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Giovedì, 23 Novembre 2017 15:19

Loy: meno febbre, ma attenzione alle crisi aziendali

I dati di ottobre sulle ore richieste di Cassa Integrazione segnalano, come abbiamo più volte ricordato, il tema di come la febbre della crisi, pur modificata nella qualità, pervada ancora una parte del nostro sistema produttivo. Il dato generale di ottobre che conferma la costante diminuzione delle richieste, vede confermarsi una modifica nella composizione: stabile la Cassa Ordinaria a conferma di una lieve, ma costante ripresa dell'economia; consistente la Cassa straordinaria che rappresenta oltre il 53% delle ore autorizzate; quasi scomparsa, come prevedibile, la Cassa in deroga.

Questa nuova composizione delle ore autorizzate indica, pur con un Pil in lenta ripresa, come si stia manifestando una selezione tra le imprese, soprattutto quelle Più  grandi, tra le quali convivono eccellenze, ed imprese con dolorosi processi di ristrutturazione. E non è un caso, infatti, che rimanga costante il numero delle domande di indennità di disoccupazione involontaria (naspi).

Non a caso la Uil ha chiesto di rivedere le regole (durata e costo) della Cassa integrazione Straordinaria ed i provvedimenti in Legge di Bilancio colgono questa necessità, anche se in forma graduale.

Infine, resta sempre il vuoto statistico relativo al Fondo di Integrazione salariale (FIS) nel rapporto dell'INPS che,  in parte,  ha sostituito la Cassa in deroga, ma di cui non si hanno elementi numerici e qualitativi sulla sua efficacia.

Roma, 23 Novembre 2017

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Le osservazioni critiche che la UIL ha fatto al Jobs act partirono proprio dal tema degli ammortizzatori e, in particolare, dalla scelta, sbagliata, di ridurre la protezione sociale nelle fasi di ristrutturazione aziendale attraverso la cancellazione della mobilità e della cassa in deroga e il maggior costo per le imprese per la cassa integrazione.Se a questo aggiungiamo la norma entrata in vigore proprio oggi, che prevede un tetto alle ore autorizzabili di cassa straordinaria per le ristrutturazioni, si profila, purtroppo, un rischio di incentivo ai licenziamenti collettivi che deve assolutamente essere respinto.

Il legislatore, lo scorso anno, ha già previsto deroghe per rendere meno rigido lo strumento, ma queste eccezioni valevano solo per le aree di crisi complessa ed è da qui che si deve ripartire per una modifica legislativa. Già il 5 settembre, all'incontro con il ministro Poletti, la Uil chiederà di rivedere la norma entrata in vigore oggi.

 

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TARIFFA RIFIUTI (TARI)

IN 4 ANNI (2014-2017) DALLA SUA ISTITUZIONE AUMENTI MEDI DEL'1,1%

TRA IL 2016 ED IL 2017 LA TARI DIMINUISCE DELL'1,8%

NEL 2017 IL COSTO MEDIO DELLA TARI E' DI 295 EURO ANNUI

A MATERA  IN 4 ANNI L'AUMENTO E' DEL 49,4%; A CREMONA DEL 43,4%; A BRINDISI DEL 40,4%

TRA IL 2016 ED IL 2017 LA TARI AUMENTA IN 37 CITTA' CAPOLUOGO (TRA CUI TORINO, GENOVA, VENEZIA, FIRENZE E BARI); E' STABILE IN 25 CITTA' (TRA CUI NAPOLI, BOLOGNA, REGGIO CALABRIA, CAGLIARI);

DIMINUISCE IN 38 CITTA' (TRA CUI MILANO, ROMA, PALERMO)

TRA IL 2016 ED IL 2017 A CHIETI L'AUMENTO E' DEL 27,2%; A TORINO DEL 25,9%; AD AGRIGENTO DEL 13,9%;  MENTRE A PAVIA DIMINUISCE DELL'11,8% E AD AVELLINO DEL 9,6%

AD AGRIGENTO LA TARIFFA PIU' ALTA (474 EURO MEDI)

SEGUE  PISA CON 473 EURO

Tra il 2014 ed il 2017, ovvero in 4 anni dalla sua nascita avvenuta con l'istituzione della IUC (Imposta Unica Municipale),  la Tassa sui Rifiuti (TARI), è aumenta mediamente dell'1,1%, mentre nell''ultimo anno si assiste ad una diminuzione pari all'1,8% sul 2016.

In valori assoluti, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL –  le famiglie italiane verseranno nel 2017 nelle casse comunali 295 euro medi, a fronte dei 300 euro dello scorso anno e dei 292 euro versati nel 2014.

E' quanto calcola la UIL Servizio Politiche Territoriali, elaborando i costi in 100 Città capoluogo di   provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e 4 componenti, con reddito ISEE di 17.812 euro.

I Costi nel 2017 in valori assoluti.

