"NON E' IL CORONAVIRUS IL PROBLEMA AL MOMENTO NELLE CARCERI ITALIANE, quanto piuttosto quello che sta dietro al coronavirus: ossia l'emergenza di evitare il contagio in una società ristretta, sovraffollata, promiscua come quella all'interno dei penitenziari italiani" dichiara Salvatore Carbone, segretario generale della UIL PA Polizia Penitenziaria del Piemonte.
"Questo non resterà solo un problema italiano", continua il segretario "L'Italia, purtroppo, è solo il primo dei paesi europei che vive e vivrà l'emergenza carceri; tuttavia, al momento, non si può non commentare e in negativo di quanto sta succedendo negli istituti, dal nord al sud. Il Piemonte fortunatamente non ha avuto episodi gravi ed eclatanti come in Lombardia, Emilia, Campania e Puglia: abbiamo registrato proteste negli istituti di Alessandria, Vercelli e Torino, ma limitati nel battere sui cancelli e sui blindi delle camere detentive".
"Di certo" incalza Carbone "posso dire che i vertici dell'Amministrazione penitenziaria hanno un po' sottovalutato il problema. Non hanno tenuto conto, dapprima delle denunce sindacali sullo stato dei luoghi in cui vertono gli istituti, dei problemi d'organico del personale e della gestione degli istituti (grave assenza di comandanti di reparto e direttori degli istituti), ed ora, delle conseguenze che, ovviamente, avrebbero causato i provvedimenti d'urgenza adottati dal Governo per tamponare la crisi epidemiologica".
"In Piemonte, ad esempio," chiosa il segretario"come massima autorità dell'Amministrazione penitenziaria, abbiamo lo stesso Provveditore regionale della Lombardia per due giorni a settimana che, anziché occuparsi dell'emergenza coronavirus negli istituti, si è preoccupato di annullare e modificare, solo fino a avanti ieri, il Protocollo d'Intesa Distrettuale appena vigente da 1 anno. I fatti di Milano e Pavia, potrebbero essere i risultati di una emergenza mal gestita?"
Avevamo scritto qualche giorno fa con interrogativo di cosa l'amministrazione dicesse al basta dei poliziotti silenti della casa di reclusione di Alessandria in astensione volontaria della mensa obbligatoria di servizio dal 22 dicembre scorso e ci si chiedeva che fine avesse fatto quella loro richiesta di donare le derrate alimentari a favore della Caritas.
Oggi l'abbiamo saputo all'incontro regionale avanti il Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Abbiamo sentito infatti, e oseremo dire finalmente perché solo così riusciamo a capire tale siffatto immobilismo, che per l'amministrazione: "Alessandria non è una priorità".
Le carenze d'organico riconosciute nei giorni scorsi sono errate! L'istituto di "San Michele", ci è stato detto oggi, prevede nel ruolo agenti e assistenti un organico di 189 unità e vi sono amministrate ben 173 unità con quindi un organico in sofferenza di sole 16 unità. La consorella invece, la casa circondariale di Alessandria "Cantiello e Gaeta" di piazza Don Soria, consta, nello stesso ruolo, un organico previsto di 145 unità con 145 unità amministrate e una carenza d'organico pari a 0.
Ciò vuol dire che noi nei giorni scorsi abbiamo dato i numeri, che il comandante di reparto ha dato i numeri, che la direzione ha dato i numeri, che il personale protestante da i numeri! E che quindi Alessandria, casa reclusione, veramente non è una priorità rispetto ai restanti istituti piemontesi e del distretto di appartenenza. Ma con tutte queste "cantonate" prese, non è che per caso la protesta è nata perché i poliziotti volevano fare una dieta? Che fosse per questo davvero? Però, se ci riflettiamo, ci viene da chiederci, ma perché allora sono state promesse 3 unità dalla casa circondariale cittadina, le 10 unità distaccate fuori distretto, le 7/8 unità promesse da Alba e un impianto tecnologico di video sorveglianza automatizzata per il recupero di altre unità? I conti ci danno un incremento di 20/21 unità da aggiungerne altre con quelle recuperate dalla tecnologia dinamica. Ma così facendo l'amministrazione regionale incrementerebbe l'istituto di 4/5 unità oltre l'organico previsto procurando un esubero di personale. Sinceramente non ci capiamo più nulla, forse perché non sappiamo o non conosciamo il gioco delle tre carte. Ci dovremmo attrezzare per questo.
