Finalmente sottoscritto il contratto dei lavoratori delle funzioni centrali. Un atto di grande responsabilità nei confronti dei lavoratori dopo 8 anni di blocco, perché gli si riconosce finalmente un aumento del loro potere di acquisto. Di primaria importanza sono le parti che ripristinano le nuove relazioni sindacali, riconsegnando un ruolo di partecipazione ai lavoratori nei processi di riforma nelle varie amministrazioni.
Gli incrementi economici sono in linea con l'accordo del 30 novembre e sono fatti salvi gli 80 euro del bonus Renzi. Positiva poi la possibilità di inserire nella contrattazione di secondo livello il welfare aziendale anche nel pubblico impiego. Si procederà, inoltre, immediatamente, tramite una commissione, alla definizione di un nuovo ordinamento professionale e a nuove classificazioni. Il contratto sottoscritto vale per il triennio 2016/2018.
Vi proponiamo una sintesi degli articoli del disegno di legge di bilancio inerenti il personale del pubblico impiego.
Misure per il lavoro, la previdenza e l'inclusione sociale
Art. 18
Incremento soglie reddituali "Bonus 80 euro"
La norma dispone, per lavoratori pubblici e privati, un incremento dei limiti reddituali previsti per il riconoscimento del c.d. bonus 80€. Prescrive un aumento delle due fasce di riferimento pari a 600€, portandole da 24.000€ a 24.600€ e da 26.000€ a 26.600€. Mentre per i pubblici dipendenti si riduce, così, in parte la platea dei soggetti che rischiavano di perdere il beneficio con gli incrementi contrattuali per il triennio 2016/2018.
Misure per l'istruzione e l'università
Art. 53
Dirigenti scolastici
La norma, allo scopo di tener conto delle nuove funzioni attribuite ai dirigenti scolastici dalla legge c.d. Buona Scuola e al fine di ricercare la progressiva armonizzazione della retribuzione di posizione di parte fissa a quella prevista per le altre figure della stessa area dirigenziale del comparto Istruzione e Ricerca, stanzia uno apposito finanziamento fino al 2020 da destinare alla contrattazione collettiva nazionale, aggiuntivo alle risorse già prevista a tal fine dalla Buona Scuola nel Fondo unico nazionale. Talché si consentirà, a regime (nel 2020), l'armonizzazione della retribuzione di posizione di parte fissa dei suddetti dirigenti.
Art. 54
Personale amministrativo
Si reintroduce la possibilità per il dirigente scolastico di conferire incarichi di supplenze brevi e saltuarie in caso di assenze del personale amministrativo e tecnico per periodi a decorrere dal trentesimo giorno. Di tal modo si vuole assicurare la funzionalità ordinaria delle segreterie scolastiche.
Si stabilisce che, entro il 2018, verrà bandito un concorso pubblico per l'assunzione di direttori dei servizi generali ed amministrativi. Gli assistenti amministrativi, che, alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno maturato almeno tre interi anni di servizio negli ultimi otto nelle mansioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi, possono partecipare a tale procedura concorsuale anche in deroga ai requisiti professionali previsti.
Art. 55
Scatti stipendiali dei professori universitari
La norma prevede che il regime di progressione stipendiale per classi su base premiale dei docenti universitari viene trasformato da triennale a biennale. Dispone, inoltre, l'incremento del fondo per il finanziamento ordinario.
Art. 56
Assunzione di nuovi ricercatori nelle università e negli Enti Pubblici di Ricerca
La norma consente di immettere nel sistema universitario e della ricerca circa 1.600 nuovi ricercatori.
Art. 57
Incremento del fondo per il diritto allo studio universitario e delle borse di dottorato
Il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio è incrementato al fine di garantire gli strumenti e i servizi per il pieno successo formativo agli studenti capaci e meritevoli privi di mezzi.
È incrementato, inoltre, il Fondo di finanziamento ordinario delle Università statali, allo scopo di adeguare l'importo delle borse concesse per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca.
Art. 58
Politiche invariate
Si rideterminano gli oneri complessivi (anche contributivi) posti a carico del bilancio dello Stato per la contrattazione collettiva relativa al triennio 2016-2018 e per i miglioramenti economici del personale dipendente dalle amministrazioni statali in regime di diritto pubblico in complessivi 300 milioni di euro per l'anno 2016, 900 milioni di euro per l'anno 2017 e 2.850 milioni di euro a decorrere dal 2018 con un incremento, rispetto a quanto previsto dalla legislazione vigente, di 1.650 milioni di euro dall'anno 2018.
