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Venerdì, 06 Febbraio 2015 10:23

Incontro al Ministero: dati flussi lavorativi stagionali non comunitari 2015

A seguire e in allegato il resoconto dell'incontro avuto al Ministero del lavoro sulle seguenti tematiche:

a) Decreto flussi lavoratori stagionali non comunitari 2015;

b) Bilancio procedura di emersione 2012;

c) Rifugiati

 

Roma, 4 febbraio 2015 – Si è tenuto nella mattinata di ieri un incontro al Ministero del Lavoro che aveva all'ordine del giorno la programmazione dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari stagionali per l'anno in corso. La riunione è stata anche l'occasione per fare il bilancio della procedura di emersione del 2012 e per parlare di politiche attive del lavoro a favore dei circa 60 mila profughi attualmente ospitati nel sistema italiano di accoglienza.

L'incontro – che ha visto la partecipazione di Cgil, Cisl, Uil ed UGL - è stato convocato da Natale Forlani, Direttore generale per l'immigrazione del Ministero di Via Flavia, con la presenza del prefetto Daniela Parisi per il Dipartimento Libertà Civili ed Immigrazione del Viminale ed altri funzionari.  Per parte sindacale erano presenti, tra gli altri, Sally Kane (Cgil), Liliana Ocmin (Cisl), Giuseppe Casucci (Uil). Una simile riunione verrà a breve convocata tra Ministero e parti datoriali.

Decreto flussi d'ingresso 2015 per lavoratori stagionali provenienti da Paesi Terzi.  Il primo tema è stato preceduto dal bilancio (tutt'altro che lusinghiero) del decreto flussi stagionali 2014. L'anno scorso sono state distribuite alle regioni circa 15 mila quote d'ingresso (di cui 908 per permessi pluriennali). Tra il 9 aprile 2014 e la data del 26 gennaio scorso, sono state presentate ben 31.968 domande, la stragrande maggioranza delle quali è stata valutata negativamente dalle Direzioni Territoriali del Lavoro che hanno rilasciato 9.220 pareri favorevoli. Ancor meno i nulla osta rilasciati degli sportelli unici per l'immigrazione (8.847). I contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti sono risultati - a fine gennaio 2015 -  solo 5.422. Secondo Natale Forlani questo enorme scostamento tra domande presentate, quote assegnate e contratti veri di lavoro è "dovuto al fatto che in grande parte si trattava di un mercato dei permessi, invece che di posti di lavoro veri", permessi si presume pagati a peso d'oro ad affaristi senza scrupoli. Nell'analisi di dettaglio, è risultato che le aree in cui lo scostamento risulta più forte, siano quelle di Latina, Napoli, Roma, Salerno e Foggia. Si registra un rapporto - tra domande e quote assegnate - superiore a 9 volte in Campania; 6 volte in Sicilia; 4 volte nel Lazio, Puglia e Lombardia. Aree invece virtuose sono le provincie autonome di Trento e Bolzano, Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Ancora: le comunità che registrano la più bassa trasformazione dei permessi di soggiorno rispetto ai nulla osta sono quella egiziana, cingalese, tunisina e del Kosovo. Sono anche pervenute 1.180 domande passate con il silenzio – assenso (lavoratori che hanno lavorato l'anno precedente), mentre sono stati concessi altri 120 permessi di lavoro pluriennale.

Secondo il Ministero, il lavoro stagionale è ormai coperto al 60% da cittadini provenienti da altri Paesi europei, o da stranieri già presenti in Italia. Da qui la proposta di Forlani di ridurre il prossimo decreto flussi stagionali a sole 10 – 11 mila quote. Da privilegiare chi ha già lavorato, ed escludendo datori rivelatisi inaffidabili o peggio.

Nel corso del dibattito che ne è seguito si è concordato con le scelte del Ministero del Lavoro, e si è sottolineata la necessità di combattere più efficacemente, sia il caporalato, sia il mercato clandestino dei permessi, che colpisce gli stranieri più deboli con false promesse in cambio di alte somme di denaro.

