Le rappresentanze sindacali CISL FP, UIL FPL, FIALS e NURSING UP dell'ASL AL , avendo espresso nella precedente segnalazione, solidarietà e apprezzamento verso gli operatori sanitari che con abnegazione e senso del dovere quotidianamente sono in prima linea a fronteggiare e lottare per arginare la diffusione del COVID-19, lavorando in condizioni che mettono a rischio e pericolo la propria salute e quella delle persone a loro vicine, chiedono di venire a conoscenza delle seguenti problematiche:
• Numero di Assunzioni del personale del comparto avvenute per l'Emergenza Covid 19
• Gestione del Personale del comparto dei servizi di tutto l'ambito dell'ASL AL depotenziati e del Blocco Operatorio di Casale M.to.
• Gestione dei Reparti Covid
• Numero di Reparti Covid attivi nei vari presidi dell'ASL AL.
• Situazione in riferimento a presenza ed approviggionamento dei DPI dei Distretti e P.O. dell'ASL AL.
• Conoscenza dei Protocolli e/o Procedure presenti in azienda in riferimento al corretto utilizzo dei DPI sia nei reparti Covid+ che in tutti gli altri servizi durante tutta la durata del turno, sia
per le attività a bassa/media / alta intensità di cura
• Eventuali servizi dove verrà sospesa l'attività a seguito del Decreto n. 34 del 21.3.2020 della Regione Piemonte.
Le scriventi rappresentanze sindacali ribadiscono che non è possibile chiedere agli operatori sanitari di svolgere la loro attività nella situazione di assoluto rischio per se stessi e per gli stessi pazienti assistiti.
In attesa di riscontro le scriventi OO.SS, chiedono all'Azienda la fornitura completa per tutti gli operatori dei DPI necessari nei quantitativi adeguati e in linea con il rischio infettivo ed i protocolli di protezione più recenti indicati dalle linee guida dell'ISS e dagli organismi internazionali, e diffidano la stessa dall'adottare azioni, come il riutilizzo dei DPI (mascherine, Camici impermeabili, ecc.), poiché tali procedure mettono a rischio di contaminazione gli operatori e quindi la loro sicurezza.
Alessandria, 22 marzo 2020
CISL FP firmato Sergio Melis
UIL FPL firmato Claudio Bonzani
FIALS firmato Alberto Accordi
NURSING UP firmato Moreno Maraffa
Ecco la lettera inviata da Cgil, Cisl e Uil lo scorso 14 marzo 2020 al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo e al Ministro della Salute Roberto Speranza:
Siamo con la presente a segnalarvi la situazione di grande difficoltà nella quale i lavoratori del food delivery stanno svolgendo la loro prestazione, testimoniata anche in queste ultime ore dalla stampa.
Le scriventi OO.SS. in data 11 marzo hanno provveduto a scrivere ad Assodelivery richiamando l'associazione e le sue associate ad un corretto adempimento delle norme e a dotare, conseguentemente i lavoratori, che sono in continuo contatto con altre persone, di strumenti idonei alla loro protezione ma anche a quella delle numerose persone con cui vengono quotidianamente a contatto.
Tutto ciò sottolineando che tali strumenti dovevano essere aggiuntivi rispetto a quelli già resi obbligatori dalla legge 128/2019. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta e, a parere delle scriventi OO.SS., la situazione ad oggi non risulta assolutamente migliorata, anzi.
Al contempo alcune Regioni e/o Comuni hanno adottato misure volte alla limitazione o sospensione del servizio, con la conseguenza di lasciare, peraltro, questi lavoratori, che allo stato non hanno alcun ammortizzatore sociale, senza possibilità di avere un reddito.
Alla luce di quanto sopra e del Protocollo odierno, chiediamo, pertanto, che il governo si faccia parte attiva affinché le imprese di questo settore si adeguino immediatamente alle disposizioni governative e avviino un'interlocuzione con le scriventi OO.SS. per stabilire modalità omogenee con le quali procedere all'attività che garantiscano la sicurezza dei lavoratori e degli utenti del servizio.
p. le Segreterie Confederali
CGIL CISL UIL
Tania Scacchetti
Luigi Sbarra
Tiziana Bocchi
I periodi di gravidanza e quelli dopo il parto richiedono una particolare attenzione e misure di protezione specifiche, sia per la salute della donna lavoratrice sia per quella del bambino.
