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Si è svolto presso la Sede del Cnel il Seminario "L'uguaglianza non ha genere" con l'obiettivo di contribuire a porre in essere azioni concrete di contrasto alle molteplici forme di disparità tra i generi.

La strada per una effettiva e sostanziale uguaglianza tra uomini e donne, infatti, ancora non si è conclusa: si sono create condizioni di pari opportunità, purtroppo e in larga parte, solo sulla carta. E questo anche nel mondo del lavoro. Da qui la proposta del Cnel di un Forum sulla Parità di Genere, istituito su istanza di operatori del settore, rappresentanti delle Parti sociali e della società civile organizzata. L'attenzione è rivolta in particolar modo ai problemi dell'occupazione femminile e del divario retributivo dal punto di vista sia salariale che sociale, in stretta connessione con il tema della difficile conciliazione dei tempi di vita-lavoro e dell'inadeguatezza del sistema di servizi a sostegno della famiglia, a partire dalla scuola per l'infanzia, e allo sviluppo dei necessari supporti alla genitorialità e ai compiti di cura che devono essere condivisi.

"É giunto il momento di cambiare alla radice l'approccio sociale e culturale che è alla base delle discriminazioni di genere, a partire dalla società, e, dunque, anche nella stessa organizzazione del lavoro che deve divenire maggiormente inclusiva a tutti i livelli, favorendo un sistema di valutazione professionale e di formazione che premi equamente le persone: solo così si potrà davvero far ripartire il nostro Paese, perché un sistema industriale che si vuole qualificare come moderno e innovativo non può rimanere ancorato a vecchi stereotipi non solo ingiusti ma che ne inficiano lo sviluppo produttivo". Lo hanno affermato le Segretarie Confederali Uil Tiziana Bocchi e Ivana Veronese nel corso del dibattito al quale hanno partecipato.

Se si vogliono davvero superare le differenze di genere e costruire un Paese più giusto ed equo è fondamentale, inoltre, che tutti, donne e uomini, si assumano l'impegno di fare insieme una grande battaglia di civiltà che dalle famiglie, attraversi la scuola, il mondo del lavoro, l'intera società, la politica, e non da ultimo, il sindacato, ponendosi l'obiettivo di educare al rispetto dell'altro diverso da sé.

Sebbene la società sia profondamente cambiata in questi anni siamo ancora lontani dal considerare il lavoro delle donne come un investimento. Disoccupazione, difficoltà di accesso al lavoro e alla formazione, così come alle forme di salario accessorio, minori possibilità di carriera, riduzione involontaria di orario, discontinuità lavorativa e tipologia di attività svolta continuano a marcare differenze di genere in una organizzazione del lavoro che si muove, ancora oggi, entro i confini di un modello coniugato al maschile.

"La contrattazione collettiva – hanno concluso Bocchi e Veronese - rappresenta, e lo sarà anche in futuro, uno strumento fondamentale per supportare le lavoratrici attraverso un'organizzazione del lavoro maggiormente flessibile e per il rafforzamento di misure per la condivisione delle responsabilità genitoriali e di cura".

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