I dati di ottobre sulle ore richieste di Cassa Integrazione segnalano, come abbiamo più volte ricordato, il tema di come la febbre della crisi, pur modificata nella qualità, pervada ancora una parte del nostro sistema produttivo. Il dato generale di ottobre che conferma la costante diminuzione delle richieste, vede confermarsi una modifica nella composizione: stabile la Cassa Ordinaria a conferma di una lieve, ma costante ripresa dell'economia; consistente la Cassa straordinaria che rappresenta oltre il 53% delle ore autorizzate; quasi scomparsa, come prevedibile, la Cassa in deroga.
Questa nuova composizione delle ore autorizzate indica, pur con un Pil in lenta ripresa, come si stia manifestando una selezione tra le imprese, soprattutto quelle Più grandi, tra le quali convivono eccellenze, ed imprese con dolorosi processi di ristrutturazione. E non è un caso, infatti, che rimanga costante il numero delle domande di indennità di disoccupazione involontaria (naspi).
Non a caso la Uil ha chiesto di rivedere le regole (durata e costo) della Cassa integrazione Straordinaria ed i provvedimenti in Legge di Bilancio colgono questa necessità, anche se in forma graduale.
Infine, resta sempre il vuoto statistico relativo al Fondo di Integrazione salariale (FIS) nel rapporto dell'INPS che, in parte, ha sostituito la Cassa in deroga, ma di cui non si hanno elementi numerici e qualitativi sulla sua efficacia.
Roma, 23 Novembre 2017
Le osservazioni critiche che la UIL ha fatto al Jobs act partirono proprio dal tema degli ammortizzatori e, in particolare, dalla scelta, sbagliata, di ridurre la protezione sociale nelle fasi di ristrutturazione aziendale attraverso la cancellazione della mobilità e della cassa in deroga e il maggior costo per le imprese per la cassa integrazione.Se a questo aggiungiamo la norma entrata in vigore proprio oggi, che prevede un tetto alle ore autorizzabili di cassa straordinaria per le ristrutturazioni, si profila, purtroppo, un rischio di incentivo ai licenziamenti collettivi che deve assolutamente essere respinto.
Il legislatore, lo scorso anno, ha già previsto deroghe per rendere meno rigido lo strumento, ma queste eccezioni valevano solo per le aree di crisi complessa ed è da qui che si deve ripartire per una modifica legislativa. Già il 5 settembre, all'incontro con il ministro Poletti, la Uil chiederà di rivedere la norma entrata in vigore oggi.
TARIFFA RIFIUTI (TARI)
IN 4 ANNI (2014-2017) DALLA SUA ISTITUZIONE AUMENTI MEDI DEL'1,1%
TRA IL 2016 ED IL 2017 LA TARI DIMINUISCE DELL'1,8%
NEL 2017 IL COSTO MEDIO DELLA TARI E' DI 295 EURO ANNUI
A MATERA IN 4 ANNI L'AUMENTO E' DEL 49,4%; A CREMONA DEL 43,4%; A BRINDISI DEL 40,4%
TRA IL 2016 ED IL 2017 LA TARI AUMENTA IN 37 CITTA' CAPOLUOGO (TRA CUI TORINO, GENOVA, VENEZIA, FIRENZE E BARI); E' STABILE IN 25 CITTA' (TRA CUI NAPOLI, BOLOGNA, REGGIO CALABRIA, CAGLIARI);
DIMINUISCE IN 38 CITTA' (TRA CUI MILANO, ROMA, PALERMO)
TRA IL 2016 ED IL 2017 A CHIETI L'AUMENTO E' DEL 27,2%; A TORINO DEL 25,9%; AD AGRIGENTO DEL 13,9%; MENTRE A PAVIA DIMINUISCE DELL'11,8% E AD AVELLINO DEL 9,6%
AD AGRIGENTO LA TARIFFA PIU' ALTA (474 EURO MEDI)
SEGUE PISA CON 473 EURO
Tra il 2014 ed il 2017, ovvero in 4 anni dalla sua nascita avvenuta con l'istituzione della IUC (Imposta Unica Municipale), la Tassa sui Rifiuti (TARI), è aumenta mediamente dell'1,1%, mentre nell''ultimo anno si assiste ad una diminuzione pari all'1,8% sul 2016.
