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Il leader della UIL a un convegno sulla sicurezza con il Capo della Polizia

"Sicurezza, Legalità, Lavoro". Su questi temi, di grande attualità, la Uil Emilia-Romagna ha organizzato un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Capo della Polizia, Franco Gabrielli, del Presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del Sindaco di Bologna, Virginio Merola. Presenti anche Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, Matteo Piantedosi, Prefetto di Bologna e Ignazio Coccia, questore di Bologna.

I lavori sono stati introdotti da Giuliano Zignani e da Antonio Cosi e sono stati conclusi dal Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

"Bisogna sconfiggere l'illegalità diffusa - ha sottolineato il leader della Uil - che ancora persiste nel nostro Paese e che determina anche un paralizzante senso di insicurezza nei nostri concittadini. Affrontare i problemi che riguardano la sicurezza e la legalità significa anche risolvere una questione economica, perché la malavita organizzata drena risorse sottraendole al territorio. Ci vogliono più investimenti per la sicurezza e la legalità e occorre determinare migliori condizioni di lavoro per tutte le Forze dell'ordine. A questo proposito - ha aggiunto Barbagallo - dopo anni e anni di vana attesa, finalmente siamo riusciti a ottenere il rinnovo del contratto per tutti questi lavoratori che svolgono un'attività pericolosa e che, dunque, meritano più attenzione e maggiore serenità. Bisogna, infine - ha concluso Barbagallo - porre argine alla delinquenza e ragionare in termini di sicurezza preventiva, a partire dalle scuole, per fermare il bullismo e la microcriminalità che rischiano di diventare terreno fertile in cui può attecchire anche la criminalità organizzata".

Bologna, 30 gennaio 2018

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Contributo per il gruppo di lavoro "Economie"

L'insieme del movimento antimafia, oltre ad avere un momento collettivo con il quale esprimere pubblicamente le proprie convinzioni, ha bisogno di una forte e diffusa iniziativa politica finalizzata a riattualizzare il profilo strategico di fronte ai processi e ai cambiamenti che caratterizzano questa fase nuova della azione mafiosa, dei fenomeni di corruzione, del rapporto fra politica-mafia-affari e più in generale del tema delle economie illegali. Un recente studio dell'Università Bocconi individua il "peso tradizionale" dell'economia criminale italiana attestandolo al 10,9% rispetto al PIL. Se a tale quota aggiungiamo il "sommerso fiscale", stimato intorno al 16,5%, possiamo notare che il sommerso totale raggiunge una quota pari al 27,4% del PIL. Questa filiera di illegalità condiziona l'economia, ma anche i comportamenti delle persone. Di fronte a questo quadro chiaro ed allarmante assistiamo purtroppo a comportamenti da parte delle istituzioni assai contraddittorie. Infatti di fronte ad un un contesto di vulnerabilità delle famiglie e delle singole persone, causato dal loro progressivo impoverimento, che spinge le persone ad assumere comportamenti illusori di ultima istanza come cadere nel perimetro del gioco d'azzardo patologico o bussare in ambienti malavitosi per bisogno di credito, assistiamo ad un Paese che autorizza la presenza di 400mila slot e macchinette da gioco. Contemporaneamente assistiamo ad una scarsa disponibilità   di risorse per la sanità pubblica, come ad esempio i soli 250 mila posti letto d'ospedale. Così come non possiamo non evidenziare il fatto che i fenomeni di corruzione nella gestione della "Cosa Pubblica" sono purtroppo in crescita e che questi fenomeni sempre più determinano una relazione stretta con gli interessi mafiosi. Un paese così è un paese che non ha scelto con chiarezza da che parte stare e con che respiro investire nel benessere dei propri cittadini. Purtroppo queste prassi perpetrate da gruppi dirigenti che generano infiltrazione della Mafia nell'Economia e nella Politica tardano a tramontare.