Molte attività lavorative costituiscono infatti per la lavoratrice in gravidanza e dopo il parto una condizione di rischio per la sua salute o per quella del bambino. Il "Testo Unico sulla maternità/ paternità" (D.Lgs. n. 151/01) tutela la Sicurezza e la Salute delle lavoratrici durante il periodo di gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio, anche nel caso di adozione o affidamento.
Norme specifiche riguardano l'obbligo della "valutazione dei rischi" per le lavoratrici gestanti che deve essere effettuato dal datore di lavoro, secondo le vigenti disposizioni, nonché il divieto di adibire la lavoratrice durante il periodo di gravidanza e, in alcuni casi fino a 7 mesi dopo il parto, a lavori pericolosi, faticosi e insalubri.
Fermo restando il divieto di adibire le lavoratrici a lavori vietati (espressamente indicati dalla legge), il datore di lavoro, nell'ambito dell'obbligo della valutazione dei rischi, valuta quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza. Se dalla valutazione emerge un rischio il datore di lavoro modifica temporaneamente le condizioni o l'orario di lavoro, oppure, nella impossibilità, e in ogni caso in presenza di lavori vietati, sposta la lavoratrice ad altra mansione, informando l'Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL).
Se lo spostamento ad altra mansione non è possibile, il datore di lavoro lo comunica all'ITL, che dispone l'interdizione anticipata e/o prolungata dal lavoro della lavoratrice per tutto il periodo di tutela previsto.
Vi è inoltre il divieto assoluto di adibire le lavoratrici gestanti e madri al lavoro al lavoro notturno dall'accertamento dello stato di gravidanza fino ad un anno di età del bambino, e in determinati casi stabiliti dalla legge. Il divieto si applica anche alla madre adottiva o affidataria di un minore.
Nel caso di gravidanza a rischio, in presenza di "gravi complicanze della gestazione o di persistenti forme morbose" l'interdizione dal lavoro è disposta dalla ASL. L'astensione anticipata può essere richiesta dall'inizio della gravidanza fino all'inizio del congedo obbligatorio, ma può interessare anche periodi limitati di tempo. La domanda si intende accolta decorsi sette giorni dalla sua presentazione/ricezione e il provvedimento "decorrerà dalla data d'inizio dell'astensione dal lavoro".
Durante il periodo di astensione anticipata/prolungata dal lavoro viene corrisposta un'indennità giornaliera pari all'80% della retribuzione media giornaliera, salvo condizioni di maggior favore previste da disposizioni contrattuali, come nel periodo di congedo di maternità obbligatorio.
Si ricorda infine che le lavoratrici gestanti hanno diritto a permessi retribuiti, per l'effettuazione di esami prenatali, accertamenti clinici ovvero visite medico specialistiche, nel caso in cui questi debbano essere eseguiti durante l'orario di lavoro.
Un'altra vita umana è stata spezzata a causa di un infortunio sul lavoro, l'ennesimo in Italia dall'inizio dell'anno. Dal 1° gennaio sono oltre 300 i morti nel nostro paese per motivi professionali.
Si tratta di Davide Olivieri, un giovane operaio ventiduenne di Busalla che è rimasto coinvolto in un grave incidente mentre manovrava un muletto nell'azienda presso la quale era occupato, la Sli di Vignole Borbera.
In occasione del 1° maggio scorso i Sindacati avevano ribadito con forza la condanna per la mancanza di una cultura della sicurezza e di misure idonee a salvaguardare l'incolumità delle persone nelle aziende.
Non è in alcun modo tollerabile che per poter lavorare si debba ancora mettere a repentaglio la salute e, in taluni casi, la vita stessa. A maggior ragione oggi che esistono strumenti adeguati per la prevenzione dei rischi.
Per tali ragioni, le Organizzazioni Sindacali della provincia di Alessandria, nell'unirsi al dolore della famiglia e degli amici per la perdita di un giovane lavoratore, proclameranno a breve un pacchetto di 4 ORE DI SCIOPERO
DI TUTTE LE CATEGORIE DELL'INDUSTRIA
Il giorno della protesta verrà stabilito appena sarà resa nota la data delle esequie e sarà successivo ad esse. Contestualmente chiederemo un incontro urgente alla Prefettura allo scopo di individuare misure più stringenti di prevenzione.