In valori assoluti, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL – le famiglie italiane verseranno nel 2017 nelle casse comunali 295 euro medi, a fronte dei 300 euro dello scorso anno e dei 292 euro versati nel 2014.
E' quanto calcola la UIL Servizio Politiche Territoriali, elaborando i costi in 100 Città capoluogo di provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e 4 componenti, con reddito ISEE di 17.812 euro.
I Costi nel 2017 in valori assoluti.
In valori assoluti nel 2017, spiega Guglielmo Loy, il costo maggiore si registra ad Agrigento con 474 euro l'anno a famiglia; a Pisa se ne pagano 473 euro; a Benevento 470 euro; a Siracusa 466 euro; a Salerno 462 euro.
Lo studio completo è disponibile in allegato.
La Uil ha sempre ritenuto un errore aver «liberalizzato» i contratti a termine e i dati recenti sottolineano come la crescita costante delle assunzioni con questo strumento stia producendo, soprattutto, una concorrenza alle più virtuose tipologie contrattuali: tempo indeterminato e apprendistato.
Un´eventuale revisione deve, però, tener conto anche della concorrenza dal basso: collaborazioni occasionali, partite IVA, appalti di manodopera, soprattutto, in molti segmenti produttivi dove cresce la cosiddetta economia dei lavoretti o #gigeconomy. Se si vuole fare un tagliando al Jobs Act questa è la strada più razionale ed efficace unitamente a una politica di incentivi che sia selettiva e premiale per quelle imprese che assumono con contratti stabili.
Dai rapporti INPS emerge quello che da tempo segnaliamo: una lenta ripresa occupazionale frutto però di profonde contraddizioni. Da una parte ci sono imprese "sane" che assumono, ma con prudenza - come dimostrato dalla sostanziale staticità degli avviamenti a tempo indeterminato e da una prevalenza dei contratti a termine che continuano a crescere - dall'altra parte sembra ci sia ancora in atto una selezione darwiniana delle imprese, con parte del sistema produttivo in difficoltà. A maggio, infatti, dopo mesi di calo, risale la domanda di cassa integrazione straordinaria (+99,2%9) e ordinaria (+45%) a cui andrebbero aggiunte le ore richieste al Fondo di Integrazione Salariale (16,3 mln) delle quali, ad oggi, ne sono state autorizzate solo il 44,7% anche a causa dei ritardi nella lavorazione, che superano i 200 giorni.
Dati, questi, che in generale portano a considerare questi ammortizzatori un vero argine ai licenziamenti che, di converso, nel primo quadrimestre diminuiscono soprattutto tra quelli per motivi economici. Resta, quindi, necessaria una rapida scelta politica che riconosca l'urgenza di non ridurre la protezione sociale e che, nel contempo, affronti con coraggio e risorse la questione del rafforzamento della rete delle politiche attive, come unico strumento per la ricollocazione delle persone espulse dal sistema produttivo.
Roma, 23 Giugno 2017
Il surriscaldamento dei prezzi al consumo rischia di intaccare la capacità di spesa delle famiglie soprattutto in un contesto, come quello in cui ci muoviamo, in cui vi è un troppo debole aumento dell'occupazione e della crescita.
Serve una direzione di rotta chiara e agire su più fronti: dare fiducia a imprese con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative e favorire un potenziamento della domanda interna che risulta essere ancora molto debole.
Per uscire da questa situazione chiediamo al Governo di contrastare la miopia di chi ancora si ostina sulla strada dell'austerità dei conti pubblici, mentre c'è bisogno di iniziative forti e mirate alla modernizzazione del sistema Paese; una strategia efficace di politica industriale; rinnovi contrattuali e riduzione delle tasse sul lavoro.
La UIL di Alessandria ha deciso di organizzare per il prossimo venerdì 21 aprile 2017 a partire dalle 9, un convegno sulla Gig Economy che si terrà nel salone della sede UIL di Via Fiume.