Dobbiamo poter riconquistare quel "Controllo Sociale del Territorio" che le mafie esercitano e che è una delle forze importanti del sistema mafioso, a cominciare dalle periferie.  La criminalità organizzata, la corruzione rappresentano il maggiore ostacolo allo sviluppo democratico, politico ed economico di molti Paesi, tanto da spingere istituzioni e agenzie internazionali e la stessa UE, a lanciare un programma in materia di prevenzione del crimine nel mondo intitolato "Cultura della legalità". Il fenomeno della criminalità organizzata e della corruzione costituisce certamente, oggi, un problema globale che investe ed influenza tutte le comunità internazionali: diventa, pertanto, necessario ed indifferibile promuovere azioni integrate quantomeno al livello Europeo per arginare e contrastare le attività criminali.

Gli appuntamenti dei prossimi mesi assumono dunque un grande significato, ragion per cui dobbiamo imprimere ogni sforzo per intensificare il profilo della nostra proposta. Abbiamo di fronte a noi una occasione importante nella quale sentiamo la necessità di lanciare a tutta la Società Civile e alla Politica, al Paese Reale e al Paese Istituzionale, una sfida per una azione corale proponendo rinnovate frontiere di impegno politico e civile per conquistare condizioni di libertà e di legalità oggi purtroppo mortificate e finanche negate.

Occorrerà sin dai prossimi passi rendere esplicita la forza delle idee e la forza corale e collegiale.

Le organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL sono da tempo impegnate sul tema della legalità, del contrasto alle mafie ed alla criminalità organizzata, indirizzando la loro iniziativa a sostegno di un'economia legale che rafforzi la sana e corretta competizione delle imprese, che affermi pienamente la dignità delle persone, i diritti dei lavoratori e la tenuta della coesione sociale.

Intanto vogliamo scegliere di raccontare l'Italia non più lasciando il primato ai modelli liberisti e "finanzacentrici", ma intendiamo assegnarne una trazione sociale, solidale e di qualità della vita incardinata sui bisogni e sull'attenzione alle persone e nell'alveo dello sviluppo sostenibile. Bene il superamento del "monopolio" del PIL a vantaggio dell'affiancamento degli indicatori BES - sempre più numerosi e protagonisti - che vanno incoraggiati perché rappresentano il segno del cambiamento.

Il contrasto alle forme di illegalità economica si fa in primo luogo togliendo i patrimoni alla criminalità organizzata ed alle mafie per poi restituirli sani e legali alla collettività.

Le esperienze e le conoscenze maturate negli ultimi anni sul versante della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e alle mafie ci consegnano un quadro abbastanza chiaro sulle criticità e i limiti legislativi e operativi. Si stima che delle oltre 40.000 aziende sequestrate e confiscate, per un valore di circa 30 miliardi di euro,  il 90% fallisce.

La difficile e, a volte contorta via del ribaltamento dello schema mentale che "la mafia dà il lavoro e l'antimafia lo toglie" è una scommessa , una sfida necessaria per contrastare le mafie e ordinare la nostra società dentro l'alveo della legalità.

In modo abbastanza sommario si può convenire che le criticità maggiori risiedono nel quadro normativo e gestionale delle aziende sequestrate e confiscate, nelle procedure e nella mancanza di strutture e risorse adeguate. Il Nuovo Codice Antimafia, recentemente approvato in via definitiva dal Parlamento, rappresenta un passo avanti significativo che va nella direzione giusta. Adesso tuttavia i suoi contenuti vanno resi operativi, a partire dagli adempimenti che la Riforma assegna al Governo e per quanto riguarda il potenziamento della ANBSC al Ministero dell'Interno. Insomma CGIL CISL UIL sono impegnate unitariamente a far sì che l'implementazione delle nuove norme sia la più rapida possibile.

Il dato sul fallimento delle aziende in oggetto, le esperienze consumate sul versante delle autorità giudiziarie preposte alla gestione dei beni, i tempi lunghissimi tra sequestro e confisca, le questioni relative alle linee di credito bancarie, l'assenza di ragionevoli strumenti a tutela dei lavoratori, gli  interventi dei Tribunali fallimentari, gli alti costi per la emersione dalla illegalità, meritano di essere affrontati con la massima urgenza facendo diventare quelle nuove norme prassi consolidata. Trasformare l'azienda mafiosa in impresa legale, produttiva, trasparente, che sappia produrre lavoro vero e pulito e valori sociali costituzionalmente garantiti, è un obiettivo molto difficile ma non impossibile.