Alessandria, 7 giugno 2018
Il leader della UIL a un convegno sulla sicurezza con il Capo della Polizia
"Sicurezza, Legalità, Lavoro". Su questi temi, di grande attualità, la Uil Emilia-Romagna ha organizzato un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Capo della Polizia, Franco Gabrielli, del Presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del Sindaco di Bologna, Virginio Merola. Presenti anche Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, Matteo Piantedosi, Prefetto di Bologna e Ignazio Coccia, questore di Bologna.
I lavori sono stati introdotti da Giuliano Zignani e da Antonio Cosi e sono stati conclusi dal Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
"Bisogna sconfiggere l'illegalità diffusa - ha sottolineato il leader della Uil - che ancora persiste nel nostro Paese e che determina anche un paralizzante senso di insicurezza nei nostri concittadini. Affrontare i problemi che riguardano la sicurezza e la legalità significa anche risolvere una questione economica, perché la malavita organizzata drena risorse sottraendole al territorio. Ci vogliono più investimenti per la sicurezza e la legalità e occorre determinare migliori condizioni di lavoro per tutte le Forze dell'ordine. A questo proposito - ha aggiunto Barbagallo - dopo anni e anni di vana attesa, finalmente siamo riusciti a ottenere il rinnovo del contratto per tutti questi lavoratori che svolgono un'attività pericolosa e che, dunque, meritano più attenzione e maggiore serenità. Bisogna, infine - ha concluso Barbagallo - porre argine alla delinquenza e ragionare in termini di sicurezza preventiva, a partire dalle scuole, per fermare il bullismo e la microcriminalità che rischiano di diventare terreno fertile in cui può attecchire anche la criminalità organizzata".
Bologna, 30 gennaio 2018
Nell'incontro del 2 ottobre le OO.SS. hanno avanzato proposte in merito a "Sfera di applicazione", "Contrattazione di II livello e Diritti di informazione", "Classificazione" e "Cambio di appalto".
La "Sfera di applicazione" è già stato oggetto di confronto ma permangono ancora elementi di divergenza rispetto ad alcune attività, annoverabili a nostro giudizio esclusivamente tra quelle accessorie. Riguardo alla "contrattazione di II livello", qualora non si proceda al recepimento/armonizzazione delle regole previste negli accordi interconfederali, è necessario almeno operare qualche correttivo rispetto a quanto previsto dal precedente CCNL (per materie demandate, premio di risultato ecc.). Quanto alla "classificazione", la proposta è limitata all'impostazione: un sistema unico per superare il dualismo esistente nel CCNL 2013, articolato su 6 livelli più uno (Quadri), al cui interno inserire profili e mansioni. Per il "cambio di appalto" è stata avanzata una radicale riformulazione della norma esistente.
Le Associazioni, seppure con qualche distinguo, hanno manifestato forte perplessità in via di principio rispetto alla "classificazione unica", senza però addurre nel merito ragioni oggettive. Rispetto alla contrattazione integrativa, hanno nuovamente insistito per il superamento di accordi locali in contrasto (perché migliorativi) con il CCNL: una richiesta rigettata dalla OO.SS. per motivi facilmente intuibili.
La proposta relativa al "cambio di appalto" non è stata approfondita ed è rinviata alla prossima riunione; non sfugge che la discussione sul punto è fondamentale, anche alla luce di quanto dichiarato dalle controparti nella scorsa riunione circa la pregiudiziale posta tra legislazione (art. 29 DLgs. 276/2003, art. 2112 c.c.) e clausole sociali.
Il confronto proseguirà nei giorni 25 ottobre e 17 novembre, sempre a livello di delegazione. Si ritiene utile sviluppare una puntale informazione tra i lavoratori della Vigilanza
Privata e della Sicurezza (non decretati) sull'andamento della vertenza in considerazione del tempo già trascorso dalla presentazione della piattaforma e dell'andamento del confronto.
