Dai rapporti INPS emerge quello che da tempo segnaliamo: una lenta ripresa occupazionale frutto però di profonde contraddizioni. Da una parte ci sono imprese "sane" che assumono, ma con prudenza - come dimostrato dalla sostanziale staticità degli avviamenti a tempo indeterminato e da una prevalenza dei contratti a termine che continuano a crescere - dall'altra parte sembra ci sia ancora in atto una selezione darwiniana delle imprese, con parte del sistema produttivo in difficoltà. A maggio, infatti, dopo mesi di calo, risale la domanda di cassa integrazione straordinaria (+99,2%9) e ordinaria (+45%) a cui andrebbero aggiunte le ore richieste al Fondo di Integrazione Salariale (16,3 mln) delle quali, ad oggi, ne sono state autorizzate solo il 44,7% anche a causa dei ritardi nella lavorazione, che superano i 200 giorni.
Dati, questi, che in generale portano a considerare questi ammortizzatori un vero argine ai licenziamenti che, di converso, nel primo quadrimestre diminuiscono soprattutto tra quelli per motivi economici. Resta, quindi, necessaria una rapida scelta politica che riconosca l'urgenza di non ridurre la protezione sociale e che, nel contempo, affronti con coraggio e risorse la questione del rafforzamento della rete delle politiche attive, come unico strumento per la ricollocazione delle persone espulse dal sistema produttivo.
Roma, 23 Giugno 2017
I dati sull'andamento dell'economia italiana diffusi oggi, confermano in maniera inequivocabile che, seppur il nostro paese cresce, fa fatica però ad agganciare il gruppo delle maggiori economie.
Serve, in vista della stesura del Documento di Economia e Finanza, una direzione di rotta chiara e agire su più fronti: dare fiducia a imprese con iniziative che contribuiscano a migliorare le aspettative e favorire un potenziamento della domanda interna.
Al tempo stesso servirebbe un'accelerazione di politiche di investimenti mirate alla creazione di nuovi e buoni posti di lavoro, così come andrebbero affrontati i divari territoriali tra Nord e Sud.
Insomma, una grande operazione che abbia come cardine la flessibilità dei conti indirizzata a mettere in campo una strategia efficace di politica industriale mirata alla modernizzazione del "sistema Italia" e alla crescita della competitività e, iniziative forti per ridare slancio alla domanda interna con una forte riduzione delle tasse e del costo del lavoro.
Roma, 7 Marzo 2017
Il dato che più evidenzia la «stasi» della nostra economia e del lavoro è l´immobilità del tasso di occupazione (quante persone lavorano) che si è inchiodato al 57,3%.
La composizione di questo dato diffuso oggi dall'Istat (circa 22,8 milioni di occupati) segnala e conferma 3 criticità: il disagio occupazionale degli under 50, la cronica debolezza dell'occupazione femminile, la graduale risalita del lavoro temporaneo su quello stabile.
L´effetto stagnazione dell´economia non produce quella fiducia che spingerebbe le imprese a rischiare un'assunzione stabile, nonostante gli incentivi ancorché ridotti, e induce molte imprese a affidarsi a lavoratori già "formati", come dimostra la crescita costante degli over 50.
Ogni azione e scelta economica dovrebbe coniugare politiche di sostegno allo sviluppo produttivo e buone regole che evitino l´abuso di lavori deboli, sottopagati e scarsamente tutelati.
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