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Mercoledì, 28 Novembre 2018 10:11

Osservazioni UIL sul disegno di legge c.d. concretezza

Audizione presso la Commissione permanente XI Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato della Repubblica
Valutazioni UIL sul DdL 920/2018 "Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo"

Nel ringraziarvi dell'occasione di confronto offertaci, in linea di principio accogliamo con favore alcuni dei profili del disegno di legge al vaglio odierno, che quanto meno possono rappresentare un primo passo verso l'ammodernamento, la sburocratizzazione e il ricambio generazionale della nostra macchina amministrativa. Allo stesso tempo, però, non possiamo esimerci, come organizzazione sindacale, dal recriminare avverso un'impostazione del provvedimento ancora una volta negativa e criminalizzante, già addirittura dalla sua rubrica, che inevitabilmente si traduce in misure meramente inquisitorie. In questi anni si è assistito a un'aggressione sistematica sui massmedia che ha additato ingiustamente, agli occhi dell'opinione, i lavoratori pubblici quali unici responsabili della situazione di inefficienza. Ci siamo chiesti tante volte cosa giustificasse il perpetrarsi ininterrotto di un accanimento mediatico e normativo nei confronti dei pubblici dipendenti.

Ebbene, in questo frangente, leggiamo nella relazione di accompagno al DdL che "l'efficienza della pubblica amministrazione e il miglioramento dei servizi esigono l'eliminazione o
comunque la drastica riduzione delle false attestazioni di presenza in servizio" e che "è fuor di dubbio che qualunque soluzione diretta all'ottimizzazione della performance delle pubbliche amministrazioni non può prescindere dalla considerazione delle risorse umane assegnate e dalla loro effettiva presenza nel luogo di lavoro". Insomma come se la produttività, il gradimento dell'utenza e quindi, in sostanza, l'efficacia dei servizi resi, passi esclusivamente per la presenza fisica dei lavoratori sul luogo di lavoro. Indicativo, poi, il fatto che la "considerazione delle risorse umane", anche quella, sembra si circoscriva alla sola presenza sul luogo di lavoro.

Ora, lungi da noi, come più volte pubblicamente fatto presente anche dal nostro Segretario Generale, giustificare atteggiamenti irriguardosi del ruolo sociale che questi lavoratori ricoprono, vogliamo però far presente che se tutta una sequela di servizi, dalla sanità agli istituti scolastici, dalle cancellerie dei tribunali agli uffici comunali e così via, si trova ormai ad operare sull'orlo del dissesto economico, forse il problema è tutt'altro che imputabile a una minoranza di dipendenti irrispettosi e che giustamente devono essere puniti.
Per questi motivi, ci duole ritrovarci ormai da anni a dover discutere di fannulloni, furbetti del cartellino e a dover controbattere una campagna che non ha fatto altro che gettare discredito su una platea di tre milioni di lavoratori che non può ridursi a pochi casi isolati. Perché, lo ricordiamo, di casi isolati si tratta e lo dimostra la stessa relazione tecnica che fa il punto sui procedimenti disciplinari dell'anno 2017: 8576 procedimenti disciplinari avviati, di cui solo un quarto si è concluso con l'irrogazione di una sanzione grave, ossia sospensione dal servizio o licenziamento.


Di questi licenziamenti, solo il 10% è derivato dalla falsa attestazione della presenza in servizio accertata in flagranza e tale contestazione ha riguardato 89 casi.
89 "contestazioni" su una forza lavoro di tre milioni di unità. Il problema della P.A. sono i furbetti del cartellino? È utile poi al fine, ricordare anche un altro recente dato che ha smascherato l'ennesimo luogo comune. L'Inps, infatti, ha rilevato, nel terzo trimestre del 2018, un importante calo delle assenze per malattia dei lavoratori della P.A. (-7,3% tendenziale), in controtendenza, tra l'altro, rispetto al trend dei lavoratori privati.


