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Le OO.SS. comparto scuola della provincia di Alessandria vi invitano a partecipare all'incontro con i Senatori del territorio che si terrà questo pomeriggio, GIOVEDI' 28 ALLE ORE 16,30 alla sede dell'Istituto Saluzzo di Alessandria.

Tale incontro è stato richiesto per attivare un confronto sul DDL La Buona Scuola.

 

In allato la locandina dell'incontro.

 

Si porgono distinti saluti

FLC CGIL             CISL SCUOLA          UIL SCUOLA            SNALS          GILDA

S. Morando            G. Nosenzo            G. Guglielmi             S. Bello       D. Bulzomì

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Giovedì, 21 Maggio 2015 10:53

Scuola: incontro con i senatori del territorio

Le OO.SS. comparto scuola della provincia di Alessandria vi invitano a partecipare all'incontro con i Senatori del territorio che si terrà GIOVEDI' 28 ALLE ORE 16,30 alla sede dell'Istituto Saluzzo di Alessandria.

Tale incontro è stato richiesto per attivare un confronto sul DDL La Buona Scuola.

Si porgono distinti saluti

FLC CGIL             CISL SCUOLA          UIL SCUOLA            SNALS          GILDA

S. Morando            G. Nosenzo            G. Guglielmi             S. Bello       D. Bulzomì

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La discussione del ddl Buona Scuola è ufficialmente iniziata e sono arrivate già qualche modifica alla riforma nulla di che esultare.

Prima di arrivare alla Camera, il ddl Buona Scuola ha subito diverse modifiche in Commissione anche a causa della protesta degli insegnanti e l'azione continua dei sindacati che hanno cercato di dialogare in maniera attiva con il Governo Renzi. Ecco quindi tutte le modifiche finora effettuate, ma nei prossimi giorni potrebbero arrivare anche altri cambiamenti, scopriamo le principali novità e i dettagli nel particolare.

Modifiche al ddl Buona Scuola, cosa è cambiato?

Il testo del ddl Buona Scuola è arrivato ufficialmente alla Camera per la sua discussione il giorno 14 maggio 2015, ma in Commissione Istruzione sono state già effettuate alcune modifiche anche grazie alla forte protesta che gli insegnanti continuano ad organizzare e tenere viva. Non si tratta degli importanti cambiamenti che anche i sindacati stanno chiedendo in questi giorni, ma è bene informare tutti sul contenuto del disegno di legge proposto dal Governo Renzi per la riforma della scuola.

La prima modifica interessa la questione del potere ai presidi: la Commissione ha deciso di lasciare la possibilità di scelta del corpo docenti al dirigente scolastico che potrà però scegliere solo tra coloro che si sono candidati, quindi non potrà più procedere tecnicamente anche con la candidatura oltre che l'assunzione. Il preside di un istituto potrà però comunque procedere con le proposte di incarico (triennali e rinnovabili) a insegnanti e professori di proprio gradimento. Sarà compito dell'ufficio scolastico regionale occuparsi dei docenti che non hanno ricevuto o che non hanno accettato alcuna proposta.

Una seconda importante modifica riguarda l'abilitazione all'insegnamento: la Commissione ha confermato l'eliminazione dei TFA che saranno sostituiti entro 18 mesi dall'approvazione della Buona Scuola da speciali percorsi formativi retribuiti dalla durata di tre anni per tutti coloro che hanno superato il concorso. Per finire, il terzo punto saliente interessa direttamente la questione delle assunzioni: sempre la Commissione ha ufficializzato il concorso pubblico aperto ai soli docenti abilitati per l'assunzione di circa 60mila precari (il bando sarà pubblicato il giorno 1 ottobre 2015) e l'assunzione entro il giorno 1 settembre 2016 dei 6500 precari che hanno superato il concorso Profumo 2012.

Queste sono le principali modifiche finora apportate al ddl Buona Scuola, ma la strada per l'approvazione definitiva è ancora lunga.

 

Uil Scuola

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Ci rivolgiamo al Parlamento per chiedere di cambiare il disegno di legge sulla scuola presentato dal Governo.

Rappresentiamo studenti, insegnanti, genitori, forze sociali e sindacali, associazioni interessate a una scuola buona. I vari governi che si sono succeduti dal 2011 a oggi, tuttavia, nonostante le proposte di confronto avanzate, non ci hanno mai dedicato uno
spazio di ascolto.

