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Siglato il tanto atteso accordo tra CGIL-CISL-UIL regionali, Regione Piemonte, FinPiemonte e Intesa San Paolo che semplifica e rende più rapide le procedure per ottenere l'anticipo degli ammortizzatori sociali. Si tratta di una notizia importantissima per migliaia di lavoratori e lavoratrici in attesa di risorse economiche per traguardare il difficile periodo di crisi amplificato dall'emergenza Covid – dichiarano i Segretari di CGIL CISL UIL del Piemonte Claudio Stacchini, Giovanni Baratta, Teresa Cianciotta – Un risultato arrivato però con tempi eccessivamente lunghi. E' dall'inizio di marzo che il Sindacato chiede alla Regione ed al Sistema Bancario di realizzare un accordo che assicuri l'anticipo dell'integrazione salariale a tutti i lavoratori in tempi rapidi. Ci sono voluti 2 mesi per raggiungere un accordo anche se solo con una importante banca piemontese. Tutto ciò non può ripetersi – specificano i sindacalisti – e nessuno provi a scaricare la responsabilità sui lavoratori della Regione e dell'INPS che ancora in queste ore, stanno sopperendo alle disfunzioni ed alle lungaggini burocratiche. I ritardi sono figli degli errori di chi aveva il compito di presentare le domande, della complessità della procedura informatica, della cattiva macchina organizzativa della stessa Regione che non si è dimostrata adeguata al volume di domande di Cassa in Deroga, Un "modello Piemonte" esisteva già, c'erano accordi in vigore con Banca Sella e Intesa SanPaolo per l'anticipo della CIGS – dicono i tre Segretari - e funzionavano bene, ma i tempi troppo lenti con cui si è mossa la Regione e l'indisponibilità dell'ABI a garantire a tutti i lavoratori il diritto alla gratuità ed all'anticipo, anche per chi non era correntista delle Banche aderenti, ha impedito di raggiungere un accordo per tutto il sistema bancario piemontese.

L'accordo, siglato tra CGIL CISL UIL, Regione Piemonte, FinPiemonte e Intesa San Paolo, semplifica e rende più rapide le procedure per ottenere l'anticipo degli ammortizzatori sociali. Garantisce la gratuità a tutti i correntisti e consente l'apertura di nuovi conti correnti per fruire dell'anticipo anche da parte dei lavoratori che non sono correntisti di Intesa San Paolo. Istituisce il fondo di garanzia regionale e indirizza il credito alle aziende, finalizzato alla salvaguardia dell'occupazione. Si tratta di "Un atto concreto dopo tanti annunci – affermano ancora Stacchini CGIL, Baratta CISL, Cianciotta UIL - che rappresenta una buona notizia per tutti coloro che aspettano il pagamento della cassa integrazione. Spiace comunque non aver potuto fare un accordo con l'Abi regionale a fronte di una precisa disponibilità della Regione e del Sindacato. L'auspicio è – concludono i sindacalisti – che altri importanti istituti seguano l'esempio odierno e si possa dare una visione del sistema bancario diversa da quella lenta e complessa di questi mesi, più vicina ai lavoratori e alle imprese.

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Vi inviamo in allegato copia del Decreto Interministeriale n° 1600075, relativo alla seconda tranche di riparto delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali in deroga per il 2016.

Le risorse complessivamente ripartite sono pari a € 162.828.217, comprensivi della quota del 5% che le singole Regioni potranno utilizzare in deroga al decreto n° 83473/2014 di riordino dei criteri di concessione degli ammortizzatori stessi.

Come potrete vedere dalla tabella il riparto delle risorse riguarda solo 12 Regioni e, se non desta perplessità l'assenza del Trentino o della Valle D'Aosta, appare singolare l'assenza di grandi realtà come la Lombardia, il Piemonte, la Liguria, la Sicilia e la Sardegna.

La spiegazione, secondo fonti ministeriali, è da attribuirsi alla mancata indicazione, da parte di queste Regioni, del fabbisogno necessario per soddisfare le esigenze del periodo rimante del 2016. Sarebbe opportuno che strutture interessate verifichino, con le Regioni sopracitate,  se questa motivazione è fondata.

