Dichiarazioni del Segretario generale Uila Stefano Mantegazza
"Domani, 23 dicembre, alla Camera sarà definitivamente approvata la legge di Stabilità: un solo articolo e 755 commi che i senatori hanno votato senza avere il tempo di leggere.
Il testo definitivo sembra in larga parte quello che il presidente del Consiglio aveva presentato al parlamento spiegando che avrebbe cambiato verso al paese. Ce lo auguriamo ma temiamo che l'Italia del 2015 sarà pericolosamente simile a quella di quest'anno" ha dichiarato Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil.
"La legge di stabilità riduce i costi del lavoro per le imprese, che ringraziano, ma che continueranno a non investire: il paese vive una crisi di domanda; le aziende, con eccezione di quelle che esportano, non sanno a chi vendere i loro prodotti e i loro servizi. Questa situazione è destinata a permanere. Infatti, non avendo tagliato la spesa pubblica improduttiva mancano le risorse utili a incentivare i consumi. I tagli della legge di stabilità riconducibili alla spending review sono poco più di 9 miliardi, circa la metà rispetto all'obiettivo fissato nel Def; circa il 10% di quello che secondo noi si poteva tagliare.
Renzi si era impegnato a ridurre partecipate e centri di spesa. Nel primo caso parliamo di 38 mila poltrone, nel secondo di 24.000 strutture che comprano di tutto e di più in nome e per conto dello Stato, spesso a prezzi esorbitanti" ha detto ancora Mantegazza.
"Capisco che affondare il bisturi nelle cancrene della politica sia complicato ma con quei tagli ripartivano i consumi, estendendo il bonus degli 80 euro a incapienti e pensionati e rinnovando i contratti del pubblico impiego. Con quei tagli si evitavano le piccole e grandi angherie inferte ai lavoratori dipendenti come la tassazione ordinaria del TFR e i dazi sulla previdenza integrativa.
Con quei tagli si evitavano le maxi-clausole di salvaguardia dei conti pubblici, a partire da quelle legate all'aumento dell'IVA o delle accise sulla benzina. Tutto rinviato, tutto dimenticato: così l'Italia non cambierà verso" ha concluso.
"Alcuni giornali tornano a raccontare la favoletta degli 800 mila nuovi posti di lavoro che, come per incanto, si materializzeranno nel nostro paese a partire dal 1° gennaio 2015, in virtù del nuovo contratto a tutele crescenti.
Magari fosse! Ma purtroppo non sarà.
Le imprese, senza una ripresa dei consumi non aumenteranno gli organici solo perché si riduce il costo del lavoro. Come dicono gli economisti: nessun cavallo beve se non ha sete.
L'opportunità offerta dal legislatore sarà però sicuramente sfruttata per far fronte all'ordinario turn over che avviene nel nostro paese ogni anno (1 milione e mezzo di persone lascia un lavoro a tempo indeterminato e viene sostituito) e in luogo dei contratti a termine: al posto di tre persone occupate per una parte dell'anno ne avremo due a tempo pieno".
Queste le parole del segretario generale Uila-Uil, Stefano Mantegazza a commento dell'articolo su La Stampa di oggi che stima 800.000 nuovi posti di lavoro per il prossimo anno.