L'investimento di tre miliardi nella scuola pubblica può essere una positiva inversione di tendenza, se finalizzato a innalzare i livelli di istruzione e di competenza di tutto il Paese e a contrastare le gravi diseguaglianze socio-culturali e territoriali che condizionano gli esiti
scolastici.

Siamo convinti che senza la partecipazione attiva dei soggetti che rappresentiamo, nessuna riforma possa raggiungere questi obiettivi decisivi per lo sviluppo del Paese. La consultazione sui temi della "Buona Scuola", come dimostrato dagli stessi dati esposti dal MIUR, non ha
purtroppo coinvolto il Paese nell'auspicato dibattito capillare.

Pertanto, consideriamo indispensabile aprire un ampio confronto nel Paese per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul nuovo ruolo della scuola nella società della conoscenza. A questo proposito riteniamo decisivo partire dal diritto di ogni persona all'apprendimento permanente come base per un progetto complessivo di cambiamento del sistema educativo italiano.


Pur rappresentando organizzazioni con punti di vista anche molto diversi, abbiamo individuato in cinque punti le proposte per cambiare il disegno di legge presentato dal governo: Diseguaglianze.

I risultati delle indagini internazionali dicono che la nostra scuola è penalizzata dall'essere tra le più diseguali d'Europa, con il rendimento degli studenti legato non tanto al merito individuale quanto al contesto territoriale e alle scelte dell'indirizzo e dello specifico istituto.

Il fatto che ci siano, di norma, basse differenze di rendimento all'interno della stessa scuola e alte differenze fra scuole diverse significa che il contesto socio-economico delle scuole stesse incide al momento più di quello delle famiglie sui risultati dei discenti.

Potenziare l'autonomia scolastica significa allora ridurre le diseguaglianze che frenano il diritto al successo formativo di ogni studente e la crescita di qualità dell'intero sistema.

L'organico dell'autonomia non deve essere destinato prioritariamente alla copertura delle supplenze, ma al rafforzamento delle strategie per combattere la dispersione scolastica e a promuovere il successo scolastico di tutti. Si deve sviluppare quel progetto di scuola che non è
la somma di mille progetti, ma corrisponde alla costruzione di curricoli che sappiano misurarsi con i nuovi modi di apprendere e di vivere dei giovani, facendo della scuola un laboratorio permanente di innovazione educativa, partecipazione ed educazione civica.

Per fare questo ci vogliono sperimentazione e costante ricerca, così che la scuola possa assumere anche un ruolo centrale nel sistema nazionale di formazione degli insegnanti.

E' altresì fondamentale garantire l'accesso al diritto allo studio, nel rispetto della Costituzione e come primo essenziale strumento di uguaglianza sostanziale, adottando una legge quadro nazionale che imponga dei livelli essenziali di prestazione e che sia soprattutto finanziata: qualsiasi intervento legislativo in materia di diritto allo studio che non preveda un grande investimento dello Stato sarebbe semplicemente inutile.

È poi necessario, in secondo luogo, potenziare gli strumenti di welfare studentesco attraverso un sistema di servizi, che garantiscano una piena inclusione degli studenti e delle studentesse non solo nella dimensione scolastica ma anche in quella di cittadini.


La strategia di innalzamento dei livelli di istruzione e competenza riguarda anche la popolazione adulta, come ci ricorda l'indagine Ocse-Piaac. Un significativo investimento di una quota di organico funzionale per lo sviluppo dell'Istruzione degli Adulti rappresenta un passo
decisivo per la costruzione del Sistema Integrato dell'Apprendimento Permanente (Legge 92/2012).

Governance. Occorre rafforzare l'autonomia nel senso pieno del DPR 275 e quindi come "garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale", strumento per porre al centro l'apprendimento degli studenti e "garantire loro il successo formativo".

A questi fini è nata l'autonomia scolastica, come strumento di democratizzazione della scuola: tramite il decentramento dei livelli decisionali e attivando una reale partecipazione delle componenti, la scuola deve diventare una comunità che si auto-governa, dove tutti sono
soggetti attivi del processo educativo e delle scelte chiave. In questo modo la scuola potrà rispondere alle nuove esigenze della società odierna, così multiforme e diseguale.

