In una sua circolare, l'Aran sostiene che i dipendenti pubblici in ferie possono essere richiamati al lavoro per esigenze di servizio. Non entro nel merito della vicenda, ma vanno chiarite tre questioni. Innanzitutto, sono i contratti a definire diritti e doveri dei dipendenti e non certo le circolari dell'Aran.
Inoltre, ciò che dice l'Aran non ha valore di legge: può rappresentare un'interpretazione della norma contrattuale, ma deve essere comunque riconosciuta da entrambe le parti. Infine, questa impostazione "scandalistica" che caratterizza tutto ciò che riguarda i pubblici dipendenti è diventata insopportabile: non è vero che siamo in una giungla, le regole ci sono, basta che siano applicate dai dirigenti responsabili.
Ciò detto, perché non ci si scandalizza del fatto che, da oltre sette anni, questi lavoratori sono senza contratto e si continua a bistrattarli e a offenderli? Perché non ci si scandalizza per la reiterata disapplicazione di una sentenza della Corte costituzionale che ha giudicato illegittimo il blocco della contrattazione? È anche ora, peraltro, di arrivare a un'uniformità contrattuale per i pubblici e i privati, a partire dalla defiscalizzazione del salario accessorio e dall'unificazione dell'età pensionistica per le donne, solo per citare i casi più noti e tacendo le tante altre differenze. Insomma, si aprano davvero i tavoli per i rinnovi dei contratti, così da valorizzare i tantissimi dipendenti pubblici che continuano a fare il proprio lavoro.
Roma, 26.6.2016