Siamo nel momento più difficile di sempre per il settore dei Call Center in outsourcing, c'è una crisi conclamata che è sotto l'occhio di tutti che oggi porta altri 4000 licenziamenti, già in atto o che saranno aperti a ore, mentre altre migliaia arriveranno entro la fine del 2016.
Non si può più considerare i Call Center come un comparto residuale di nessuna rilevanza economica, quello che il Settore attraversa è un problema che investe l'intero Paese che va risolto una volta per tutte ed al quale il Governo deve dare tutto il rilievo e l'attenzione che merita attuando interventi in tempi brevissimi.
Parliamo infatti di un comparto industriale di 80 mila addetti, molti dei quali nel Mezzogiorno, fatto di occupazione stabilizzata e stabile (c'è un tasso di abbandono per cambio lavoro di meno del 2%) la cui maggioranza è fatta di giovani e di donne, tutte diplomati e con molti laureati. Un comparto che va incontro a trasformazioni tecnologiche e di modelli di business, come già avvenuto in altri paesi avanzati, che necessità di poter pianificare e finanziare investimenti, formazione continua, qualità.
C'è il rischio concreto che la crisi del Settore di questi giorni e i licenziamenti, in alcuni territori, possano intaccare in qualche modo addirittura il tessuto economico e sociale degli stessi.
Per risolvere la crisi serve innanzitutto massima consapevolezza e volontà di superarla da parte di tutti i soggetti interessati a partire da chi rappresenta le aziende del settore, Asstel ed Assocontact, dai Committenti pubblici o partecipati dal pubblico (ad esempio Poste ed Enel), dal Governo.
Per i Call Center, per gli 80mila lavoratori che vi operano, serve un Patto di Sistema e noi siamo pronti a
portarlo avanti
Proprio qualche giorno fa, benché come prevede la legge non ne siano ancora state codificate le condizioni applicative nel Contratto nazionale di riferimento (peraltro scaduto dal 2014), e a dispetto di chi sostiene il contrario, la Clausola Sociale ha trovato la sua prima pratica applicazione in un cambio d'appalto di Telecom Italia a Matera, con otre 400 lavoratori che hanno mantenuto integralmente il lavoro.
Segno di una genuina ed apprezzabile volontà, da parte di una delle più grandi imprese private italiane, di conformarsi subito ad un provvedimento teso a dare regole certe e più eque al settore.
Ora il Governo, che ha dato prova di una rinnovata sensibilità sull'argomento riaprendo con il Viceministro Teresa Bellanova il tavolo inattivo da oltre un anno, deve farsi artefice di quelle misure di politica industriale che riconoscano lo stato di crisi del settore dei Call Center e lo rimettano su un nuovo percorso caratterizzato da regole certe ed uguali per tutti che permettano una sana concorrenza non finanziata impropriamente, come fino ad oggi è avvenuto, da incentivi, sgravi , ammortizzatori sociali.
Al Governo chiediamo un intervento immediato su Poste Italiane ed Enel, aprendo tavoli di confronto specifici per applicare subito le clausole sociali alle ultime gare già effettuate che vedono i lavoratori di GepinContact ed Almaviva aver già perso le attività. La perseguita riqualificazione del sistema degli appalti, che è obiettivo più generale assolutamente condiviso dalla Uilcom, passa necessariamente attraverso tale primo passo.
Per le delocalizzazioni chiediamo l'applicazione rigorosa dell'art. 24 bis della l. 83/2012 e delle relative sanzioni, perché da essa può derivare nel giro di qualche mese il rientro dall'estero di alcune migliaia di posti di lavoro. Chiediamo soprattutto al Governo di essere artefice della omogeneizzazione per il settore della disciplina degli ammortizzatori sociali e di ricomprenderlo dentro il campo di applicazione dell'integrazione salariale straordinaria non prevista dal Jobs Act (l. 148/2015), mentre ai fini dell'assistenza integrativa è necessario equiparare i collaboratori dei servizi di vendita "outbound" ai lavoratori dipendenti.
Il settore dei Call Center italiano è in crisi, la crisi peggiore da quando è nato, a rischio ci sono migliaia di posti di lavoro e la tenuta stessa di alcune aziende consolidate ed importanti. Per questo serve scrivere subito la disciplina della Clausola Sociale con Asstel, in non più di qualche settimana, senza attendere i tempi più lunghi della rinnovazione contrattuale. Come Uilcom siamo pronti a fare la nostra parte, a prenderci le nostre responsabilità, come fino ad oggi abbiamo fatto senza mai tirarci indietro, senza trincerarci dietro posizioni ideologiche o precostituite. Ora auspichiamo che anche tutti gli altri facciano lo stesso.
Roma, 18 marzo 2016
La Segreteria Nazionale
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