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Venerdì, 25 Luglio 2014 11:20

Loy: il lavoro che è fatto anche di protezione sociale

ECCO L'INTERVENTO DI GUGLIELMO LOY ALLA MANIFESTAZIONE ROMANA PER IL RIFINANZIAMENTO DELLA CIG IN DEROGA

"Oggi siamo qui per il lavoro. Il lavoro che è fatto di occupazione, possibilmente stabile, di formazione, di salario, di riqualificazione, ma è fatto anche di protezione sociale, perché nessuno ha la certezza che quel lavoro ci sarà per sempre e, se succede che un'azienda va in crisi, bisogna garantire una protezione sociale, un sussidio per chi in quel momento soffre, non per colpa sua, la crisi aziendale. Non c'è, quindi, alternativa, tra ammortizzatori sociali, cassa in deroga, mobilità in deroga e l'occupazione. E' un tutt'uno.

Un paese civile deve garantire tutto questo: più lavoro, più occupazione, più qualità del lavoro, meno precarietà, ma anche un sistema che protegga e tuteli le persone che sono in aziende che stanno in difficoltà. Questa non è assistenza, è modernità, è innovazione. Avere la garanzia che, durante la propria vita, si possa lavorare o che, se non si può lavorare, ci sia un sussidio, non ha niente a che fare con l'essere conservatori: è una cosa da paese civile. Noi dobbiamo garantire il salario, rinnovare i contratti, fare abbassare le tasse sul lavoro che sono ancora troppo alte, ma dobbiamo anche garantire un sistema che protegga il lavoro quando l'azienda va in difficola.

Ogni anno 4 milioni di persone in Italia ricevono aiuto dallo Stato. La crisi ha fatto moltiplicare questo numero. L'attuale sistema ha assicurato fino a oggi un livello decoroso, ma non è sicuro che sarà tale anche domani. Se 4 milioni di persone devono prendere un sussidio vuol dire che c'è un problema, innanzitutto, per loro e per le loro famiglie, ma c'è un problema anche per l'economia del Paese, perché se milioni di persone hanno pochi soldi, non spendono e non consumano.

E allora le cose devono cambiare, ma c'è qualcuno che le vuole fare cambiare in peggio e vuole ridurre questa protezione sociale, come se la crisi fosse passata, come se centinaia di aziende fossero tornate ad assumere le persone. Non è così. Quando piove ci si copre, si apre l'ombrello in attesa che riesca il sole. Non vogliamo arrivare al momento in cui uscirà il sole completamente bagnati: l'ombrello delle protezione sociale deve funzionare, deve coprirci dagli effetti della crisi. Noi vogliamo un sistema che non metta più le persone in mobilità, per anni, senza una prospettiva di lavoro, ma in questo momento, a quelle persone va garantito il sussidio.

Ci sono migliaia di persone in mobilità in deroga e non è possibile che questo strumento venga sostituito con il nulla: se non c'è una prospettiva di lavoro, questo strumento non è assistenza: è una questione di dignità e di civiltà per un paese normale.

Lo scorso mese in tutte le province, delegazioni sindacali hanno espresso al Prefetto, al rappresentante dello Stato cosa sta succedendo nella società. Qualcosa si è mosso, ancora non sappiamo in che direzione, però. Stamattina il ministro Poletti ha annunciato che al prossimo CDM metterà all'ordine del giorno il tema del finanziamento della deroga: bene, ma non ci fidiamo. Bene, perché sta ascoltando la piazza ed è segno di maturità, ma noi non ci fermiamo perché vogliamo capire cosa si scriverà in quel decreto: se ci scriverà che il 2013 sarà pagato a tutti quelli che sono andati  in cassa integrazione e mobilità e se si scriverà che il 2014 va garantito perché le regole in corsa non si cambiano. Non si può dire a una persona che lavora in un'azienda in crisi, e alla quale serve un anno per ristrutturarsi, che a fine agosto non potrà avere il sussidio perché bisogna ridurre la spesa. Queste regole si cambiano con calma, con gradualità, devono essere socialmente sostenibili e, se lo saranno, noi saremo i primi a dire: "lavoro e sussidi". Se si pensa, però, di fare cassa con gli ammortizzatori sociali così come si è fatto con le pensioni, allora non passeranno perché centinaia di migliaia di persone non possono restare in mezzo al guado: l'azienda licenza e non c'è lavoro nuovo.

Ecco perché, anche oggi, siamo qui. Siamo certi che queste manifestazioni faranno cambiare idea alla politica e agli italiani. Coraggio, ce la faremo".

Roma, 24 luglio 2014 (da Uil.it)

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