Orbene, non sappiamo giocare, lo ammettiamo, sappiamo però analizzare e osservare e soprattutto denunciare quello che riteniamo ingiusto ed antisindacale.
Le trattative così non ci piacciono. Le scelte dell'amministrazione regionale non ci piacciono. Il non rispetto delle regole non ci piace. La non accettazione e la volontà manifesta a violare gli accordi non ci piacciono. Per questo chiediamo trasparenza e legalità.
Chiediamo l'immediata applicazione integrale dell'art. 5 dell'Intesa regionale sulla mobilità del 20 maggio 2010.
Voglia l'Onorevole Ministro, il Capo dipartimento, il direttore generale del personale e delle risorse accertarsi di quanto sopra denunciato riportando nella regione il rispetto delle regole e degli accordi vigenti cui l'amministrazione si è impegnata con la sottoscrizione degli stessi.
Ulteriori ingiustificati ritardi al rispetto degli impegni assunti verranno considerati come inadempienze contrattuali e pertanto degne di attenzioni giuridico-legali cui la scrivente si riserva di adire se non riceverà riscontro nei prossimi 15 giorni.
IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone
Il silenzio degli innocenti.
C'è un carcere in cui il personale, in un silenzio assordante, dal 22 dicembre rinuncia al proprio pasto in mensa perché non ce la fa più e spera che qualcuno ascolti quel grido di aiuto.
L'azione è stata spontanea e nessuno ha dato un cenno di attenzione.
Sebbene non richiesto da alcuno, crediamo sia giusto e doveroso sostenere e dare un contenuto a quel silenzioso grido dei poliziotti della C.R. di Alessandria che nell'indifferenza generale da mesi si sobbarcano loro malgrado una quantità di sacrifici:
in primo luogo la cronica e certificata carenza di personale che determina che da questa estate le prestazioni di lavoro straordinario richieste dalla Direzione hanno raggiunto soglie mai viste fino a 80 ore mensili per talune unità. I riposi settimanali revocati sono cresciuti a dismisura, l'orario di servizio negli ultimi mesi supera in diversi casi le 9 ore continuative (l'addetto all'ufficio servizi di recente ha iniziato il proprio turno alle 8.00 per terminarlo alle 24.00 di cui 16.00/24.00 di piantonamento in ospedale) e i turni notturni sono spesso superiori ai 6 previsti come tetto massimo dall'AQN. Le cariche specialistiche sono impiegate selvaggiamente per qualsiasi servizio mentre il Nucleo Traduzioni non rileva i piantonamenti dal primo turno utile, che vengono svolti dal personale interno con turni di 8 anziché di 6 ore come tassativamente previsto dall'AQN. Ad un capo posto smontante dal turno 0/8 è stato chiesto di effettuare un rientro, nello smontante, di un turno di 12/18. (Serve anche qui la citazione dell'AQN o è superflua?)
Oggi, 27/12/2016, nel turno 8/16 una sola unità aveva il controllo dell'intero piano (due sezioni di 50 posti) per un totale di tre poliziotti per tre piani, cioè 6 sezioni, cioè circa 240 detenuti.
Lo stesso succede frequentemente nel turno serale 16/24 ma spesso si scende ancora: un collega si fa non due ma tre sezioni! Nel turno notturno ormai è consuetudine che un solo collega copra 6 posti di servizio (sezione Alta Sicurezza 2 + Sezione Polo Universitario + ingresso scale padiglioni detentivi + sala operativa (gestione porte automatizzate) + sezione trattamento avanzato e Scala P che è l'ingresso all'intero edificio che ospita la detenzione). Un incarico impossibile a meno di non ritenere che il servizio del Poliziotto penitenziario sia quello del metronotte e che cioè gli si chieda di passare sul proprio vasto territorio a intervalli stabiliti e niente più (è forse questa la famigerata "vigilanza dinamica" di cui tutti, ripeto tutti, ci riempiamo la bocca?!?).
I posti di servizio essenziali per la sicurezza vengono sistematicamente soppressi ma si sono aperte due nuove sezioni detentive che dovrebbero essere vigilate – non si parla di vigilanza dinamica vera e propria nelle tabelle di consegna – da unità di polizia penitenziaria maschile.