Si ricorda inoltre che, il Ministero del Lavoro ( note n. 3223/2016 e n. 3763/2016)  ha specificato che i datori di lavoro che rientrano nel campo di applicazione della normativa relativa al Fondo di integrazione salariale possono scegliere di accedere, nei limiti temporali e finanziari previsti dalle rispettive normative, agli ammortizzatori sociali in deroga o alle prestazioni previste dal Fondo di integrazione salariale.

Proprio sul Fis (fondo integrazione salariale) è stata recentemente emanata una ulteriore e, speriamo definitiva, circolare dell'Inps che vi invieremo successivamente con una breve nota a corredo.

Un fraterno saluto.

Servizio politiche attive e passive del lavoro

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ECCO L'INTERVENTO DI GUGLIELMO LOY ALLA MANIFESTAZIONE ROMANA PER IL RIFINANZIAMENTO DELLA CIG IN DEROGA

"Oggi siamo qui per il lavoro. Il lavoro che è fatto di occupazione, possibilmente stabile, di formazione, di salario, di riqualificazione, ma è fatto anche di protezione sociale, perché nessuno ha la certezza che quel lavoro ci sarà per sempre e, se succede che un'azienda va in crisi, bisogna garantire una protezione sociale, un sussidio per chi in quel momento soffre, non per colpa sua, la crisi aziendale. Non c'è, quindi, alternativa, tra ammortizzatori sociali, cassa in deroga, mobilità in deroga e l'occupazione. E' un tutt'uno.

Un paese civile deve garantire tutto questo: più lavoro, più occupazione, più qualità del lavoro, meno precarietà, ma anche un sistema che protegga e tuteli le persone che sono in aziende che stanno in difficoltà. Questa non è assistenza, è modernità, è innovazione. Avere la garanzia che, durante la propria vita, si possa lavorare o che, se non si può lavorare, ci sia un sussidio, non ha niente a che fare con l'essere conservatori: è una cosa da paese civile. Noi dobbiamo garantire il salario, rinnovare i contratti, fare abbassare le tasse sul lavoro che sono ancora troppo alte, ma dobbiamo anche garantire un sistema che protegga il lavoro quando l'azienda va in difficola.

Ogni anno 4 milioni di persone in Italia ricevono aiuto dallo Stato. La crisi ha fatto moltiplicare questo numero. L'attuale sistema ha assicurato fino a oggi un livello decoroso, ma non è sicuro che sarà tale anche domani. Se 4 milioni di persone devono prendere un sussidio vuol dire che c'è un problema, innanzitutto, per loro e per le loro famiglie, ma c'è un problema anche per l'economia del Paese, perché se milioni di persone hanno pochi soldi, non spendono e non consumano.

E allora le cose devono cambiare, ma c'è qualcuno che le vuole fare cambiare in peggio e vuole ridurre questa protezione sociale, come se la crisi fosse passata, come se centinaia di aziende fossero tornate ad assumere le persone. Non è così. Quando piove ci si copre, si apre l'ombrello in attesa che riesca il sole. Non vogliamo arrivare al momento in cui uscirà il sole completamente bagnati: l'ombrello delle protezione sociale deve funzionare, deve coprirci dagli effetti della crisi. Noi vogliamo un sistema che non metta più le persone in mobilità, per anni, senza una prospettiva di lavoro, ma in questo momento, a quelle persone va garantito il sussidio.

Ci sono migliaia di persone in mobilità in deroga e non è possibile che questo strumento venga sostituito con il nulla: se non c'è una prospettiva di lavoro, questo strumento non è assistenza: è una questione di dignità e di civiltà per un paese normale.