Cordiali saluti
Il Segretario Nazionale
(Stefano Franzoni)
Il Segretario Generale
(Brunetto Boco)
OGGETTO : comunicazione della mancata partecipazione delle organizzazioni sindacali di Polizia Penitenziaria ai festeggiamenti per il Bicentenario della Fondazione del Corpo che si terranno negli Istituti penitenziari della Regione Piemonte e V. d. A..
Le scriventi OO.SS., con la presente, comunicano che, nel condividere l'iniziativa delle segreterie e dei coordinamenti Nazionali delle Sigle SAPPe – OSAPP – UIL/PA – SINAPPE – FNS/CISL – U.S.P.P. – CNPP/FSA – CGIL, le quali hanno indetto, e confermato dopo l'incontro col Ministro della Giustizia, la manifestazione di protesta che si terrà martedì 19 settembre p.v. a Roma in piazza Montecitorio a partire dalle ore 9.00, concomitante con i festeggiamenti del bicentenario del Corpo, non parteciperanno ai festeggiamenti. Pertanto preannunciano che in data 21 settembre 2017, con inizio alle ore 9.00, manifesteranno davanti la Casa Circondariale di Brissogne (Aosta); e il giorno successivo 22 settembre 2017, con inizio alle 09.00, manifesteranno avanti la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, per vedere riconosciute le seguenti rivendicazioni:
Per chiedere più sicurezza ed ottenere adeguati strumenti per garantire l'incolumità dei poliziotti penitenziari, stante l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti tra le sbarre;
Per chiedere un adeguato piano di nuove assunzioni di Agenti di Polizia Penitenziaria (sono 8.000 le unità necessarie al Corpo);
Per chiedere un adeguamento delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da quasi 10 anni;
Per chiedere il ripristino di corrette relazioni sindacali in sede centrale (DAP) e presso gli Istituti e servizi penitenziari del Paese;
Per chiedere una rimodulazione del provvedimento di "riordino delle carriere";
Per chiedere il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario richiesto al personale di Polizia Penitenziaria del Piemonte e Valle d'Aosta e non retribuito;
Per chiedere la somministrazione di pasti dignitosi in tutte le mense di servizio degli istituti del Piemonte e Valle d'Aosta;
Per chiedere la fornitura di vestiario che permetta al Personale di Polizia penitenziaria di presentarsi in servizio in maniera decorosa e uniforme;
Oltre ai problemi sopra elencati, che accomunano la totalità degli istituti del Piemonte e Valle d'Aosta, le scriventi Organizzazioni Sindacali MANIFESTANO più specificatamente per l'immediata assegnazione di un Direttore ed un Comandante in pianta stabile presso la Casa Circondariale di Brissogne ( Aosta ) e per l'immediato avvicendamento dei vertici preposti alla direzione della Casa circondariale di Biella;
Inoltre:
Allo stato non vi è da festeggiare, ma riflettere sul futuro del Corpo, e sul malessere generale che vive giornalmente il Personale, e che spesso si traduce in gesti disperati ed estremi, come avvenuto per il Poliziotto penitenziario in servizio presso il Nucleo Cittadino di Palermo, suicidatosi con l'arma di ordinanza in data 13 settembre 2017, e meno di due giorni dopo analoga sorte è occorsa ad altro collega a Prato.
Ogni giorno nelle carceri italiane contiamo gravissimi eventi critici che vedono spesso soccombere i poliziotti penitenziari, sempre più soli e senza adeguati strumenti di difesa. Non solo aggressioni e colluttazioni: dall'inizio dell'anno sono stati quasi 40 i detenuti suicidi in cella e numerosi sono anche gli atti di autolesionismo ed i tentati suicidi compiuti Pag. 4 di 3
da essi, sventati grazie al tempestivo intervento degli eroi con la divisa della Polizia Penitenziaria, senza i quali queste drammatiche statistiche raggiungerebbero cifre non degne di uno Stato civile.