Dobbiamo, intanto, rilanciare l'etica della sinergia e ricalibrare il rapporto fra produttore e consumatore e, soprattutto, più in generale, rinvigorire l'idea di una economia sociale attraverso la quale realizzare tre obiettivi sostanziali: dare lavoro ai giovani, costruire un lavoro eticamente sostenibile, riprendere il controllo sociale del territorio proprio attraverso il riutilizzo delle attività sottratte ai mafiosi.

Occorre pertanto agire attraverso esperienze concrete e innovative, anche il concorso sincero e volitivo dei tanti soggetti che, a vario titolo, negli ultimi anni hanno speso le loro energie sul versante della lotta alle mafie. Amministratori locali, Istituzioni pubbliche, magistrati, docenti universitari, organizzazioni sindacali, reti produttive, cooperative, imprese, forze politiche, libere associazioni,  operatori della comunicazione, sistema scolastico di base dovrebbero confrontarsi e impreziosire la rete tessuta in anni difficili e straordinari e porre in essere una nuova ed efficace stagione di lotta per sconfiggere le mafie soprattutto sul versante economico, che rimane terreno decisivo alla luce della sua pervasività che non risparmia ambiti sociali, professionali, geografici.

Il lavoro rappresenta indubbiamente la condizione essenziale per dare alle persone la forza di non cedere ai ricatti e soprattutto il lavoro è la condizione per dare alle persone quella autonomia economica necessaria a progettare la propria vita. Ma occorre un lavoro tutelato e qualificato, non un lavoro sottopagato, sfruttato, ricattato, attraverso il quale si calpesta perfino la dignità delle persone in una sorta di moderna schiavitù.

Il campo d'azione è esteso: il fenomeno del caporalato, la gestione della immigrazione, i processi di integrazione, la tratta degli esseri umani, l'abbandono scolastico, la fuga dei giovani laureati all'estero, i fenomeni di familismo o di prebende per le assunzioni che oltretutto mortificano e impoveriscono qualità e professionalità, le morti insopportabili sul lavoro e tante altre battaglie che ci dovranno vedere impegnati in prima linea nel contrasto alle disuguaglianze ed agli abusi e per l'inclusione e coesione sociale elementi qualificanti in grado di connotarsi come presidi di legalità a cominciare da quella che affonda le radici nella natura economica.

La riforma del Codice Antimafia, infine, per la quale dovremo produrre ancora uno sforzo per un nostro impegno teso a garantire la sua piena applicazione, può rivelarsi utile in questo nostro rinnovato percorso di unità per la legalità.

Roma, 11 dicembre 2017

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Oggi a Roma si tiene, presso il Centro Congressi Frentani, in via dei Frentani 4, un convegno nazionale promosso dai sindacati delle costruzioni FenealUil Filca Cisl Fillea Cgil dal titolo "Legalità. Una priorità per il settore delle costruzioni e per l'intero sistema Paese."

Sarà l'occasione per le tre sigle edili di presentare le loro proposte ai numerosi rappresentanti istituzionali che interverranno insieme ai delegati aziendali da tutta Italia.

"I dati e le condizioni che riscontriamo in cantiere ogni giorno ci dicono che molto è stato fatto in tema di legalità ma non abbastanza ed una riflessione seria sugli strumenti di legge e sul ruolo delle parti sociali è necessaria per superare molte delle criticità esistenti – dichiarano i sindacati. – "Perché la legalità sia un fattore primario nello sviluppo del nostro paese occorre un'azione congiunta contro l'illegalità e le infiltrazioni mafiose a sostegno dell'economia legale e della corretta competizione delle imprese e per la promozione ed il risanamento produttivo ed occupazionale delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia.