Invece l'eccessivo accentramento dei poteri nelle mani del preside-manager, previsto nel ddl, e la conseguente completa estromissione degli studenti, dei docenti, dei genitori e del personale ATA dai processi decisionali non rispondono affatto alle necessità di corresponsabilità e partecipazione che riteniamo essere imprescindibili per conseguire le finalità originarie dell'autonomia.

Vanno quindi riviste a fondo le prerogative previste per il dirigente scolastico, che nell'articolato del ddl ne vede enfatizzati poteri e ambiti di competenza, evidenziando una parallela compressione della dimensione collegiale della scuola: riaffermiamo il valore degli organi collegiali come cuore di una comunità educante che svolge anche la funzione di palestra di democrazia per gli studenti.


La scuola ha fondato le sue conquiste più importanti su un clima di cooperazione reso possibile proprio dalla impersonalità delle norme e dalla crescita di un sistema complesso a responsabilità diffusa. I poteri del dirigente scolastico non escono né umiliati né diminuiti dal
fatto che le sue responsabilità sono chiamate a coesistere con le prerogativa affidate agli altri soggetti della scuola: il dirigente dirige, ma non dei "sottomessi".

La responsabilità è certo necessaria ma non deve essere monocratica e unilaterale, perché la partecipazione attiva delle componenti si concretizza solo se queste hanno un effettivo potere decisionale. E' necessario perciò affinare gli strumenti di gestione dei processi educativi e formativi, che costituiscono in definitiva l'essenziale ragion d'essere del sistema scolastico, affinché sia perseguibile un
sostanziale esercizio delle distinte e sinergiche responsabilità nel processo di costruzione delle decisioni.

Riteniamo dunque importante riformare gli organi collegiali in direzione radicalmente opposta ed incentrata su una maggiore partecipazione di studenti e famiglie, così da rendere la gestione della scuola sempre più collettiva, responsabilizzando tutte le componenti del tessuto
scolastico nell'elaborazione dell'offerta formativa, nella scrittura di progetti, nell'individuazione
di punti deboli e strategie collettive di miglioramento.

Sono improrogabili interventi per valorizzare il lavoro nella scuola nel rispetto della funzione contrattuale, indispensabile per raggiungere soluzioni efficaci e condivise.
Risorse economiche. La scuola italiana necessita urgentemente di un aumento dei finanziamenti pubblici, almeno fino a riallineare il nostro paese con la media europea. Sono inammissibili le dichiarazioni per cui lo Stato non può coprire le spese per l'istruzione. È tuttavia
possibile prevedere forme di finanziamento aggiuntivo, che in ogni caso non possono andare a finanziare singole istituzioni scolastiche: le diseguaglianze tra regioni e tra scuole della stessa regione sono altrimenti destinate ad aumentare, nonostante gli interventi perequativi che si possano prevedere.

Riteniamo indispensabile quindi che forme di finanziamento privato totalmente libere e dirette, come la cessione del 5 per mille, siano finalizzate a potenziare il sistema educativo pubblico migliorandone i livelli di qualità ed equità.
Il F.I.S. e il M.O.F., i canali con cui viene ordinariamente finanziata l'attività autonoma delle singole scuole, devono essere rinforzati e stabilizzati, così come peraltro annunciato nelle linee guida iniziali della "Buona Scuola".

La ripresa di una politica di investimenti nel sistema educativo pubblico deve inoltre essere accompagnata a un piano pluriennale che permetta all'Italia di raggiungere almeno la media europea.

Rapporto scuola e lavoro. Lo sviluppo del rapporto-scuola lavoro deve essere orientato ad arricchire il percorso educativo e potenziare le opportunità occupazionali di tutti i giovani, assicurando a ognuno effettive capacità di apprendimento lungo tutto il corso della vita.

Deve essere superato il pregiudizio, ancora molto radicato, dei percorsi per il lavoro destinati a chi è ritenuto poco adatto per gli studi. Tutti i percorsi scolastici devono essere aperti alla cultura del lavoro anche attraverso concrete esperienze di alternanza scuola-lavoro.
I periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro devono essere articolati secondo criteri di gradualità e progressività rispettosi dello sviluppo personale, culturale e professionale degli studenti in relazione alla loro età. Per questo ha grande rilievo la qualità della funzione tutoriale svolta dal docente tutor scolastico e dal tutor formativo.