Insomma, i dipendenti disonesti sono una minima parte e sfidiamo a non trovarne nemmeno uno anche negli altri settori produttivi. Sì perché, tra l'altro, sostenere il contrario non ci sembra onesto nei confronti della maggioranza di chi lavora giorno dopo giorno a servizio della collettività, senza guardare alla cascata di tagli che hanno reso sempre più complicato l'esercizio della propria funzione ma, anzi, superandoli per fornire ugualmente servizi ai cittadini.
Ribadiamo che nel sostenere tutto ciò, nessuno vuole giustificare chi sbaglia, anche perché le regole già ci sono e non ci siamo sottratti anche dal sottoscriverle negli ultimi rinnovi contrattuali, ma non vorremmo che si pensasse che sono questi i problemi della Pubblica Amministrazione.
Perché sono il progressivo invecchiamento della popolazione lavorativa, la precarietà, la carenza degli organici in settori strategici per i servizi al cittadino, i tagli alle risorse che si sono riflessi sugli strumenti e sulle strutture a disposizione degli stessi dipendenti e, di conseguenza, sull'efficienza stessa del loro lavoro. Da qui si sono generate le maggiori sofferenze della nostra P.A. in questi anni, da quei risparmi di spesa che si sono ritenuti l'unica soluzione ai problemi di una congiuntura economica che, tutt'al contrario, avrebbe richiesto il potenziamento del settore pubblico a sostegno dei cittadini in difficoltà e di tutto il sistema Paese. Questi sono i problemi che hanno causato, gioco forza, il calo della produttività degli uffici pubblici e che, sottolineiamo, non hanno nulla a che vedere con i lavoratori.

Nel testo si lega la qualità delle performance dei dipendenti, in maniera al quanto riduttiva, alla sola rilevazione delle presenze, proponendo come panacea dei mali della P.A. nuovi, più precisi e attendibili strumenti di attestazione dell'orario di lavoro. Non riteniamo assolutamente che questa
possa esser la via per raggiungere l'obiettivo prefissato dagli estensori del disegno di legge.
Chi lavora, anche se molto efficiente, inserito in quadro operativo imbrigliato da meccanismi il più delle volte irrazionali e costretto in procedure farraginose, non riesce a fornire un servizio efficiente.


Sono anni ormai che la UIL chiede una vera opera di semplificazione delle procedure amministrative e una maggiore responsabilizzazione dei centri decisionali. Non è penalizzando chi per lo più non ne è responsabile, che si trova la soluzione.
Ecco perché in premessa ci siamo espressi positivamente verso la prospettiva che il provvedimento si pone di semplificazione e velocizzazione della gestione pubblica a favore dei cittadini, ma il mezzo utile a raggiungere il fine auspicato non può esser di certo l'ennesima sfilza di controlli sui lavoratori. La nostra P.A. ha bisogno non di controlli e controllori ma d'investimenti per mettersi al passo con i tempi e per rispondere prontamente ed equamente allo stato di bisogno dei cittadini.


Il settore privato ci insegna che non si può ambire ad una migliore produttività ed efficienza in termini di risultati, senza un adeguato meccanismo di incentivazione, retto su nuovi e necessari investimenti, che stimoli il lavoro dei dipendenti. E questo a maggior ragione in un settore come quello pubblico dove la produttività non sempre è misurabile empiricamente. Non ci troviamo di fronte a unità di prodotto ma a servizi, che non si limitano al produrre certificati e autorizzazioni ma, ad esempio, tra i tanti: imporre e riscuotere tributi, produrre beni immateriali o altri beni i cui effetti non sono immediatamente quantificabili ma che comunque costituiscono la vera ricchezza di
un'economia civile ed avanzata.

Ma non si tratta esclusivamente di investimenti, che tuttavia rimangono essenziali dopo dieci anni di politiche al ribasso.
Vorremmo che si ragionasse di P.A. non con la solita mentalità repressiva che nulla ha portato in termini di benefici ai cittadini ma che si ragionasse su come investire per renderla più moderna e più vicina alle esigenze dei consociati. Noi, del resto, come Uil, siamo consapevoli che per far ripartire la macchina pubblica è necessario muovere i primi passi proprio da chi ne fa girare ogni giorno il motore, i suoi lavoratori. Ma se il ruolo dello Stato si restringe e si praticano solo politiche economiche di tagli, addirittura lineari, alla P.A. vengono a mancare i mezzi umani, culturali e finanziari con cui lavorare. E chi lavora in questa P.A. non può che subirne drammaticamente le conseguenze; il ché poi nei fatti si traduce nella flessione di produttività e di gradimento.

