Secondo il Segretario Generale della Federazione Poteri Locali con il blocco dei contratti sono stati sottratti oltre 35 miliardi di euro ai dipendenti della PA
Il Governo cambi rotta, basta con la politica dei tagli a partire dalla sanità ormai al collasso
A più di due mesi dalla Sentenza della Consulta sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego, fortemente condizionata dalla politica per quanto riguarda il periodo pregresso, il Governo non si è degnato ancora di convocarci.
Come se non bastasse il "furto" di 35 miliardi già effettuato con il congelamento degli stipendi e il blocco dei contratti che dura da 6 anni, questo Governo con arroganza ritarda ancora l'apertura dei tavoli negoziali.
Intanto assistiamo ad un vergognoso balletto sulle somme da postare nella legge di stabilità, con ipotesi ridicole e umilianti giustificate con la scusa che le stesse inciderebbero sui fondi per la lotta alla povertà. Ma dove è scritto che queste due voci sono in concorrenza, se non nella mente di chi vuole ancora una volta scatenare una "guerra tra poveri"?
La UIL FPL non ci sta a questo interminabile gioco al massacro contro i dipendenti pubblici e rivendica l'urgenza del rinnovo contrattuale per ridare ossigeno alle retribuzioni, per migliorare le condizioni di lavoro e, insieme, i livelli di efficienza e qualità dei servizi.
Diciamo "basta" ad una politica che ha falcidiato il potere di acquisto di milioni di lavoratori, con conseguenze deleterie sull'economia del Paese, ed ha messo a rischio i diritti di cittadinanza con i continui tagli all'area dei servizi. Tagli lineari che hanno mantenuto inalterati i margini di spreco ed inefficienza incidendo invece pesantemente su lavoro e sulle prestazioni. Basta scorrere i dati della Corte dei Conti sugli andamenti della finanza territoriale per vedere come la riduzione dei trasferimenti nazionali si sia tradotta in aumento delle tasse locali, riduzione degli investimenti e taglio dei servizi.
Il Governo deve cambiare rotta, a partire dal Servizio Sanitario Nazionale ormai al collasso. Mentre ancora si cerca di capire che effetto avrà il nuovo taglio di 2,352 miliardi nel 2015, già si vocifera di ulteriori risorse da recuperare sempre dalla sanità per il triennio 2016-2018. Il tutto con un approccio contabile e per compartimenti stagni, che non tiene conto degli effetti complessivi degli interventi. Ad esempio, prospettando la rinegoziazione generalizzata – dove c'è ancora grasso da tagliare e dove sono già all'osso - dei contratti in essere del 5%, non si pensa che ne seguirà un'ondata di ricorsi amministrativi e la perdita di posti di lavoro con conseguente aumento della cassa integrazione o della solidarietà? Eppure è una ricaduta già sperimentata in passato, specie nei servizi dove è prevalente l'apporto del personale, sia nella sanità che nei settori produttivi ad essa collegati. E questa non è macelleria sociale?
Le scelte effettuate finora e la prolungata crisi economica hanno già pregiudicato l'accessibilità ai servizi sanitari, soprattutto fra le categorie più deboli e nelle regioni più in difficoltà, acuendo le già forti diseguaglianze sociali e territoriali.
Siamo i primi a volere un SSN sostenibile, ma non a questo prezzo. Ci sono soluzione alternative che la UIL FPL continua da tempo a sostenere:
revisione dei modelli organizzativi ed assistenziali, per adeguarli ai reali bisogni di salute ed all'accresciuto patrimonio professionale degli operatori della sanità;
sviluppo di politiche per la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio;
lotta agli sprechi partendo dalla riduzione delle stazioni appaltanti, carrozzoni inutili voluti dalla politica, che moltiplicano i costi;
piano straordinario di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie, che costituirebbe anche un volano per l'occupazione e la crescita economica;
lotta alle degenerazioni del potere, fonti di fenomeni corruttivi e di condizionamenti impropri, compresi quelle della criminalità organizzata;
Insomma tagliare non è certo sinonimo di razionalizzare, è solo un modo facile per fare cassa. La Sanità e i suoi operatori hanno già messo sul piatto oltre 35 miliardi. Per questo diciamo al Governo: abbiamo già dato, adesso è ora di cambiare.
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