Dichiarazione di Antonio Foccillo, Segretario confederale Uil
È ora di finirla con questo ripetuto atteggiamento autoreferenziale del Governo e poi accusare gli altri interlocutori di non collaborare e chiedere sempre con chi stanno. Se si vuole collaborazione, si deve dialogare e confrontarsi anche con le posizioni altrui. Come Uil, abbiamo sempre sostenuto che le riforme senza la partecipazione sono destinate a fallire.
Il Sottosegretario alla Funzione Pubblica, Rughetti, in un'intervista sostiene che i sindacati: "Hanno preferito tentare di bloccare l'attuazione della legge piuttosto che trovare soluzioni. Noi andiamo avanti nell'interesse dei cittadini, loro decidano da che parte stare".
Ebbene il Sottosegretario non può fare accuse generiche. Dica quando e in che modo il sindacato avrebbe avuto questa posizione. E soprattutto lo circostanzi.
Non è vero che il sindacato ha preferito bloccare la riforma sulle province, infatti, il sindacato aveva firmato un protocollo d'intesa con l'allora Ministro Del Rio e con il Ministero della funzione pubblica condividendo i rischi di una modifica senza partecipazione dei diversi interlocutori istituzionali e sociali. Protocollo che serviva a rendere tutto il passaggio delle funzioni, la gestione del personale e il ridisegno dello Stato attraverso Osservatori a livello nazionale e regionali dove le parti si confrontavano. Da quel momento solo silenzio, non sono mai stati aperti tali organismi e non si è potuto discutere della problematica in modo sufficiente e costruttivamente e non certo per colpa del sindacato, che anzi continua a chiedere di insediare tavoli di confronti a tutti i livelli.
Sulla valutazione del Sottosegretario tesa a chiedere da che parte stia il sindacato, possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che stiamo dalla parte dei cittadini e dalla parte dei lavoratori. Stiamo con i cittadini, perché le funzioni che svolgevano in passato le province, oggi, non si sa chi le deve svolgere, con grave nocumento per i servizi. Stiamo con il personale delle province perché esso è in un limbo, non sapendo dove si deve allocare e neppure chi lo deve pagare, perché non si conoscono ancora quali funzioni restano alle province e quali devono passare ad altri organi dello Stato.
La verità è che si è fatta una riforma senza un confronto con le istituzioni e con le rappresentanze sociali e, adesso, quando emergono difficoltà, si tenta di scaricare le responsabilità su altri soggetti. Un po' di autocritica andrebbe fatta da parte del Governo.
Roma 1.4.2015