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In queste due giornate molto si è discusso e si discute dei temi che ci impegnano tutti ad annullare i danni prodotti dall'Amianto nella nostra città.

Sulla partita c'è un impegno reale, abbiamo tolto l'Eternit dagli edifici pubblici, scuole, tettoie di mercati, capannoni ,palestre, ma non è un lavoro concluso che  può fermarsi, sia sul fronte della prevenzione che sul fronte ambientale, così come non deve fermarsi la ricerca di sanità e di giustizia.

Quando parliamo di prevenzione però, non dobbiamo fermarci alla triste vicenda casalese dove, purtroppo, registriamo una sconfitta sul tema, la mancata prevenzione ha prodotto la tragedia che ha coinvolto la nostra gente.

Le leggi in materia non mancano nel nostro paese, il problema è farle rispettare.

Quanto costa alla comunità la mancata prevenzione ambientale, la mancanza di una politica   che ponga al centro dell'impegno delle parti sociali l'analisi delle nocività presenti, la rimozione di tutti i fattori di insalubrità e di rischio che  si possono incontrare nell'organizzazione del lavoro, in termini, oltre che di dolore, di costi sociali.

L'occasione casalese dove, la colpevole imprevidenza ha prodotto una tragedia, deve indurci ha riflettere sul fatto che, pur avendo in Italia leggi che pongono alla attenzione di tutti gli operatori di produzione, l'importanza , la centralità, della qualità della vita di chi lavora; per egoismo, ignoranza, mancanza di umanità, anche le più elementari norme vengono disattese.

Basti pensare che, pur avendone verificato la nocività, persistono sui nostri palazzi antenne ricetrasmissive di radio, tv, telefonia, negli ambienti di lavoro non esistono sempre ambienti  con microclima accettabile, uffici con attrezzature che permettano posture degli operatori  men che dannose.

Non serve richiamare i casi Tyssen  o Ilva, per ricordare che le nocività letali si ripetono, come a Casale, in tempi più vicini a noi, creando il giusto scalpore, la giusta indignazione.

Quante malattie professionali, sofferenze, vecchiaie infelici, che diventano calvari verso la fine, sono da addebitarsi a trascorsi professionali in condizioni di disagio e rischio ambientale ?

Queste giornate, nelle quali si discute e si discuterà anche negli anni a venire, dei danni causati dalla vicenda Amianto, devono costituire occasione per allargare il nostro orizzonte sulla vigilanza ambientale, sull'esigenza che la salubrità dei luoghi di lavoro diventi il primo tema presente nelle piattaforme sindacali, non meno che sull'operare degli addetti alla prevenzione ambientale.

I danni  indotti, in termini di dolore per le famiglie, di vecchiaie all'insegna della precarietà salutare, di costi medicali e sociali ingenti, devono diventare il primo monito per tutti.

Casale, con il suo carico di dolore, con la sua amara esperienza, con il suo indomito coraggio, sia ancora una volta esempio e punto di riferimento per una meditazione a tutto campo sul principio che il lavoro debba essere fonte di vita e non fonte di morte.

Luigi Ferrando

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