniquità. E questa volta introdotta per contratto?

A questo punto, la decisione deve essere politica. Noi abbiamo dato un quadro di riferimento preciso e delineato le possibili soluzioni. Ora spetta al ministero decidere se e come continuare il negoziato.

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I temi della protesta del mondo della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu: dal 20 marzo grande mobilitazione per avere risultati concreti

Rinnovare il contratto di lavoro e dare risposte concrete alle migliaia di persone che oggi lavorano con contratti precari per assicurare organici funzionali alla scuola dell'autonomia, investire in formazione: ecco le ragioni della mobilitazione promossa da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu per le prossime settimane.

Le ipotesi che circolano sulle misure a cui il Governo sta lavorando prefigurano il taglio degli stipendi e dei diritti, mentre non danno ancora nessuna risposta alle attese di stabilizzazione del lavoro di decine di migliaia di precari.

Non vi è coerenza fra gli impegni presi e i provvedimenti che si stanno preparando.

Il contratto è scaduto da 6 anni. Nel frattempo il Governo congela gli  scatti di anzianità e si propone di introdurre un confuso e farraginoso sistema di premialità che prevede aumenti stipendiali solo nel 2019. In questo modo si costringerebbe il personale a porsi in una relazione di pericoloso antagonismo con i colleghi per ottenere benefici economici.

Su salario, carriere, orari, professionalità la sede di discussione e decisione dev'essere quella del rinnovo del contratto, da aprire immediatamente. Netta la nostra contrarietà al ritorno alla regolazione per legge del rapporto di lavoro, che deve continuare a essere disciplinato dal contratto per tutto il personale della scuola.

E' solo attraverso il contratto, e investendo risorse aggiuntive, che si può riconoscere adeguatamente il lavoro nella scuola, rivalutando gli stipendi in termini comparabili col resto d'Europa e valorizzando la professionalità del personale della scuola, sulla scia di quanto già prevede il CCNL vigente.

I provvedimenti in preparazione, inseguendo in modo velleitario un cambiamento a costo zero, rischiano di minare in modo serio la qualità della scuola.

Anche il sistema delineato per la valutazione dei docenti appare segnato da inaccettabili rigidità: si affida al dirigente un ruolo improprio, accentuandone le funzioni di controllo, del tutto fuori luogo in un campo, quello dell'azione pedagogico-didattica, in cui deve prevalere la dimensione della condivisione, della corresponsabilità, della cooperazione e collaborazione fra le diverse figure, per assicurare un'offerta formativa efficace e di qualità, attraverso il protagonismo dei docenti nella didattica e la valorizzazione delle funzioni di supporto organizzativo assicurate dal personale ATA.

A fronte di un coacervo di misure assai discutibili, per le quali non sussistono vere ragioni di necessità né di urgenza, la questione da assumere invece con assoluta priorità e con strumenti di immediata decisione è la  stabilizzazione dei precari docenti e Ata.  Non si può continuare con i contratti a tempo determinato, il cui abuso è già stato sanzionato dalla Corte di Giustizia europea.  Basta con la confusione e la demagogia sulla pelle dei precari! Sui loro diritti e sulle loro attese non si può giocare: il governo dia immediatamente le risposte dovute.

Lo stato di incertezza sul fronte delle assunzioni e le ipotesi di interventi sbagliati sulle retribuzioni stanno generando preoccupazione e tensioni. Il progetto del governo non ha i requisiti della vera innovazione, non investe risorse, non si fonda su un reale confronto, presuppone la condivisione ma poi non la pratica.

La scuola italiana ha bisogno di un significativo piano di investimenti che la riporti in linea con gli altri Paesi europei.

Il Governo apra allora subito il confronto con le organizzazioni sindacali su un progetto credibile di cambiamento della scuola italiana e sui contratti!

Su questa rivendicazione, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu avviano un percorso di mobilitazione articolato in una serie di iniziative:

·         dal 20 al 24 marzo azioni che coinvolgono le scuole  e i territori  a livello locale e regionale

·         il 25 marzo a Roma un incontro nazionaledi rappresentanti nelle scuole di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu, alla quale saranno invitati i rappresentanti dei gruppi parlamentari e dei partiti politici.

·         l'11 aprile una grande manifestazione nazionale del personale della scuola a Roma.

Dal 20 marzoall'11 aprile Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu proclamano l' astensione dalle attività aggiuntiveper la durata  di questa fase di mobilitazione.

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