Dall'approvazione della riforma per il riordino del sistema delle autonomie locali contenuta nella L. 56/2014, troppi sono stati i vincoli introdotti da una legge di stabilità che con i suoi tagli lineari ha modificato l'iniziale progetto sul quale Governo e OO. SS. avevano raggiunto l'intesa.
Troppo alto il rischio che a pagare le conseguenze della solita spending review all'italiana siano al solito i cittadini, con il taglio dei servizi essenziali e i lavoratori, con l'impossibilità eventuale di non riuscire a ricollocare tutto il personale coinvolto dal riordino presso altri Enti Pubblici.
Preoccupante anche il "ritardo" che Governo e regioni si sono accordati sulla originaria tabella di marcia che, per il sopraggiunto taglio ai finanziamenti delle province, sta provocando il perverso effetto di impegnare le Province, in attesa del riordino, nell'ardua impresa di erogare i medesimi servizi e garantire gli stessi livelli occupazionali con risorse finanziarie estremamente contingentate.
Al quadro estremamente incerto sopra delineato va aggiunta l'assenza delle tabelle di equiparazione previste dall'art. 29-bis del D. Lgs. 165/2001, che il Governo avrebbe deciso di approvare senza il confronto con le parti sociali.
Per tutte queste ragioni l'attivo nazionale dei delegati dello scorso 25 febbraio ha proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle province e deciso la programmazione di una importante manifestazione nazionale, che vuole essere l'inizio di un percorso a tutela dei servizi ai cittadini che questo Governo ha scelto di cancellare, con "un colpo di spugna" insieme ai lavoratori.
La grande manifestazione nazionale di tutti i lavoratori delle Province
si svolgerà nella mattinata di sabato 11 aprile in Piazza SS. Apostoli a Roma
La manifestazione è solo l'inizio di un percorso di mobilitazione che dovrà proseguire con iniziative e manifestazioni presso tutte le regioni colpevoli di essere "inermi" di fronte la scelta "miope" di far arretrare la presenza dello Stato e delle Autonomie Locali sul territorio cancellando competenze professionali e con esse i servizi ai cittadini.