Con Gig Economy si intende un modello economicosempre più diffuso dove non esistono più le prestazioni lavorative continuative, il posto fisso con contratto a tempo indeterminato, ma si lavora on demand, cioè solo quando c'è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze. Nella Gig Economy i lavoratorisvolgono attività temporanee, interinali, part time, saltuarie e provvisorie.
Il fenomeno ha portato alla nascita di piattaforme online, con relative app, che vedono tra gli iscritti occupati, disoccupati, cassintegrati e tanti giovani che offrono il loro tempo e la loro prestazione in differenti settori. Le persone sempre più spesso per arrotondare i bassi stipendi o la totale mancanza di lavoro, si mettono in gioco proponendosi per lo svolgimento di lavori saltuari, che spesso poi possono sfociare in una prassi, cronicizzando il sistema.
Siamo in presenza quindi di un rapido cambiamento delle modalità con cui si organizza illavoro, che nasce e si sviluppa attraverso l'innovazione tecnologica. Questo modello si basa su "lavoretti" (o almeno apparentemente tali), lavori occasionali, a richiesta, che sembrano appesi al filo dell'incertezza, tra apparente autonomia e subordinazione.
La Gig Economy rappresenta anche la rottura con i tradizionali e conosciuti schemi di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Propone una modalità di incontro tra le parti dove si vanno sempre più affermando iniziative imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico, tramite app, che svolgono la funzione di intermediazione, spesso nel rispetto delle regole e delle norme ma, altrettanto frequentemente, senza alcun vincolo.
Alcune delle app più note dove caricare il proprio profilo e candidarsi per i lavoretti richiesti sono Vicker, Jobby, CornerJob, Pronto.Pro.it e tante altre ancora.
La Uil ha voluto così avviare una riflessione sul fenomeno, fornendo gli strumenti per capire cosa sta accadendo, spesso nel silenzio, nel panorama del mondo del lavoro che sfugge sempre più a raziocinio, norme e controllo.
Aldo Gregori, Segretario generale UIL Alessandria: "Come sindacato non possiamo farci cogliere impreparati, non conoscere, studiare e comprendere dinamiche legate allo sviluppo della tecnologia, allo scambio di domanda e offerta di prestazioni lavorative che avviene online tramite app dedicate, scaricabili su smartphone e tablet, per lo svolgimento lavori di diverso genere, come giardinaggio, pulizie in casa o negli uffici, l'accudimento dei bambini. Vogliamo capire se esistono margini per intervenire, come comportarci per tutelare i lavoratori oltre a portare alla conoscenza di tutti gli operatori Uil che lavorano sul territorio l'esistenza di questa forma di scambio di domanda e offerta, che avviene ogni giorno online, lontano dagli uffici. Questi fenomeni spesso rischiano di sfuggire al controllo e alla regolamentazione, vogliamo quindi approfondire l'argomento, conoscere come si è articolato il fenomeno e come ha preso piede diventando realtà in un contesto socio-economico difficile a livello globale e anche per il nostro Paese, tra instabilità, precariato, aziende che chiudono, disoccupazione, ecc...".
Legati all'utilizzo di queste app troviamo i temi della professionalità, del riconoscimento delle proprie competenze e della formazione acquisita per svolgere al meglio il lavoro richiesto. Non sempre a prevalere è questo modello, quanto piuttosto la logica del ribasso, che scatena lo svalutarsi, l'essere costretti ad accettare compensi ridicoli pur di lavorare per mantenere se stessi e la propria famiglia, in mancanza di scenari più rassicuranti.
Come Uil territoriale vogliamo anche provare a capire quando e come il fenomeno abbia attecchito anche il provincia di Alessandria, provando a definire quali siano le figure professionali più gettonate, chi sono i soggetti che si avvicinano a queste piattaforme per offrire la propria disponibilità in cambio di un impiego saltuario e come si compete con i concorrenti per aggiudicarsi la prestazione richiesta, spesso al più basso compenso possibile. Così si scatena una guerra tra poveri.
