I dati sull'andamento dell'economia italiana diffusi oggi dall'ISTAT certificano il rallentamento della crescita economica.Tutti gli indicatori fanno segnare il passo: il PIL è in fase di stagnazione, cala la fiducia di imprese e consumatori, frena l'occupazione, cala la produzione industriale e calano i consumi interni.
I motivi sono tanti, ma sembra inutile soffermarsi sulle solite litanie che raccontano un'Italia inchiodata sulla crescita zero o fanalino di coda in Europa.
Se l'economia non gira è perché l'Europa si è avviluppata su sé stessa verso un modello di sviluppo sbagliato. Per questo occorre chiedere all'Europa di rivedere al più presto la sua politica fallimentare basata sull'austerità al posto dell'espansività.
Quanto al nostro Paese, i dati di oggi dimostrano come la flessibilità utilizzata dal Governo per quest'anno non abbia dato i risultati sperati.
Ora ci aspettiamo scelte coraggiose nella prossima legge di bilancio per rendere competitivo il nostro sistema produttivo.
Servono scelte espansive, nuove politiche industriali, soprattutto del settore manifatturiero e dell'edilizia, per riattivare quel circolo virtuoso dell'economia: più sostegno alla domanda interna, più investimenti pubblici, più protezione sociale, più potere di acquisto ai salari e pensioni.
È questa la nostra visione di politica economica e sulla quale invitiamo il Governo a confrontarsi.
Roma, 5 settembre 2016