Questo è il momento di indignarsi con forza per quanto sta accadendo giornalmente negli Istituti penitenziari, per mostrare alla politica assente, sorda ai nostri costanti richiami ed appelli, e ad una Amministrazione Penitenziaria silente ed incapace di gestire e risolvere le continue criticità, le pessime condizioni lavorative ed organizzative degli Istituti Piemontesi e Valdostani, dotati di organici sottodimensionati alle reali necessità, gravati da carichi di lavoro che il personale di Polizia Penitenziaria è costretto, da tempo, a sopportare in ragione delle nuove ed attuali necessità.
La nuova apertura di diversi padiglioni negli Istituti penitenziari piemontesi sommata alla mancanza di oltre 800 poliziotti penitenziari, doveva essere d'impulso per un'inversione di tendenza politica, indirizzata ad una maggiore collaborazione con i sindacati ed alla ricerca di strumenti adeguati al fine di ripristinare la piena sicurezza nel nostro sistema penitenziario.
Purtroppo ciò non è accaduto, e considerato il persistere delle attuali condizioni di sofferenza organica si rischia in concreto di vedere vanificati gli sforzi fin qui compiuti dall'Amministrazione Penitenziaria e dagli organi di Governo per deflazionare il sovraffollamento nelle carceri, ed ottemperare agli obblighi stabiliti dalla Corte Europea dei Diritti Umani in relazione alla sentenza Torreggiani.
Non è, infatti, ipotizzabile dare attuazione ad un programma di ammodernamento del sistema penitenziario e dell'esecuzione penale secondo quei canoni formulati dalla succitata sentenza senza un investimento in termini di potenziamento numerico delle piante organiche presenti in Regione e nella Nazione.
La possibilità data ai detenuti di muoversi con maggiore autonomia tra gli spazi detentivi, e di consentirne la permanenza fuori dalla cella fino per un minimo di 8 (otto) ore giornaliere, pone degli oggettivi problemi di sicurezza non più solo penitenziari ma anche pubblica, rispetto al quale si chiede un intervento ad adiuvandum da parte delle altre Autorità e organi di Pubblica sicurezza. Soprattutto nelle realtà detentive di piccole dimensioni il Personale opera già a livelli minimi di sicurezza durante le ore antimeridiane, e si riduce ai minimi termini nei turni pomeridiani e notturni, con un'inferiorità numerica rispetto alla popolazione detentiva che espone il Personale di sezione al concreto pericolo di restare vittima di quegli stessi eventi critici che deve impedire e fronteggiare. Viste le condizioni attuali, è legittimo preoccuparsi per la sicurezza interna ed esterna al carcere è doveroso investire di tale difficile situazione anche le Autorità competenti a garantire l'ordine e la sicurezza sul territorio. Pag. 5 di 3
Si rivendicano nuove assunzioni di Agenti, adeguate a fronteggiare le oltre 8.000 unità necessarie al Corpo, nuove dotazioni di risorse finanziare e tecnologiche, una rimodulazione del riordino delle carriere (che non ci soddisfa affatto), adeguati stanziamenti per il rinnovo del contratto scaduto ormai da dieci anni ed il ristabilirsi di corrette relazioni sindacali. Basta! Gridiamo la nostra rabbia e la nostra sfiducia perché non ce la facciamo più ad essere aggrediti dai detenuti ed abbandonati dalle istituzioni.
Con questo degradante e mortificante quadro che affligge il sistema penitenziario piemontese, il Personale di Polizia Penitenziaria è costretto a fare turni di servizio non inferiori alle otto ore giornaliere, con un notevole consumo di lavoro straordinario, di incerta remunerazione a causa dell'ulteriore e preannunciato taglio sui fondi anche di questo capitolo di spesa.
Le OO.SS. non solo sono perplesse ed amareggiate dalle risposte ricevute, e da come si sta pensando di affrontare la preoccupante situazione da tempo denunciata, ma sono seriamente preoccupate perché, a breve, ci si troverà nell'impossibilità di gestire adeguatamente le carceri, con grave nocumento per la sicurezza della collettività.
Per questi motivi le OO.SS. del Comparto Sicurezza non parteciperanno ai festeggiamenti per il Bicentenario della Fondazione del Corpo che si terranno negli Istituti della Regione Piemonte e Valle D'Aosta, anzi, da oggi, si è costituita una larga intesa per mettere in campo azioni di lotta sindacale, le quali culmineranno con l'avvio delle prime manifestazioni di protesta regionali sopra preannunciate, unica via per riappropriarci della dignità perduta.