I controllori, a parità di condizioni, non riteniamo, pertanto, che comportino alcun surplus alla collettività. È necessaria, invece, un'ampia azione che migliori la qualità del lavoro, introduca il meglio della tecnologia, valorizzi le professionalità esistenti, soprattutto con programmi di formazione continua, e premi il merito. Sotto quest'ultimo profilo, è importante e ben accolta la precisazione sulle somme che vanno ad alimentare i fondi destinati al trattamento economico
accessorio del personale e sulle modalità di determinazione del limite stabilito nel d.lgs. 75/17.


Andando oltre nell'analisi del disegno di legge, apprezziamo la tutela della specificità del comparto istruzione e ricerca, a condizione che il decreto cui si rinvia tenga conto delle particolarità di istituzioni che non assolutamente riconducibili alla gestione di qualsiasi altro ufficio pubblico.
Con l'occasione, richiediamo che lo specifico regolamento già previsto per il personale docente ed educativo ricomprenda anche il personale ATA, data l'appartenenza e la responsabilità che vincolano tutto il personale scolastico alla funzione educativa.


Sul fronte assunzioni, come Uil, non possiamo che esprimere soddisfazione per le previsioni sui nuovi ingressi di personale non dirigenziale, attraverso lo scorrimento delle graduatorie e l'indizione di nuovi concorsi da svolgersi con procedure semplificate e più celeri. Si segnala,
tuttavia, che nella specificità dei provvedimenti riguardanti la scuola, in merito ai piani assunzionali, sarebbe necessario, anche come utile misura di semplificazione, prevedere
l'unificazione degli organici di fatto e di diritto.


Allo stesso modo, apprezziamo che si sia eliminato qualsiasi dubbio interpretativo in ordine alla possibilità di procedere alla copertura di tutti i posti in organico che si rendono vacanti con le cessazioni dal servizio nell'anno precedente. Pur soddisfatti di questo primo passo avanti,
ribadiamo, però, l'esigenza che questo processo non si limiti strettamente a un turn over atto a
coprire le sole uscite in quiescenza dell'anno precedente. È essenziale prevedere, come abbiamo fatto già presente alla Ministra, un piano straordinario di assunzioni che rimedi ai dieci anni di blocco del turn over, perché solo così e agevolando l'accesso al trattamento pensionistico, sarà
possibile aversi un effettivo ricambio generazionale della popolazione lavorativa. Ma non basta!


Oltre al fisiologico depotenziamento degli organici avvenuto in questi anni, è urgente rispondere anche alla condizione lavorativa di chi fa parte di quegli organici. È necessario fare uno sforzo ulteriore per porre rimedio al fenomeno di precariato diffuso che continua a perpetrarsi nelle nostre pubbliche amministrazioni. Le misure prese ad oggi nella manovra rimangono troppo contenute.


Ricordiamo ancora una volta che gli strumenti per stabilizzare il personale precario ci sono ma corrono il rischio di rimanere inoperanti, soprattutto in alcune aree del territorio nazionale, se non sostenuti economicamente a livello centrale.
Positivo, infine, quanto si dispone con riferimento ai buoni pasto, tuttavia si suggerisce di dare indicazioni omogenee alle amministrazioni al fine di erogare contemporaneamente e, per l'appunto, omogeneamente a tutti i dipendenti il buono pasto.
In conclusione, tirando le somme sul provvedimento in oggetto, riteniamo che ai buoni propositi di una migliore offerta di servizi alla cittadinanza debbano corrispondere gli adeguati investimenti nella manovra di bilancio, sia per incrementare ulteriormente le capacità assunzionali degli enti e per stabilizzare i precari storici sia per garantire il benessere di chi lavora, motivandoli e coinvolgendoli. Iniziamo a impostare su questi punti la crescita della nostra P.A.

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