Lo scorso mese in tutte le province, delegazioni sindacali hanno espresso al Prefetto, al rappresentante dello Stato cosa sta succedendo nella società. Qualcosa si è mosso, ancora non sappiamo in che direzione, però. Stamattina il ministro Poletti ha annunciato che al prossimo CDM metterà all'ordine del giorno il tema del finanziamento della deroga: bene, ma non ci fidiamo. Bene, perché sta ascoltando la piazza ed è segno di maturità, ma noi non ci fermiamo perché vogliamo capire cosa si scriverà in quel decreto: se ci scriverà che il 2013 sarà pagato a tutti quelli che sono andati  in cassa integrazione e mobilità e se si scriverà che il 2014 va garantito perché le regole in corsa non si cambiano. Non si può dire a una persona che lavora in un'azienda in crisi, e alla quale serve un anno per ristrutturarsi, che a fine agosto non potrà avere il sussidio perché bisogna ridurre la spesa. Queste regole si cambiano con calma, con gradualità, devono essere socialmente sostenibili e, se lo saranno, noi saremo i primi a dire: "lavoro e sussidi". Se si pensa, però, di fare cassa con gli ammortizzatori sociali così come si è fatto con le pensioni, allora non passeranno perché centinaia di migliaia di persone non possono restare in mezzo al guado: l'azienda licenza e non c'è lavoro nuovo.

Ecco perché, anche oggi, siamo qui. Siamo certi che queste manifestazioni faranno cambiare idea alla politica e agli italiani. Coraggio, ce la faremo".

Roma, 24 luglio 2014 (da Uil.it)

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Comunicato stampa unitario di Cgil, Cisl e Uil di Torino che lanciano un forte allarme per il proseguimento dell'utilizzo della cassa integrazione guadagni in deroga (cigd) e dichiarano:

LA NON ATTENZIONE del Ministro del Lavoro non ha consentito fino ad oggi di dare copertura finanziaria al I semestre 2014, TANTOMENO di prevedere la continuità dello strumento per il II semestre dell'anno. Segnaliamo che nella sola provincia di Torino alla data del 15 giugno erano state presentate 4.500 domande di CIGD con circa 15mila lavoratori coinvolti e 7,8 milioni di ore richieste.

Finora al Piemonte sono stati assegnati 30 milioni di euro, sufficienti all'incirca a coprire il primo trimestre 2014; si parla di un'imminente altra assegnazione
alle sole Regioni che non hanno ancora terminato di pagare la cassa in deroga concernente il 2013 per mancanza di fondi. Ciò sarebbe grave e penalizzerebbe quelle Regioni, come il Piemonte, che hanno operato in modo programmato e oculato senza lasciare pendenze precedenti.

In ogni caso è del tutto inaccettabile che a pochi giorni dalla scadenza dell'accordo Regionale del Piemonte (scadenza all'ormai imminente 30 giugno) regni la più totale incertezza, con tutte le immaginabili conseguenze per lavoratori/lavoratrici,ed imprese.

Per quanto riguarda il futuro, il Ministro sarebbe intenzionato a introdurre, mediante un Decreto Ministeriale da luglio p.v., criteri molto più restrittivi sia per
quanto riguarda i requisiti d'accesso alla cassa in deroga, sia per quanto riguarda le durate massime fruibili. La logica puramente ragionieristica fa sì che le risorse stanziate siano del tutto insufficienti.

Se il Governo ritiene che il sistema degli ammortizzatori in deroga, che sono finanziati con la fiscalità generale e non con contributi versati dalle aziende, debba essere superato, noi siamo del tutto d'accordo, lo chiediamo da anni. Questo, però, non deve comportare che i/le lavoratori/lavoratrici rimangano privi di tutele. L'obiettivo proprio del cambiamento deve essere quello di un'estensione in senso universalistico degli ammortizzatori sociali ordinari.

Cgil Cisl Uil di Torino avanzano un pressante appello al Governo, affinché ponga immediatamente fine all'attuale situazione d'incertezza: sblocchi le risorse necessarie per l'intero 2014 ed eviti di introdurre criteri restrittivi, le cui conseguenze sarebbero licenziamenti di massa, dispersione di professionalità, chiusura di migliaia di aziende e una ancor più difficile tenuta sociale.

 

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