Riflettere ed adoperarsi sulla crescita del lavoro temporaneo
Il bilancio del 2017 si chiude con una media annua di 172 mila posti di lavoro salvaguardati dalla cassa integrazione, con un potenziale perdita di 112 mila posti di lavoro rispetto allo scorso anno (dati elaborati dal Servizio Politiche Attive e Passive della UIL).
La continua flessione di ore autorizzate che si è registrata anche a dicembre scorso fa totalizzare nel 2017 un calo del 39,3% di ore richieste rispetto al 2016 dove, al netto di una cassa integrazione in deroga in estinzione, ciò che preoccupa maggiormente è la brusca riduzione delle ore di cassa integrazione straordinaria (- 43,2%).
Il riscontro proveniente dai dati, sempre più vicini ai valori del 2008, mostra però un indicatore di persistente malessere delle aziende laddove le ore di cassa integrazione straordinaria vedono un aumento del 150,3% rispetto all'anno pre-crisi (a fronte di una riduzione del 7,2% delle ore di cigo).
Chiaramente questi dati vanno aggregati anche con quelli provenienti dal Fondo di Integrazione Salariale (FIS) che, ad oggi, vede oltre 12,5 milioni di ore autorizzate e un montante di richieste per 60 mila lavoratori, in continuo aumento dall'entrata in vigore dello strumento.
Altro dato di sofferenza è l'aumento, rispetto al 2016, delle domande di disoccupazione pervenute nel periodo gennaio-novembre dello scorso anno, a fronte di una diminuzione che ha caratterizzato il triennio precedente.
Ci domandiamo, quindi, se la flessione della cassa integrazione coniugata all'aumento delle domande di disoccupazione, abbia una ragion d'essere nella recente e stringente riforma degli ammortizzatori sociali o se possiamo interpretare la riduzione della cassa integrazione in senso di risalita del sistema produttivo.
In questa seconda ipotesi, il dato sulla disoccupazione in crescita andrebbe letto come segnale preoccupante dell'aumento della temporaneità del lavoro come evidenziato, attraverso i dati dell'Osservatorio sul Precariato, dalla forte crescita dei rapporti a termine nel corso del 2017 (+26% sullo stesso periodo del 2016), dal calo dei contratti stabili dovuto anche alla scelta delle imprese di attendere il nuovo anno per assumere con sgravi contributivi e dall'inevitabile forte incremento delle cessazioni (+24,2%), su cui occorre riflettere e adoperarsi.
Roma, 18 gennaio 2018
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