DATI OCSE 2014 e revisione della spesa pubblica con una drastica riduzione di sprechi, privilegi e burocrazia.
Sulla spesa per l'istruzione e per gli stipendi del personale della scuola va invertito il trend recessivo.
L'insieme dei dati del rapporto OCSE, diffuso oggi, lanciano al Paese l'allarme su tre temi per uscire dalla crisi e per la ripresa:
- superare il livello drammatico della disoccupazione, in particolare giovanile
- invertire il trend di bassa spesa per l'istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale, che pone l'Italia agli ultimi posti nella classifica dei paesi Ocse.
- la progressiva riduzione della retribuzione degli insegnanti, figura essenziale per una scuola di qualità
Su questo ultimo punto – mette in evidenza il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna - le decisioni del governo di non prevedere nessun incremento retributivo fino al 2018, né per il rinnovo del contratto, né per gli aumenti di anzianità, né per gli aumenti di merito, porterà inevitabilmente ad abbassare ulteriormente questa voce.
Se non si inseriscono investimenti già nella legge di Stabilità – continua Di Menna - e si confermano le previsioni del Def (con un livello invariato di spesa per l'istruzione in rapporto al totale della spesa pubblica) il penultimo posto in Europa, dopo di noi solo la Romania, è assicurato per i prossimi anni. Salvo diventare l'ultimo.
Per favorire occupazione e lavoro occorre una vera scossa – chiarisce il segretario della Uil Scuola - lavorando a investimenti straordinari e un drastico intervento di riduzione di quella parte di spesa pubblica davvero eccessiva e non compatibile con le esigenze del paese ancora finalizzata a sprechi, privilegi, incrostazioni burocratiche.
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