I lavori inizieranno alle ore 10:00 e saranno presieduti da S. Scelfo – Responsabile Nazionale Legalità per la Filca Cisl, seguirà la relazione unitaria esposta a nome delle segreterie nazionali da G. Gorla – Segretario Nazionale Fillea Cgil. A concludere i lavori V. Panzarella – Segretario Generale  FenealUil.

Previsti gli interventi dell'On. F. Bubbico – Vice Ministro degli Interni, del Prefetto E. M. Sodano – Direttore ANBSC (Agenzia Nazionale Beni Sequestrati), del Prefetto A. Trovato – Direttore Struttura di Missione Antimafia per il Sisma 2016 e del Dott. Paolo Pennesi – Direttore INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro).

260917_PROGRAMMA LEGALITA'

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Legambiente Libera Cgil Cisl e Uil
Roma, 31 marzo 2015 Comunicato stampa Legalità e qualità nelle opere pubbliche Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil presentano il Decalogo per liberare gli appalti da sprechi, mafie e corruzione 10 priorità e 30 proposte concrete per un futuro migliore.

Documenti completi in allegato.


Per rendere il Paese più moderno e funzionale, garantire ai cittadini una migliore qualità della mobilità, della comunicazione e della vivibilità, puntando su legalità e trasparenza Legambiente, Libera, Cgil Cisl e Uil lanciano il decalogo "Legalità e qualità nelle opere
pubbliche" indirizzato al Premier e ministro ad Interim delle Infrastrutture Matteo Renzi.

L'obiettivo è quello sollecitare il Governo affinché siano prese tutte le misure necessarie affinché i cantieri delle opere pubbliche in Italia siano liberati dalla corruzione e dalle mafie, per rendere possibile la realizzazione di infrastrutture davvero utili per tutti, fondate su innovazione, qualità, trasparenza, sviluppo, occupazione, tutela del lavoro, dell'ambiente e del territorio.

"L'Italia ha bisogno di nuovi investimenti nelle infrastrutture per rendere il Paese più moderno, con città più vivibili e sostenibili. Occorre garantire strutture di comunicazione funzionali, impianti idrici e di depurazione efficienti, solo per fare alcuni esempi, indispensabili per far ripartire davvero l'economia.

I ritardi che caratterizzano il Paese, troppo spesso frutto di corruzione e opacità, possono essere recuperati solo attraverso scelte radicali, che passano innanzitutto per l'individuazione di opere realmente utili e coerenti con questa visione" – hanno dichiarato il
presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, Luigi Ciotti, presidente di Libera, e Susanna Camusso Segretario Generale della Cgil, Annamaria Furlan, Segretario Generale della CISL e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della UIL - "ma per questo serve una
uova programmazione, un confronto pubblico trasparente e delle serie e indipendenti analisi di costi e benefici".

Per sradicare la corruzione che pervade il settore dei lavori pubblici su cui, dal Mose all'Expo, è intervenuta a più riprese la magistratura, occorre cambiare in modo radicale il sistema che governa appalti e lavori.


Già nel 1996 il Rapporto Cassese (http://www.diritto.it/articoli/amministrativo/rapporto.html ) aveva fatto suonare allarmi che non sono stati ascoltati: a quasi venti anni da quel documento ancora troppo poco è cambiato.

"Su 33 grandi opere oggetto di indagine nel triennio 2007-2010, il costo sostenuto dalle casse pubbliche era passato da 574 milioni di euro dell'assegnazione iniziale a 834 milioni di euro: si tratta di un onere aggiuntivo per i cittadini pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione."

"È necessario stabilire regole chiare e responsabilità – hanno concluso Cogliati Dezza, Ciotti e Camusso, Furlan e Barbagallo - ma è altrettanto indispensabile innovare il settore delle costruzioni in Italia, per elevare finalmente la qualità della progettazione attraverso i concorsi, riducendo gli impatti e contribuendo alla lotta ai disastri ambientali con serie valutazioni preliminari, garantendo un trasparente confronto con i territori e la più ampia informazione dei cittadini, tutelando i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici".

