La terminologia per descrivere il fenomeno in questione è di origini anglosassoni. Si intende, con Yolo economy, la ricerca di un nuovo status quo, soprattutto dopo i due anni di pandemia. Molti giovani, per la maggiore chi lavora nell’ambito del digitale, hanno modificato le proprie prospettive in merito al lavoro.
Il primo lockdown, derivato da un evento tsunami, ha concesso, nel bene e nel male, a tutti momenti di riflessione. Ed è capitato che tante di queste riflessioni fossero rivolte al lavoro e alle priorità della vita. Sedentarietà, orari fissi, straordinari, lavoro ingolfante hanno spinto le persone a modificare la propria attitudine.
A ciò hanno fortemente contribuito la solitudine, la nostalgia, il terrore generato dal diffondersi di un virus da cui nessuno, almeno all’inizio, sapeva difendersi. Fattori che hanno agito sulla psiche in maniera decisiva e che hanno portato a una sorta di presa di coscienza, tanto da determinare una rivalutazione del proprio tempo.
Questi i motivi per cui molti hanno scelto di mettersi in proprio, di lavorare in smart working dettando i tempi, decidendo per sé stessi. Strettamente correlato a questo fenomeno c’è quello delle grandi dimissioni che sta colpendo diversi Paesi nel mondo. Si lascia il proprio posto di lavoro o per mettersi in pausa e riordinarsi la vita, o per cercare qualcosa che sia più stimolante, che offra delle nuove prospettive.
Il New York Times, recentemente, ha raccontato diverse storie di lavoratrici e lavoratori che stanno attraversando in pieno il fenomeno Yolo e se ne ricava che: in tanti hanno lasciato la grande città per vivere in spazi più avvolgenti, meno frenetici. Altri, poiché insoddisfatti del proprio percorso personale e/o lavorativo, hanno scelto di dare priorità alle proprie passioni o alle proprie famiglie, reinventandosi e cercando soluzioni adeguate per rendere conciliabili vita privata e lavoro.
C’è anche chi, banalmente, ha cercato un confronto con il proprio datore di lavoro per dialogare sulla questione.
Certo è che si tratta di assumersi un enorme rischio; ma a quanto pare gli effetti del Covid prima, e del conflitto in Ucraina poi, sono stati determinanti per compiere scelte radicali e in alcuni casi azzardate. D’altra parte, lo abbiamo detto all’inizio, si parte dall’assunto: “Si vive una volta sola”.
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