Gli importi complessivi corrispondono ad incrementi retributivi per il 2016, il 2017 e a decorrere dal 2018, rispettivamente, dello 0,36%, dell'1,09% e del 3,48% del complessivo monte salari utile ai fini contrattuali al netto della spesa per l'indennità di vacanza contrattuale (IVC) nelle misure vigenti a decorrere dal 2010. Lo scorporo dell'IVC si rende necessario in quanto tale indennità, ai sensi della legislazione vigente, è da considerarsi quale beneficio contrattuale riferito al periodo 2016-2018 e, pertanto, non può essere presa a riferimento per la determinazione degli ulteriori miglioramenti economici concernenti tale triennio.
La predetta percentuale del 3,48% è stata determinata considerando l'obiettivo di cui all'accordo stipulato con le OO.SS dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione il 30 novembre 2016 di riconoscere a decorrere dal 2018 benefici medi mensili di 85 euro lordi e prendendo a riferimento la retribuzione media del personale appartenente ai comparti oggetto di tale
accordo.
Si stabilisce, poi, che, per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall'amministrazione statale, gli oneri per i rinnovi contrattuali per il triennio 2016- 2018, nonché quelli derivanti dalla corresponsione dei miglioramenti economici al personale di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (vedi professori e ricercatori universitari), sono posti a carico dei rispettivi bilanci.
Si pone, infine, un incremento di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 da destinare ai lavoratori socialmente utili.
OSSERVAZIONI
La lettura del disegno di legge di bilancio per il 2018, come Uil ci porta ad evidenziare alcune lacune e a manifestare dei dubbi circa il rispetto degli impegni assunti dal Governo nell'accordo del 30 novembre.
Dapprima, sottolineiamo l'assenza, rispetto a quanto trapelava dalle prime indiscrezioni, dell'estensione ai pubblici, a partire dal 2018, del più favorevole regime fiscale previsto per i privati, onde poter incentivarne l'adesione ai fondi di previdenza complementare come stabilito dall'accordo.
Notiamo, poi, come non ci sia alcun riferimento, ancora una volta, alla detassazione del trattamento accessorio dei pubblici dipendenti, permanendo così una disparità evidente tra pubblico e privato.
Vogliamo manifestare, infine, una nostra perplessità circa la copertura complessiva del beneficio degli 80€ attualmente goduto dai lavoratori pubblici, dato che l'aumento salariale di 85€comporterà un incremento reddituale superiore all'innalzamento della fascia che è pari a 600€.
L'innalzamento delle fasce reddituali, del resto, non può dirsi pienamente rispondente alle prescrizioni di cui all'accordo del 30 novembre, dato che il mantenimento del bonus per i dipendenti pubblici, rispondeva, nella logica dell'accordo, all'esigenza di tutelare il loro potere di acquisto già leso dal blocco per legge dei rinnovi per 8 anni e, di conseguenza, di non render così, nella sostanza nulli, per i lavoratori destinatari, gli effetti dell'incremento salariale per il triennio 2016/2018.
Roma, 3.11.2017
VERSIONE INTEGRALE DELLA LETTERA A REPUBBLICA
BARBAGALLO: RIDUZIONE DELLE TASSE E RINNOVO CONTRATTI, UNA VITTORIA DEL SINDACATO
L'articolo di Mania, pubblicato lo scorso 4 aprile, suggerisce alcune riflessioni. Il giornalista sostiene che nella cosiddetta sfida degli 80 euro tra Sindacati e Governo, quest'ultimo sarebbe uscito vincente. Egli dice: il risultato ottenuto con le trattative del commercio e dei bancari è da considerare "a regime", la concessione del governo è avvenuta in un'unica soluzione.Aritmeticamente, nulla da eccepire. Interpretare tutto ciò come una sconfitta del Sindacato, però, è un errore di analisi prospettico. Sono 15 anni che rivendichiamo una riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati e se finalmente un Governo, seppur parzialmente, ha realizzato questa richiesta, non importa il perché l'abbia fatto, conta solo che l'abbia fatto.
C'è davvero una sfida su questo terreno? Magnifico, è proprio ciò che vogliamo: l'Esecutivo, allora, ci superi e riduca le tasse anche quest'anno, e anche per i pensionati, di 90 euro. Saremmo, così, felicissimi di essere stati nuovamente sconfitti! In realtà, se ciò accadesse, vinceremmo tutti, altrimenti sarebbe solo lui il perdente.