E' stato fatto notare dal rappresentante UIL che alla base del sostanziale flop della direttiva 52 e della legge contro il caporalato, c'è il non completo rispetto della direttiva in fase di ratifica. Su due principali aspetti: la possibilità che i sindacati o le associazioni possano rappresentare il migrante in nero che denuncia condizioni di sfruttamento e il rischio per lo stesso migrante di essere espulso alla fine dell'iter giudiziario contro il proprio datore di lavoro. Inoltre, specie nelle regioni del Sud Italia, il caporale ha mano libera nell'intermediazione della manodopera – a fronte dell'assenza di un ruolo da parte delle agenzie di impiego legali – e non viene denunciato dalle vittime anche per paura di rappresaglie.

Procedura di emersione 2012 - Quadro meno negativo sul fronte della regolarizzazione di 3 anni fa. La procedura di emersione da una condizione di irregolarità venne introdotta con la legge 109 del 2012, in applicazione della   direttiva 2009/52/UE. La legge imponeva una serie di limitazioni alla richiesta di emersione (tra cui la prova di presenza in Italia al 31/12/2011, alti costi in termini di versamenti all'INPS e reddito del datore di lavoro). Il bilancio della procedura comunque appare nel complesso  positivo. Delle 134 mila domande presentate, circa il 90% sé stato "lavorato" dagli sportelli unici. Ad oggi sono stati sottoscritti 104.594 contratti di soggiorno da parte dei datori di lavoro. Un buon risultato che compensa lungaggini durate fino a due anni e mezzo.

Non è dato di sapere, comunque, quanti contratti siano davvero durati nel tempo dopo la sottoscrizione e rimane il forte sospetto che (anche in questa regolarizzazione) abbia vinto il mercato dei permessi, piuttosto di quello che regola l'incontro effettivo tra datore di lavoro e manodopera.

Rifugiati

Ultimo punto dell'incontro, riguardava i circa 60 mila richiedenti asilo ospitati dalle strutture italiane di accoglienza (su oltre 150 mila arrivi) e la necessità di prevedere per queste persone percorsi reali d'integrazione. La proposta del Governo sarebbe quella di concentrare i vari fondi europei in materia di rifugiati (Fami, Pon e Por) per utilizzarli in bandi capaci di stimolare politiche attive del lavoro, con particolare predilezione alla necessità di  creare progetti individuali di avvio al lavoro, attraverso un intervento organico di orientamento, formazione e sensibilizzazione del sistema delle imprese. Possibili anche progetti di auto impresa. Una proposta che le parti sociali hanno definito "positiva ed interessante".

In particolare la UIL ha fatto notare che politiche attive di avvio al lavoro – per i rifugiati come per gli stranieri senza lavoro in Italia – sono assolutamente necessarie anche per non vanificare l'allungamento ottenuto sui permessi per ricerca di occupazione (oggi di durata di 12 mesi). Per quanto riguarda i rifugiati è necessario un percorse reale di integrazione, vista l'impossibilità per loro di ritornare in Patria. "Bisogna però evitare – ha detto Casucci – che queste misure vengano percepite dall'opinione pubblica come percorsi preferenziali ai danni dei senza lavoro italiani". "Infatti – ha concluso l'oratore – sono urgenti politiche attive di avvio al lavoro e creazione d'impresa per tutti, visto che le politiche passive durano da troppo tempo e non danno prospettive per il futuro".

Il direttore Forlani ha assicurato che la realizzazione di questo progetto vedrà il coinvolgimento di tutte le parti sociali, fin dalla fase di progettazione. E che politiche attive per creazione di lavoro riguarderanno tutti, indipendentemente dalla nazionalità. E' comunque necessario promuovere un'iniziativa per i richiedenti asilo, visto che esistono fondi europei a loro dedicati.

Altra iniziativa dovrà riguardare il contrasto al lavoro sommerso in alcune regioni. Secondo il direttore per l'immigrazione – il Governo starebbe valutando la necessità di correggere la legge 109/2012, permettendo ai sindacati di rappresentare il lavoratore irregolare che denuncia condizioni di sfruttamento.

 

Dipartimento Politiche Migratorie UIL

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