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Mobilitazioni, slogan, eventi trascinanti e video virali, testimonial inconsueti e iniziative inedite. E una petizione, volantinaggi, momenti di coinvolgimento della clientela e proteste creative con sorprese, una dietro l'altra, per cinque mesi filati, in ogni angolo d'Italia.

Il tutto legato da un unico filo conduttore: #cambiaIkea.

È questo l'hashtag, che rappresenta anche un invito rivolto direttamente ed in modo esplicito al colosso svedese, che contraddistinguerà questa stagione sindacale della UILTuCS, Unione italiana dei lavoratori dei settori turismo, commercio e servizi.

Il sindacato Uil sceglie il dialogo per sensibilizzare l'opinione pubblica e i clienti sulla situazione vissuta dalle lavoratrici e dai lavoratori.

Proprio quel dialogo che da un po' di tempo manca a Ikea nei confronti dei lavoratori che sono impiegati nei 21 negozi sparsi sul territorio nazionale, e  verso i sindacati che non vengono adeguatamente coinvolti.

Un confronto "che chiedono di riattivare. O meglio, di riciclare, come quei molti valori fondanti che Ikea ostenta come baluardi e punti fermi dai quali dice di far partire ogni sua politica del lavoro. E che invece sembra aver accantonato".

A spiegare come stanno le cose è Ivana Veronese della segreteria nazionale UILTuCS, che tratta in prima persona con l'azienda per tutto quello che riguarda la presenza di Ikea in Italia e il lavoro nei negozi.

"Ikea – spiega Ivana Veronese – si vantava di portare, anche in Italia, il suo modello produttivo e culturale: non solo quello commerciale e di prodotto, ma anche di scelte diverse da altri con una grande partecipazione ai processi aziendali di crescita ed evoluzione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Queste erano considerate ricchezze e valori aggiunti". "Oggi invece – specifica la dirigente sindacale – c'è un'azienda in cui le istanze dei dipendenti sono vissute come un peso da snobbare, dove il confronto sindacale, per Ikea, è un'inutile perdita di tempo: poche discussioni, nessun vero confronto, incontri solo informativi su decisioni calate dall'alto".

A questo, la UILTuCS dice di NO con fermezza, ma senza contrapposizioni e chiusure perché, "visto che il nostro intento e la nostra richiesta sono di dialogo – incalza il segretario generale UILTuCS Bruno Boco – non possiamo certo dare il via a un muro contro muro che potrebbe rivelarsi del tutto inutile. Ma restare fermi, passivi, non è da noi. Vogliamo spronare a riavviare un dialogo in cui la partecipazione sia reale, non una parola svuotata del suo senso".

L'iniziativa si alimenterà e crescerà, parallelamente ai territori, anche sui social network, sui canali Uiltucs Facebook, Twitter Instagram e Youtube per un'interazione di ogni strumento e piattaforma sui quali anche Ikea è presente, senza dimenticare ovviamente i negozi.

"D'altra parte – commenta sarcastica la Veronese – non è proprio Ikea che punta sul multi channel?"

Il tutto per restituire significato al cambiamento tanto sponsorizzato dall'azienda anche nell'ultimo catalogo, così come sul suo sito e nelle parole dell'Ad Belen Frau. "Ed è proprio a lei che ci rivolgiamo con un invito: torniamo a dialogare, non basta scrivere "cambiamento" su un catalogo".

#cambiaIkea per cambiare davvero anche per i lavoratori; loro sì, costretti a cambiare costantemente orari e turni, mansioni e reparti con alternanze illogiche.

Gli eventi e le iniziative in calendario, che saranno svelati ogni 15 giorni sul sito www.uiltucs.it, vengono scanditi da un countdown che segnerà anche il percorso della petizione.

Infatti, UILTuCS punta a raccogliere anzitutto tra le lavoratrici e i lavoratori, ma anche tra la clientela e negli altri contesti del lavoro, condivisione e solidarietà: strumenti, questi, di vera pressione sulla dirigenza italiana del gruppo svedese.

A caratterizzare tutte queste attività e mobilitazioni, ci penserà l'hashtag, che farà da trait d'union a tutte le iniziative messe in campo da lavoratori, clienti sostenitori e simpatizzanti che hanno a cuore la situazione.

Pubblicato in Notizie: UILTuCS

Il grande gruppo svedese, fino a ieri modello di corrette relazioni sindacali, in nome di un maggior profitto, cancella anch'esso, in un colpo solo, anni di attenzione ai problemi del lavoro. Ha dato disdetta unilaterale del contratto aziendale e vuole modificare e ridurre sia il premio aziendale sia le maggiorazioni del lavoro domenicale: i lavoratori che hanno contribuito al successo di questa realtà non meritano un simile trattamento.

A livello sindacale proseguiremo nella nostra battaglia e nella trattativa per difendere anni di conquiste anche all'IKEA. Si ripropone, però, ancora una volta, il problema più generale del rispetto delle regole da parte delle multinazionali.

Problema che non può essere risolto localmente, ma con un impegno del Governo ad affrontare la questione a livello europeo e internazionale, attraverso l'adozione di regolamenti che limitino lo strapotere di queste imprese senza confine.

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