Nonostante la cronica carenza di organico e la situazione appena descritta non si è preso nessun provvedimento organizzativo per gestire le attività ricreative dei detenuti che si sarebbero potute limitare o addirittura chiudere come si è sempre fatto con le Direzioni precedenti, per non appesantire ulteriormente il lavoro dei poliziotti residui durante il piano ferie estivo e natalizio che hanno dato un po' di sollievo a chi si è visto riconoscere quel minimo diritto (soggettivo) ad un po' di riposo ma inevitabilmente caricando di più chi lavora.
La conseguenza è che nei corridoi passeggi dove dovrebbero esserci tre unità se ne vede solo una e la palestra è totalmente priva di sorveglianza con totale abbandono dei detenuti.
Al teatro si è svolta una manifestazione con detenuti, famiglie e due scolaresche di bambini delle medie senza nessuna programmazione del servizio di sicurezza da parte della Polizia Penitenziaria. All'ultimo momento si sono racimolate due/tre unità che hanno dovuto assicurare la sicurezza della moltitudine presente.
E questo non è abbastanza perché il contorno arricchisce la pietanza rendendolo un piatto che davvero non può andare giù:
il Direttore non è fisso a San Michele, il Comandante non è di San Michele, il Vice Comandante non è di San Michele, la perquisizione straordinaria non la fa il personale del San Michele. Così operando, parrebbe, che di questo personale non ci si fidi ma gli si scarica addosso tutto il peso quotidiano della propria insufficienza.
Certo non è l'Area Educativa che coopera per gestire la situazione: nei reparti gli educatori sono latitanti anche se sono state fatte promesse dal Capo Area di incrementare i colloqui. Le attività lavorative non sono incrementate, solo quelle di intrattenimento o di volontariato che caricano di lavoro solo la polizia penitenziaria.
Il detenuto che torna da fuori ubriaco e si rifiuta di fare l'esame delle urine viene promosso e fatto assumere al forno.
All'esterno dell'Istituto non c'è personale quindi non possono essere accurati i controlli dei detenuti ammessi all'art. 21 e i semiliberi che possono essere portatori volontari o costretti di qualunque cosa.
Sempre per lo stesso motivo – il Block House ormai è perennemente soppresso o quasi – non c'è possibilità di un preventivo controllo su chi entra in Istituto e nelle giornate di colloqui si potrebbe addirittura dire che San Michele è un porto di mare.
Ci domandiamo perché si verificano continuamente eventi critici? I decessi e il tentativo di evasione ci sorprendono?
A noi no.
E adesso che nessuno si è rivolto a guardare quei poliziotti che digiunano, davvero ci sentiamo profondamente amareggiati e indignati. Non dicono niente a nessuno, non chiedono nemmeno supporto a noi sindacalisti ma smettono di mangiare, durante le feste di Natale e nessuno li considera, né Direttore né Comandante, niente. Perché? Non un giro di auguri sui posti di servizio come si è sempre fatto, non uno straccio di augurio in bacheca. Solo l'indifferenza totale che uccide gli animi e azzera le motivazioni.
Allora anche tutte quelle assenze per malattia si comprendono diversamente.
E' necessario un immediato aiuto per questo personale che a buon diritto si sente abbandonato e solo. E' indispensabile che se si parla di vigilanza dinamica si intervenga in suo supporto con le famose tabelle di consegna approvate dal DAP che li alleggeriscano e rendano il loro affannarsi un lavoro legittimo e sereno. E' indispensabile che la Casa di Reclusione sia una Casa di Reclusione e non un luogo in cui si sa solo chi pagherà – la Polizia Penitenziaria. Con estrema serietà chiediamo che si verifichi dai mod 14/A e relative variazioni di servizio, dai brogliacci dei turni svolti e dalle chiusure delle competenze mensili che quanto si è
detto non è che la pura e semplice verità.
Auspichiamo, ora, un riscontro vero, ma non a questa Segreteria, grido nel deserto, ma al personale di polizia penitenziaria che opera in solitudine, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Anticipatamente ringraziamo, per loro
IL SEGRETARIO GENERALE
Salvatore Carbone
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