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Giovedì, 06 Agosto 2020 09:16

Articolo di Domenico Proietti, segreteria UIL nazionale sul futuro della previdenza sociale

Il modello di previdenza complementare italiano è uno dei frutti migliori delle relazioni industriali degli ultimi venti anni. Un modello che ha retto egregiamente alla più gran- de crisi dei mercati finanziari degli ultimi ot- tant'anni ed è preso ad esempio in Europa e in tutto l'Occidente. Concreta dimostrazione che, quando si coinvolgono le parti sociali a progettare il futuro del Paese, si conseguono sempre buoni risultati. Ora una nuova sfida ci aspetta, ma siamo convinti che, come sempre, e come dimo- strato nei numerosi stress test Europei, bril- lantemente superati, i nostri Fondi pensione negoziali sapranno uscirne a testa alta, sfruttando al meglio quelle che per noi sono le ca- ratteristiche imprescindibili del sistema, ovvero, investire con lungimiranza e prudenza per garantire un adeguato futuro previdenziale ai lavoratori iscritti.

Siamo comunque ben consapevoli che si pos- sa ancora migliorare, nonostante gli ottimi rendimenti finora ottenuti e l'oggettiva effi- cienza e trasparenza del sistema, in particola- re dei Fondi Pensione Negoziali. Prioritariamente bisogna rilanciare le adesioni. Sul rallentamento ha sicuramente inciso la grave crisi economica che dal 2008 ha coinvolto il nostro Paese, ma se le adesioni stentano ancora a decollare lo si deve soprattutto alla disinformazione e a scelte e comportamenti della politica e delle Istituzioni.

Analizzando i dati è, infatti, evidente che le più alte percentuali di adesione si raggiungono nella grande impresa nella quale il sindacato è fortemente presente e i lavoratori sono tutti correttamente informati. Bisogna, quindi, tornare a diffondere la cultura della previdenza complementare nella piccola e piccolissima impresa, tra giovani e donne. Il Sindacato e le parti datoriali devono avviare una nuova stagione di impegno e di informazione nei confronti dei lavoratori.

Ma, parallelamente, è necessario che i Governi diano stabilità al sistema soste- nendolo e promuovendolo. I ripetuti attacchi, le proposte di legge o gli emendamenti che di sovente vengono presentati con l'intento di snaturare il sistema, l'aumento della tassazione operato sui rendimenti, hanno avuto il solo effetto di spaventare i cittadini. I lavoratori sono stati frastornati e storditi con il risultato che, anche chi voleva aderire, nell'incertezza non l'ha fatto.

Bisogna invece riprendere una campagna di informazione e comunicazione che raggiunga in modo capillare tutte le fasce di popolazione mettendo ogni lavoratore nella migliore condizione per poter scegliere il proprio futuro previdenziale. Questa campagna,che potremmo chiamare di "adesione informata", dovrebbe coniugare la comunicazione istituzionale con l'apertura di un nuovo semestre di "silenzio-assenso" dedicato alla scelta di destinazione del Tfr che abbia come obiettivo quello di favorire – in maniera sempre libera e volontaria – un aumento del livello delle adesioni ai Fondi pensione. Parallelamente, chiediamo al Governo di ridurre la tassazione sui rendimenti annuali, inopinatamente elevata dall'11 al 20%. In Europa il modello fiscale dominante prevede una completa esenzione della tassazione in fase di accumulo; questo perché un sistema che opera una tassazione solo in fase di riscatto,è il migliore per garantire la crescita del mon- tante previdenziale.

Con la consueta lungimiranza il sindacato, in questi anni, ha fortemente sostenu- to la previdenza completare introducendo nuove forme di adesione che preve- dono il versamento di un contributo a carico del datore di lavoro, uno strumento che tutela la libertà di scelta del lavoratore. Molto importante è stata, ad esempio, l'adesione generalizzata alla previdenza complementare prevista dal Contratto Nazionale di Lavoro Edili-Industria e Cooperative, seguita poi da molti altri set- tori. Riteniamo, poi, che l'incentivazione delle adesioni possa essere corroborata anche da un miglioramento dell'offerta delle prestazioni accessorie, che permetta più ampie coperture alle lavoratrici e ai lavoratori interessati, come sperimentato nel settore chimico con l'offerta di una polizza assicurativa a tutela dei lavoratori in caso di invalidità.

Un'ulteriore sfida che attende i Fondi pensione è quella di raggiungere le dimensioni ottimali per rafforzare la propria offerta di pensione integrativa: per questo, in anticipo sui tempi, abbiamo avviato processi che stanno portando alla raziona- lizzazione dell'offerta dei Fondi pensione. Inizialmente quella di creare un Fondo per ogni singola tipologia contrattuale è stata una scelta giusta che ha avvicinato i Fondi ai lavoratori ai quali si rivolgevano, instaurando un rapporto più diretto e immediato capace di favorire il clima di fiducia necessario al rilancio della previ- denza integrativa. Oggi, però, i Fondi, per competere,devono essere in grado di fornire prestazioni e servizi sempre più adeguati agli associati. Come avvenuto nel settore cooperativo, nel quale si è deciso di procedere alla fusione di tre Fondi, tutti in salute e con ottimi rendimenti, per poter contare su numeri maggiori che si sono tradotti in un patrimonio più forte e in disponibilità e capacità finanziarie più ampie con un notevole risparmio sui costi gestionali a tutto vantaggio dei lavoratori iscritti.

Ritengo, poi, che gli investitori istituzionali come i Fondi pensione, possano gio- care un importante ruolo nel sostegno alle nostre imprese nella grande sfida che aspetta il nostro Paese nei prossimi mesi. Se, fino a oggi, questa tipologia di inve- stimenti ha visto i Fondi negoziali solo in parte coinvolti è stato per una carenza, sul mercato italiano, di prodotti finanziari che siano in linea e coerenti con le finalità previdenziali dei Fondi stessi. Per questo nell'ultimo anno è stato avviato da AssoFondiPensione, l'associazione dei Fondi negoziali, e da Cdp, un percorso che ha portato alla creazione di "Fondi di Fondi" che abbiano il preciso scopo di investire nella piccola e media impresa e nelle infrastrutture italiane. Un notevole supporto potrà venire da questi Fondi all'impresa italiana. Ma è fondamentale che il risparmio previdenziale dei lavoratori sia tutelato: per questo chiediamo al Governo di intervenire con misure che possano sostenere queste tipologie di investimenti.

La via per garantire una seconda gamba previdenziale forte ai lavoratori è stata tracciata e sta dando buoni risultati garantendo massima trasparenza ed efficacia, ma si può ancora migliorare. Ritengo, perciò, che sia giunto il momento per un confronto maturo che affronti tutti questi temi, tenendo ben presente che il fine della previdenza complementare è quello di tutelare i lavoratori e dare loro una futura, adeguata pensione.

(Articolo pubblocato sulla rivista LavoroWelfare)

 

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