Questa rappresenterà l'occasione per chiedere all'Opinione Pubblica, a tutti i Cittadini, di aiutarci e di sostenere questa nostra protesta, in quanto una Società è degna di essere denominata "civile" se anche le Sue Carceri garantiscono dignità di vita e nel lavoro a chi è recluso, e alla Polizia Penitenziaria che in tali luoghi svolge la sua difficile ed importante attività.
Distinti saluti
SAPPE OSAPP UILPA SINAPPE FNS CISL USPP CNPP FP CGIL
Santilli Barassi Carbone Tuttolomondo Napoli Giglio Renda Scalzo
Chiepolo Passafiume Paterino Casertano
I sindacati della Polizia penitenziaria incontrano il ministro Orlando ma, al termine della riunione, confermano la mobilitazione in programma martedì 19 settembre a Roma in piazza Montecitorio a partire dalle ore 9. Con la rivendicazione «meno parole e più fatti a sostegno della Polizia Penitenziaria», i sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns Cisl, Uspp, Fsa-Cnpp e Fp Cgil promuovono, infatti, un sit in in occasione della ricorrenza del bicentenario del corpo.
Al centro dell'iniziativa la richiesta di «più sicurezza e adeguati strumenti per garantire l'incolumità dei poliziotti penitenziari, dato l'aumento di aggressioni, colluttazioni e ferimenti tra le sbarre; un adeguato piano di nuove assunzioni di Agenti di Polizia Penitenziaria (sono 8.000 le unità necessarie al Corpo); un adeguamento delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da quasi 10 anni; il ripristino di corrette relazioni sindacali in sede centrale (Dap) e presso gli Istituti e servizi penitenziari del Paese; una rimodulazione del provvedimento di 'riordino delle carrierè».
Temi posti al centro della riunione di oggi col ministro della Giustizia, Andrea Orlando, - si legge in una nota - «ma che ha registrato esiti negativi». Da qui la conferma delle ragioni alla base della manifestazione di martedì 19 settembre che non avrà più corteo perché non autorizzato. Appuntamento quindi alle ore 9 in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati dietro le parole d'ordine «Meno parole e più fatti per la Polizia Penitenziaria». (ANSA).
Pochissime risposte da uffici pubblici ministeri a monitoraggio su condizioni uffici
Si è conclusa l'ultima fase del monitoraggio avviato dalla Uilpa nel novembre 2015, quando fu chiesto ai datori di lavoro pubblici (Ministeri, Agenzie Fiscali ed Enti Pubblici non economici), un confronto sugli adempimenti previsti dalla legge del 9 aprile 2008, 81, finalizzato a misurare lo 'stato di salute' della Pubblica Amministrazione, inteso a verificare le reali condizioni degli ambienti, delle relazioni di lavoro e della qualità della vita dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche, i cui risultati sono stati oggetto di un'elaborazione statistica.
"Un'indagine a tappeto sulle varie articolazioni centrali e periferiche della P.A., il cui risultato più significativo è sicuramente il 'silenzio' diffuso su tutto il territorio nazionale". A segnalarlo è il segretario generale della Uilpa, Nicola Turco. Un silenzio che osserva "si riferisce indistintamente a tutte le macro Aree del Paese (Nord, Centro, Sud ed Isole), con punte eclatanti che riguardano il ministero della Giustizia (75,9%), il Mef (73,9), il Miur (73,8%), l'Interno (73,2%), il Mibact (69,6%), il Mit (66,7%), il Lavoro (69,4%), la Difesa (51,9%)".
"Un silenzio - sottolinea Turco - che fa riflettere non solo sulla reale conformità a norma dei luoghi e dei processi di lavoro ma soprattutto sulla stessa percezione e sensibilità del management pubblico rispetto a tali problematiche". Il Segretario Generale della Uilpa evidenzia che "i risultati dell'indagine rappresentano plasticamente la scarsa cultura e l'insufficiente programmazione in materia di prevenzione e benessere organizzativo, fattori che si ripercuotono sulla qualità della vita dei lavoratori ma anche sui servizi erogati ai cittadini".
Fonte (AdnKronos)
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