In valori assoluti nel 2017, spiega Guglielmo Loy, il costo maggiore si registra ad Agrigento con 474 euro l'anno a famiglia; a Pisa se ne pagano 473 euro; a Benevento  470 euro; a Siracusa 466 euro; a Salerno 462 euro.

Lo studio completo è disponibile in allegato.

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Giovedì, 20 Luglio 2017 09:57

Loy: un errore «liberalizzarli»

La Uil ha sempre ritenuto un errore aver «liberalizzato» i contratti a termine e i dati recenti sottolineano come la crescita costante delle assunzioni con questo strumento stia producendo, soprattutto, una concorrenza alle più virtuose tipologie contrattuali: tempo indeterminato e apprendistato.

Un´eventuale revisione deve, però, tener conto anche della concorrenza dal basso: collaborazioni occasionali, partite IVA, appalti di manodopera, soprattutto, in molti segmenti produttivi dove cresce la cosiddetta economia dei lavoretti o #gigeconomy.  Se si vuole fare un tagliando al Jobs Act questa è la strada più razionale ed efficace unitamente a una politica di incentivi che sia selettiva e premiale per quelle imprese che assumono con contratti stabili.

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Dai rapporti INPS emerge quello che da tempo segnaliamo: una lenta ripresa occupazionale frutto però di profonde contraddizioni. Da una parte ci sono imprese "sane" che assumono, ma con prudenza - come dimostrato dalla sostanziale staticità degli avviamenti a tempo indeterminato e da una prevalenza dei contratti a termine che continuano a crescere - dall'altra parte sembra ci sia ancora in atto una selezione darwiniana delle imprese, con parte del sistema produttivo in difficoltà. A maggio, infatti, dopo mesi di calo, risale la domanda di cassa integrazione straordinaria (+99,2%9) e ordinaria (+45%) a cui andrebbero aggiunte le ore richieste al Fondo di Integrazione Salariale (16,3 mln) delle quali, ad oggi, ne sono state autorizzate solo il 44,7% anche a causa dei ritardi nella lavorazione, che superano i  200 giorni.

Dati, questi, che in generale  portano  a considerare questi ammortizzatori  un vero argine ai licenziamenti che, di converso,  nel primo quadrimestre diminuiscono soprattutto tra quelli per motivi economici. Resta, quindi, necessaria una rapida scelta politica che riconosca l'urgenza di non ridurre la protezione sociale e che,  nel contempo, affronti con coraggio e risorse la questione del rafforzamento della rete delle politiche attive, come unico  strumento per la ricollocazione delle persone espulse dal sistema produttivo.

Roma, 23 Giugno 2017

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Martedì, 16 Maggio 2017 10:34

Loy: iniezione di fiducia a imprese e consumatori

Il surriscaldamento dei prezzi al consumo rischia di intaccare la capacità di spesa delle famiglie soprattutto in un contesto, come quello in cui ci muoviamo, in cui vi è un troppo debole aumento dell'occupazione e della crescita.

Serve una direzione di rotta chiara e agire su più fronti: dare fiducia  a imprese con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative e favorire un potenziamento della domanda interna che risulta essere ancora molto debole.

Per uscire da questa situazione chiediamo al Governo di contrastare la miopia di chi ancora si ostina sulla strada dell'austerità dei conti pubblici, mentre c'è bisogno di iniziative forti e mirate alla modernizzazione del sistema Paese; una strategia efficace di politica industriale; rinnovi contrattuali e riduzione delle tasse sul lavoro.

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Con l´approvazione della legge sul lavoro autonomo e lo smart working, l´ordinamento giuridico si arricchisce, senz´altro,  di una nuova strumentazione normativa.

Vi è bisogno, certamente,  di rispondere ad una  sempre maggiore richiesta di protezione sociale proveniente da una parte del mercato del lavoro (i lavoratori autonomi non imprenditori ed i collaboratori a partita iva). Occorre, tuttavia, proseguire nell'azione di contrasto all'abuso di tale tipologia lavorativa nei casi in cui viene utilizzata per aggirare le norme sul lavoro subordinato. La prossima tappa sarà costruire un vero sistema mutualistico - assicurativo che possa garantire tutele sociali reali a migliaia di lavoratori autonomi.

Un primo passo è rappresentato anche dalle norme sul "lavoro agile" per sostenere le esigenze , sia di parte datoriale che di molti lavoratori, di una diversa organizzazione spazio-temporale nella gestione del rapporto di lavoro subordinato. Il rispetto dei Contratti Collettivi è elemento importante e conferma come, anche questa volta, le parti sociali siano più lungimiranti avendo sperimentato questo strumento già da tempo. Ne sono un esempio gli importanti accordi sindacali che regolano lo Smart Working stipulati in importanti imprese quali, ad esempio, Enel, Eni, Ferrero, Banca Intesa, Bnl, Nestlè, Micron.

