La Uil ha sempre ritenuto un errore aver «liberalizzato» i contratti a termine e i dati recenti sottolineano come la crescita costante delle assunzioni con questo strumento stia producendo, soprattutto, una concorrenza alle più virtuose tipologie contrattuali: tempo indeterminato e apprendistato.
Un´eventuale revisione deve, però, tener conto anche della concorrenza dal basso: collaborazioni occasionali, partite IVA, appalti di manodopera, soprattutto, in molti segmenti produttivi dove cresce la cosiddetta economia dei lavoretti o #gigeconomy. Se si vuole fare un tagliando al Jobs Act questa è la strada più razionale ed efficace unitamente a una politica di incentivi che sia selettiva e premiale per quelle imprese che assumono con contratti stabili.