I diritti delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola lavoro devono essere garantiti per mezzo di uno Statuto che
impedisca la creazione di sacche di lavoro gratuito mascherate da opportunità formative.

La didattica laboratoriale deve essere sostenuta e diffusa in tutti i percorsi formativi.
A ogni giovane, a conclusione del percorso formativo, deve essere assicurata la certificazione di tutte le competenze acquisite e la possibilità di accedere all'università. Un'idea molto diversa si rintraccia nel DDL laddove si prevede la possibilità di svolgere l'alternanza nelle pause estive, affidando alle sole imprese la gestione del percorso formativo; così facendo si afferma un'idea che dequalifica l'idea di apprendistato prevedendo una remunerazione nulla o irrisoria per le ore di formazione.

L'utilizzo del contratto di apprendistato per l'acquisizione di titoli di studio deve essere esclusivamente finalizzato all'apprendimento e comunque successivo al conseguimento dell'obbligo di istruzione. La possibilità di acquisire un diploma di istruzione in apprendistato
deve essere reintrodotta per dare continuità e sviluppo al programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda e come opportunità per i giovani NEET privi di diploma.

Deleghe al Governo. Riteniamo che le numerose deleghe al Governo previste nel ddl siano un errore perché vi sono previsti temi troppo importanti, cruciali per il miglioramento della scuola italiana, che non possono essere affrontati senza un serio dibattito parlamentare.
Crediamo inoltre che i criteri direttivi previsti siano insufficienti e spesso troppo vaghi, per determinare in quale direzione debbano andare queste importanti riforme; allo stesso tempo è inaccettabile la specifica previsione di non finanziare queste deleghe, perché temi come il diritto allo studio necessitano prioritariamente di un finanziamento da parte dello Stato.


L'idea che il Parlamento abdichi alla sua funzione legislativa in favore del Governo, delegando senza i necessari criteri direttivi e senza finanziamenti su materie che sono determinanti per una qualsiasi riforma scolastica, è per noi ingiusta e inammissibile.
Davvero oggi occorre cambiare la scuola, per cambiare l'Italia. Dunque riteniamo che, su un tema tanto cruciale per il futuro del nostro Paese, la discussione parlamentare non possa essere sottoposta a scadenze perentorie, ma anzi debba essere aperta all'ascolto e al
confronto con il mondo della scuola e la società civile. Studenti, docenti, famiglie e personale
hanno diritto a una "buona scuola", già dal prossimo anno scolastico.

Auspichiamo dunque che il Parlamento possa inserire nel proprio dibattito le questioni che abbiamo voluto segnalare come qualificanti, per la costruzione di una scuola che risponda ai dettati costituzionali e alle sfide del moderno contesto nazionale e comunitario.
Per consentire di portare a sistema interventi ambiziosi come quelli che noi, tutti insieme, portiamo all'attenzione, riteniamo necessario lo stralcio del tema delle assunzioni per garantire il regolare ed efficace avvio del prossimo anno scolastico e dare una risposta ai tantissimi
docenti precari che da anni tengono in piedi la nostra scuola.

Tempi adeguati all'ascolto e al confronto non sono un modo per rallentare o, peggio, per rinviare i primi interventi di rilancio della scuola pubblica. Sono, invece, la condizione per correggere gli errori contenuti nel testo di ingresso e creare il necessario clima di condivisone
per avviare nel minor tempo possibile i primi interventi di cambiamento.


Aderiscono:
Agenquadri
AIMC
ARCI
AUSER
CGD
CGIL
CIDI
CISL
CISL Scuola
Edaforum
FNISM
FLC CGIL
IRASE
IRSEF-IRFED
Legambiente
Legambiente Scuola e Formazione
Libera
Link - Coordinamento Universitario
MCE
Movimento Studenti di Azione Cattolica
Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica
Proteo Fare Sapere
Rete della Conoscenza
Rete degli Studenti Medi
Rete29Aprile
UCIIM
UDU
Unione degli Studenti
UIL
UIL Scuola

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Martedì, 21 Aprile 2015 10:41

Uil Scuola: cosa manca nel ddl La Buona Scuola

In allegato il documento completo che elenca i punti mancanti nel Ddl La Buona Scuola relativamente al personale ATA, (Direttori dei servizi generali e amministrativi, assistenti amministrativi, assistenti tecnici e collaboratori scolastici).

 

 

 

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