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PIEMONTE: A GIUGNO CASSA INTEGRAZIONE IN CALO DEL 35,9%, MA FORTISSIME PREOCCUPAZIONI PER L'OCCUPAZIONE DI DECINE DI MIGLIAIA DI LAVORATORI

In Italia, a giugno, sono state autorizzate 74,5 milioni di ore di cassa integrazione, con un calo del 22,7% rispetto al mese precedente.

In Piemonte, nello stesso mese, sono state richieste 6.820.640 milioni di ore di cassaintegrazione, in diminuzione del 35,9% rispetto a maggio (-44,1% ordinaria, -12,5% straordinaria, -85,4% in deroga).

I lavoratori interessati sono stati complessivamente 40.121, con un calo di 22.520 unità rispetto a maggio.

L'andamento delle ore richieste nelle province piemontesi è stato il seguente:Verbania +89,9%, Torino +11%, Asti -11,4 %, Novara -23,8%, Biella -69,0%, Alessandria -78,4%, Vercelli -86,4%, Cuneo -91,3%.

Nel primo semestre 2014 state richieste complessivamente 60.151.323 ore di cassa integrazione con un calo del 15,7% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Nella nostra regione la variazione percentuale della cassa integrazione per settori produttivi agiugno, rispetto a maggio, è stata la seguente: Industria -31,7 %, Edilizia -20,5%, Artigianato

-89,6%, Commercio -59,8%, Settori vari -98,2%, Totale -35,9%.

DICHIARA IL SEGRETARIO GENERALE UIL PIEMONTE GIANNI CORTESE:

"I dati della cassa integrazione, letti disgiuntamente da quelli relativi alla disoccupazione, possono essere fuorvianti ed indurre a false interpretazioni. L'aumento del numero dei disoccupati e, in particolare, il dramma dei giovani senza lavoro fanno dire, come rilevato dai più importanti istituti, che l'auspicata ripresa continua ad essere la grande assente dell'economia italiana. Se il Governo non finanzierà adeguatamente la cassa in deroga e se non desisterà dal proposito di prevedere una durata massima di otto mesi nella fruizione della stessa, a partire da settembre decine di migliaia di lavoratori nella nostra regione potrebbero essere collocati in mobilità, quindi licenziati. E' giunto il momento di smetterla con le chiacchiere e di assumere atti concreti, per impedire che la coesione sociale, già sfilacciata, riceva un colpo decisivo, con conseguenze incalcolabili".

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