Ecco, di seguito, dalle regole ai controlli, le dieci priorità indicate da Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil


1.Rendere più efficace il quadro normativo: recepire le Direttive comunitarie in tema di appalti e
procedere a una rapida riscrizione del nuovo codice degli appalti; snellire il codice dei contratti
pubblici per evitare il ricorso all'urgenza o all'azione in deroga delle norme; ridurre il numero dei
centri decisionali; riformare l'istituto dell'arbitrato;


2.Assegnare appalti di lavori, servizi e concessioni pubbliche solo tramite gare standardizzate:
abolire la trattativa privata e ridurre le strutture parastatali e quelle con struttura privatistica;
standardizzare e semplificare contratti del medesimo genere, prevedendo l'indicazione in fase di
gara del contratto applicato per profilo merceologico prevalente e l'utilizzo del documento di gara
unico europeo; attivare concorsi per tutte le opere pubbliche;


3.Rafforzare i corpi tecnici dello Stato per eliminare il ricorso a professionisti esterni in
progettazione e direzione lavori: abolire l'anomalo istituto del general contractor per evitare che la
direzione lavori sia in carico alla stessa stazione appaltante; organizzare corpi stato separati e
autonomi da influenze politiche; prevedere subappalti controllati, divieto di attribuzione del sub
appalto ad imprese che hanno partecipato alla gara;


4.Affidare lavori solo sulla base di progettazioni esecutive: permettere l'affidamento per le
concessioni di lavori e di project financing solo sulla base di progettazioni definitive; condizionare
l'esecuzione della gara alla sussistenza di finanziamenti sufficienti a coprire l'intera durata della
prestazione;


5.Implementare e migliorare il sistema delle whitelist: premiare nelle gara le imprese che non
siano coinvolte in vicende di corruzione e di mafia; rendere obbligatorio, per le categorie di lavori
sensibili, l'iscrizione alle whiteslist, preferire le imprese con buoni e certificati risultati nelle loro
precedenti attività contrattuali e controllare la certificazione fiscale e contributiva;


6. Attuare il miglior controllo istituzionale: ampliare i poteri di intervento, vigilanza e sanzione
dell'Autorità nazionale anticorruzione per tutte le opere pubbliche; definire indicatori certi e
quantificabili sia di processo che di risultato, in modo da poter tempestivamente misurare
l'efficienza della prestazione dei contraenti privati;


7.Rendere efficace il controllo tecnico per ogni appalto: scegliere collaudatori indipendenti sulla
base di criteri definiti dall'Autorità nazionale anticorruzione e solo alla fine dei lavori; fornire
incentivi economici per quei funzionari che conseguono buoni risultati ed inchieste interne volte ad
accertare le cause di procedure con esiti scadenti;


8.Garantire completa trasparenza e incoraggiare il controllo civico: adottare il Freedom Of
Information Act anche in Italia, per rendere massimamente trasparente qualunque opera pubblica
nazionale e locale; introdurre il Debat Public per tutte le opere pubbliche nazionali, con garanzie su
informazioni e risposte ai cittadini, sui tempi del confronto e delle decisioni.


9.Proteggere l'ambiente: attraverso la Valutazione di impatto ambientale sul progetto preliminare,
con verifiche nelle fasi successive e introduzione di Linee guida per le mitigazioni e compensazioni
ambientali; utilizzare materiali provenienti dal recupero nei capitolati di appalto, per ridurre il
prelievo da cava, attraverso il recepimento delle Direttive europee e fissando standard minimi
obbligatori;


10.Tutelare i lavoratori, contrastando la pratica del massimo ribasso; reintrodurre il rispetto
della clausola sociale vincolante nei campi di appalto; escludere dalle procedure di appalto le
imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali verso i lavoratori, assicurando la corretta
applicazione dei contratti collettivi e nazionali di lavoro; rendere obbligatorio il pagamento diretto
del subappaltante da parte della stazione appaltante e , in caso di inadempienza dell'impresa
appaltatrice, il pagamento diretto dei lavoratori da parte della stazione appaltante.


L'ufficio stampa Legambiente: 06.86268376 - 53 - 99

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