La montagna ha partorito il topolino.
Si è tenuto ieri mattina l’incontro con il Ministero del Lavoro sul tema “Emergenza caldo”. Al tavolo erano presenti le Parti sociali insieme ai Ministeri del Lavoro e della Salute, l’Inail, l’Inps e i rappresentanti delle regioni, dei comuni e delle province autonome.
All’ordine del giorno la valutazione sulla realizzazione di un eventuale Protocollo condiviso sull’Emergenza caldo, la cui bozza ci è stata inviata, però, solo nella tarda serata di ieri, “alcune” ore dopo essere stata gentilmente inviata alle Associazioni dei datori di lavoro.
Alla resa dei conti, nessuno stop alle attività lavorative svolte con temperature sopra i 32/33 gradi centigradi, ovviamente, nel caso in cui non venissero realizzati specifici accordi di rimodulazione orari o riorganizzazione del lavoro, e questo, con lavoratori e lavoratrici, soprattutto nei settori gravemente esposti, che continuano a rischiare la loro vita in nome del profitto ad ogni costo.
La discussione di oggi, insomma, come avevamo previsto, è stata una perdita di tempo.
Nessuna vera decisione è stata presa.
Bene, certo, la promessa che la CIGO per il settore edile stia fuori dal computo delle 52 giornate. Bene la anche che la CISOA venga garantita ad ore per i tempi indeterminati in agricoltura, ma serve una copertura anche per gli stagionali che al momento ne sono esclusi.
Devono essere anche individuate misure atte a salvaguardare adeguatamente anche i lavoratori autonomi, i “rider”, le partite iva e tutti quei lavoratori “precari” ad oggi già purtroppo poco tutelati, sia per la salute che per il reddito.
La app WORKLIMATE, utilissima per la prevenzione, secondo noi, deve essere applicata obbligatoriamente.
Ma se volessimo tirare le somme ecco cosa sembra essere emerso oggi.
Dalla discussione su un Protocollo per le alte temperature siamo finiti a parlare di un Protocollo quadro sui cambiamenti climatici da declinare, poi, nei vari settori, chiesto dalle Associazioni datoriali per evitare di veder individuate responsabilità e obblighi di azione ben definiti.
Ma l’urgenza di protegger la vita delle lavoratrici ed i lavoratori la sentiamo solo noi?
Complessivamente, a valle dell’incontro, ci riteniamo insoddisfatti, poiché l’urgenza della situazione climatica critica richiederebbe azioni immediate che, al momento, ancora non vediamo.
Questo ci fa perdere tempo e non coglie l’urgenza del momento.
Ci attiveremo, comunque, con tutte le nostre strutture per monitorare la situazione in ogni luogo di lavoro per la tutela di tutte le persone lavoratrici.