Ai più sfugge un particolare: nella sua eccezionale capacità adattiva, il Sindacato ha mutato tattica e, seppur mediaticamente relegato in un angolo dall'arroganza dell'uomo solo al comando, prosegue il suo impegno a difesa dei propri rappresentati. Lo fa - mi si passi la metafora - giocando più a scacchi che lottando sul ring.
Tuttavia, le due arti sportive non si escludono a vicenda e lo dimostreremo presto. Ci sono imprenditori o associazioni imprenditoriali che non vogliono rinnovare i contratti? Scherzano col fuoco: gli faremo sciopero nelle realtà in cui realizzano profitti. E questo ragionamento, fatte le debite proporzioni, vale anche per il Governo, il peggior datore di lavoro, che da sei anni tiene bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Un'ultima notazione. Ho detto che il 2015 deve essere l'anno dei contratti: ci stiamo riuscendo e anche unitariamente. Basterebbe già questo a cantar vittoria per i lavoratori, per l'economia del Paese, per i Sindacati. Ma abbiamo appena iniziato.
Carmelo Barbagallo
Segretario generale Uil
Per rilanciare l'occupazione ci vogliono investimenti pubblici e privati: lo ha già detto il Governatore della Banca d'Italia, ma è rimasto inascoltato. Per quel che riguarda, poi, la legge di stabilità, noi vorremmo che il Presidente del Consiglio rispettasse la promessa di estendere gli 80 euro ai pensionati e agli incapienti.I pensionati sono i veri ammortizzatori sociali delle famiglie italiane: dove c'è un giovane che non trova lavoro o un cassintegrato o un disoccupato, intervengono con il loro aiuto. Inoltre, chiediamo che si stanzino le risorse necessarie a riprendere la contrattazione nel Pubblico Impiego.
Ci era stato detto che il jobs act avrebbe creato le condizioni per far affluire capitali in Italia: al momento, però, continuano a fuggire dal nostro Paese. Si era anche detto che non si sarebbero più operati tagli lineari, ma si sta continuando sulla stessa impostazione.
Per quel che riguarda, inoltre, il Tfr, si ricordi che si tratta di soldi dei lavoratori: devono decidere loro come utilizzarli, se per la pensione integrativa oppure se metterli in busta paga. Bisogna tagliare le tasse sul lavoro: è questa la vera ricetta per dare una speranza di sviluppo al nostro Paese.
Bisogna, infine, puntare sulla semplificazione e sulla riduzione delle attuali 150mila leggi: è una riforma che non costa nulla e che può dare importanti risultati. Perché non cominciamo?
Ecco la dichiarazione di Antonio Foccillo, segretario confederale Uil: "Il Ministro Madia ha voluto confermare, con un intervento tempestivo e deciso, le indiscrezioni in merito a un ulteriore rinvio dei contratti del pubblico impiego, sostenendo che siamo in crisi e che, quindi, saranno i lavoratori a doverla pagare.
Lo stesso Ministro, poco tempo fa, aveva sostenuto diversamente. Ricordiamo al Ministro che gli 80 euro non sono sufficienti per i lavoratori del pubblico impiego, così come da lei affermato, e non possono essere considerati un aumento contrattuale. Infatti, negli altri settori produttivi, oltre agli 80 euro si rinnovano anche i contratti, mentre nel pubblico impiego sono pochi ad aver diritto al bonus, sia per la cifra di riferimento, sia perché, nella somma su cui si stabilisce il diritto a riceverlo, viene calcolato, a differenza degli altri settori, anche il salario di produttività, con la motivazione che non è defiscalizzato. Oltre al danno, dunque, anche la beffa!
A questo punto, dopo una riforma che ha penalizzato, ancora una volta, i dipendenti pubblici si continua con questa impostazione nella prossima legge di stabilità. E' venuto il momento di rispondere forte e chiaro che non sono accettabili queste vessazioni continue e soprattutto il non rispetto dei patti. Il contratto, la contrattazione, fanno parte di normali relazioni fra parti e la seconda è tutelata dalla Costituzione, pertanto la nostra risposta dovrà essere rivolta a garantire questi principi e questi diritti, utilizzando tutti gli strumenti possibili a partire dallo sciopero del Pubblico impiego".
Roma, 4.9.2014
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