Roma 10 Maggio 2017

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E' fondamentale e non più rinviabile il lancio delle politiche attive del lavoro nel nostro Paese, in un rinnovato spirito di leale cooperazione istituzionale che assegni un ruolo strategico sia alle amministrazioni centrali sia alle amministrazioni regionali.Non v'è dubbio, infatti, che la gestione sinergica di tali servizi riveste un'importanza fondamentale, ma è anche necessario rafforzare i servizi per l'impiego pubblici  che devono avere la centralità necessaria.

Da questo punto di vista serve un forte investimento, dal momento che, i centri per l'impiego sono poco più di 500 dove operano oltre 8 mila addetti

(poco più del 10% del numero degli operatori in Germania), tra i quali moltissimi a termine e, cosa ancor più preoccupante, con un rapporto di 1 operatore ogni 340 disoccupati.

Questi operatori vengono supportati da ulteriori mille e duecento addetti di ANPAL Servizi di cui oltre 800 sono precari.

Ad oggi per il semplice funzionamento della rete dei  servizi per l'impiego, tra operatori e costi di gestione, sono stanziati,  con risorse ordinarie solo 400 milioni di euro l'anno di cui: 220 milioni di euro quale contributo dello Stato alle spese di funzionamento dei centri per l'impiego, gestiti da Province e Regioni; 85 milioni di euro è il contributo delle stesse Regioni, sempre per il funzionamento dei centri per l'impiego; 85 milioni  di euro è il contributo del Ministero del Lavoro alla neonata Agenzia Nazionale (ANPAL); 10 milioni di euro di contributo statale per le spese di funzionamento di ANPAL Servizi (ex Italia Lavoro).

Quindi non è più rinviabile una terapia d'urto per far funzionare la "seconda gamba" del Jobs Act: anche per la progressiva riduzione degli ammortizzatori sociali - a partire dalla Cassa integrazione e dalla eliminazione della "indennità di mobilità" - efficaci ed efficienti politiche di ricollocazione non possono più basarsi solo sull'utilizzo di Fondi europei.

Ecco perché è sempre più urgente un piano strutturale di investimento per rafforzare l'intera rete che opera per la concreta realizzazione delle politiche attive per l'occupazione che lo stesso Governo, ad oggi e senza risorse aggiuntive, ha caricato di ulteriori compiti e funzioni (come ad esempio l'assegno di ricollocazione , Garanzia Giovani,  inclusione attiva e lotta alla povertà).

Serve quindi un finanziamento aggiuntivo di almeno 160 milioni di euro l'anno, sia per stabilizzare i precari dei centri per l'impiego (43 milioni di euro), sia per assumerne almeno altri 1.600, come da tempo promesso dal Governo (67 milioni di euro) sia, inoltre, per stabilizzare i lavoratori e lavoratrici di ANPAL Servizi ed Inapp (ex Isfol) (50 milioni di euro).

Roma, 5 Maggio 2017

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I dati sull'andamento dell'economia italiana diffusi oggi, confermano in maniera inequivocabile che, seppur il nostro paese cresce, fa fatica però ad agganciare il gruppo delle maggiori economie.

Serve, in vista della stesura del Documento di Economia e Finanza, una direzione di rotta chiara e agire su più fronti: dare fiducia  a imprese con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative e favorire un potenziamento della domanda interna.

Al tempo stesso servirebbe un'accelerazione di politiche di investimenti mirate alla creazione di nuovi e buoni posti di lavoro, così come andrebbero affrontati i divari territoriali tra Nord e Sud.

Insomma, una grande operazione che abbia come cardine la flessibilità dei conti indirizzata a mettere in campo una strategia efficace di politica industriale mirata alla modernizzazione del "sistema Italia" e alla crescita della competitività e, iniziative forti per ridare slancio alla domanda interna con una forte riduzione delle tasse e del costo del lavoro.

Roma,  7 Marzo 2017

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Il primo "tagliando " al jobs act non sembra produrre provvedimenti efficaci. L'intervento sui voucher, che continuano a cresce di oltre il 30% ogni anno, si limitano a un intervento che, se va bene, limita l'uso fraudolento dello strumento, ma non ne limita l'utilizzo alle piccole e brevi attività , come dovrebbe essere.L' intervento sugli ammortizzatori presenta una piccola buona notizia: la proroga della  cassa integrazione straordinaria nelle aree di crisi complesse, ma non completa, in maniera chiara, l'intervento  per quei lavoratori oggi senza reddito e che con la cassa in deroga, a risorse limitate, rischiano di non essere tutelati.

Infine, la modifica dei requisiti per ottenere la NASPI , oltre ad escludere centinaia di migliaia di persone da una completa ed efficace tutela, allunga di un solo mese la copertura per alcuni lavoratori stagionali del turismo e delle terme. Troppo poco e, quindi, la partita si riapre.

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