Interverranno: Guglielmo Loy, Segretario Confederale nazionale UIL, Federico Fornaro, Senatore della Repubblica, Dr.ssa Maria Rosa Gheido, Consulente del lavoro, Prof.ssa Maria Luisa Bianco, Professore di Sociologia presso Università del Piemonte Orientale, Alessio Versace, esperto di comunicazione integrata ModusOperandi Snc, Gianni Cortese, Segretario generale UIL Piemonte, Prof.ssa Fabrizia Santini, Professore di Diritto del Lavoro presso Università del Piemonte Orientale
Partecipano: Prof. Salvatore Rizzello, Direttore di Dipartimento Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali, Prof. Guido Ortona, Professore di Economia e Politiche del Lavoro, Mauro Cattaneo, Assessore all'Innovazione del Comune di Alessandria.
I dati sull'andamento dell'economia italiana diffusi oggi, confermano in maniera inequivocabile che, seppur il nostro paese cresce, fa fatica però ad agganciare il gruppo delle maggiori economie.
Serve, in vista della stesura del Documento di Economia e Finanza, una direzione di rotta chiara e agire su più fronti: dare fiducia a imprese con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative e favorire un potenziamento della domanda interna.
Al tempo stesso servirebbe un'accelerazione di politiche di investimenti mirate alla creazione di nuovi e buoni posti di lavoro, così come andrebbero affrontati i divari territoriali tra Nord e Sud.
Insomma, una grande operazione che abbia come cardine la flessibilità dei conti indirizzata a mettere in campo una strategia efficace di politica industriale mirata alla modernizzazione del "sistema Italia" e alla crescita della competitività e, iniziative forti per ridare slancio alla domanda interna con una forte riduzione delle tasse e del costo del lavoro.
Roma, 7 Marzo 2017
Il dato che più evidenzia la «stasi» della nostra economia e del lavoro è l´immobilità del tasso di occupazione (quante persone lavorano) che si è inchiodato al 57,3%.
La composizione di questo dato diffuso oggi dall'Istat (circa 22,8 milioni di occupati) segnala e conferma 3 criticità: il disagio occupazionale degli under 50, la cronica debolezza dell'occupazione femminile, la graduale risalita del lavoro temporaneo su quello stabile.
L´effetto stagnazione dell´economia non produce quella fiducia che spingerebbe le imprese a rischiare un'assunzione stabile, nonostante gli incentivi ancorché ridotti, e induce molte imprese a affidarsi a lavoratori già "formati", come dimostra la crescita costante degli over 50.
Ogni azione e scelta economica dovrebbe coniugare politiche di sostegno allo sviluppo produttivo e buone regole che evitino l´abuso di lavori deboli, sottopagati e scarsamente tutelati.
I dati sull'andamento dell'economia italiana diffusi oggi dall'ISTAT certificano il rallentamento della crescita economica.Tutti gli indicatori fanno segnare il passo: il PIL è in fase di stagnazione, cala la fiducia di imprese e consumatori, frena l'occupazione, cala la produzione industriale e calano i consumi interni.
I motivi sono tanti, ma sembra inutile soffermarsi sulle solite litanie che raccontano un'Italia inchiodata sulla crescita zero o fanalino di coda in Europa.
Se l'economia non gira è perché l'Europa si è avviluppata su sé stessa verso un modello di sviluppo sbagliato. Per questo occorre chiedere all'Europa di rivedere al più presto la sua politica fallimentare basata sull'austerità al posto dell'espansività.
Quanto al nostro Paese, i dati di oggi dimostrano come la flessibilità utilizzata dal Governo per quest'anno non abbia dato i risultati sperati.
Ora ci aspettiamo scelte coraggiose nella prossima legge di bilancio per rendere competitivo il nostro sistema produttivo.
Servono scelte espansive, nuove politiche industriali, soprattutto del settore manifatturiero e dell'edilizia, per riattivare quel circolo virtuoso dell'economia: più sostegno alla domanda interna, più investimenti pubblici, più protezione sociale, più potere di acquisto ai salari e pensioni.
È questa la nostra visione di politica economica e sulla quale invitiamo il Governo a confrontarsi.
Roma, 5 settembre 2016
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