L´approvazione del «Codice Rosso» è un´occasione mancata per fare un vero passo avanti sul tema della violenza maschile contro le donne. Pur apprezzando l´introduzione di fattispecie di reato importanti come il «revenge porn», i matrimoni forzati e le lesioni permanenti del viso, riscontriamo che le criticità che avevamo avanzato, durante le audizioni, non sono state prese in considerazione.
In particolare, ci preoccupa l´ascolto della vittima entro tre giorni, perché rappresenta un´arma a doppio taglio. Il momento successivo alla denuncia è quello a più alto rischio per la vittima poiché essa è lasciata sola. Riteniamo che la donna debba sentirsi protetta e sostenuta. Talvolta la donna non sentendosi adeguatamente salvaguardata ritratta la denuncia. Inoltre, si rifà strada l´idea che la vittima menta, che usi la denuncia per violenza come vendetta nei confronti dell´ex compagno.
Non ci convince l´istituzione dell´Osservatorio presso il Ministero di Grazia e Giustizia perché riconduce questo tema a fatto da risolvere solo sul piano repressivo, mentre la battaglia che stiamo portando avanti è culturale e riguarda i temi della Prevenzione, della Protezione, della Punizione e delle Politiche integrate. Per questo riteniamo importante agire correttamente sul piano formativo in particolare per quanto riguarda la formazione degli operatori di polizia, dei carabinieri dei magistrati e di tutti gli operatori che a vario titolo hanno a che fare con le vittime di violenze.
Vogliamo ricordare che è stato appena svolto un censimento dei centri antiviolenza, sostenuto con fondi pubblici, che rischia di essere inutile perché il «Codice Rosso» non annovera i risultati del censimento all'interno della norma.
Infine, il «Codice Rosso» ha un´invarianza di spesa e questo ne riduce di fatto la sua efficacia e portata.