LA RIPRESA E' DONNA, Relazione di Laura Pulcini
Ringrazio, a nome della Uil ed in particolare delle sue iscritte, la Presidente Boldrini per l'invito e per la possibilità di avanzare, accanto a degli approfondimenti, anche delle proposte concrete ad integrazione e modifica della Legge di Bilancio per il 2018.
L'iter di questa impegna a fondo il Parlamento, tradizionalmente verso la fase finale dell'anno. Tutto ciò premesso, alcune tendenze di fondo possono già essere individuate.
Certamente nell'esaminare la legge di Bilancio è necessario tener conto delle difficoltà che il Governo ha dovuto affrontare soprattutto per rispettare i limiti e i parametri posti dalla Comunità economica europea.
Malgrado ciò non si può non rilevare, come accade da diversi anni, che ci troviamo di fronte ad una manovra "leggera" che guarda più alla stabilità dei conti che allo sviluppo e al benessere sociale.
In particolare, per la Uil, risultano estremamente carenti le norme specifiche per la donna: non esiste un intervento mirato a ricollegare la disoccupazione femminile con le possibilità di ingresso nel mondo del lavoro, nonché una valorizzazione del lavoro di cura e di sostegno alle pensioni delle lavoratrici.
Devono, poi, essere sottolineati alcuni punti deboli che necessitano di particolare attenzione:
La politica dei bonus, ancorché dimostri una certa attenzione per alcuni settori deboli (famiglie, povertà, ecc.), presenta interventi non collegati fra loro e non ci offre un quadro di risoluzione dei problemi in quanto, allo scadere del termine previsto dalla legge, le situazioni alle quali i bonus intendono far fronte si ripresentano non risolte ma anzi aggravate dal tempo. Se la genitorialità è un diritto, ad esempio, esso non può essere esercitato attraverso bonus e per mezzo di farraginose pratiche burocratiche, ma deve essere esigibile ed esercitabile in modo strutturale.
Manca un forte investimento nel settore dei servizi che avrebbe portato da un aumento dei posti di lavoro e contemporaneamente a misure volte a facilitare la conciliazione vita-lavoro. Giova ricordare, alla luce del tema che caratterizza la giornata odierna, come la conciliazione vita-lavoro rappresenti probabilmente l'ostacolo maggiore ad una partecipazione più attiva delle donne al mercato del lavoro. La Uil ha più vote richiamato l'attenzione del Governo su questo tema invocando misure chiare e lineari e dotazioni finanziare adeguate per far fronte a questa carenza. Studi recenti dimostrano con grande chiarezza che gli investimenti nel settore della cura hanno anche impatti molto importanti sul prodotto interno lordo. Si stima, infatti, che l'investimento del 2% del PIL nel settore generi effetti positivi sia sulla occupazione che sullo sviluppo del reddito. Questi segnali non vanno assolutamente ignorati; tra l'altro, essendo il settore della cura a presenza tipicamente femminile, uno sviluppo dello stesso porterebbe benefici sia alla partecipazione delle donne che alla riduzione del gender gap.
Ulteriori approfondimenti andrebbero fatti per quanto riguarda lo sviluppo dell'occupazione femminile in settori ove essa è attualmente carente. Mi riferisco in particolare a quelli a valenza scientifica, quelli che riguardano le nuove tecnologie, compresa quella digitale, nei quali poche sono le donne impegnate e nulla è previsto per far si che questo trend cambi.
Per quanto concerne l'agricoltura, poi, si dovrebbero adottare politiche in grado di stimolare l'occupazione femminile. Il made in Italy in agricoltura ha avuto di recente significativi segni di sviluppo soprattutto nei mercati esteri attraverso l'esportazione di prodotti di qualità. Ad esempio sarebbe utile che il Paese si dotasse di una politica di microcredito e di sostegno all'imprenditoria femminile, ciò porterebbe a risultati interessanti e supererebbe la logica degli sgravi contributivi per coltivatori diretti o imprenditori agricoli under 40. E' chiaro che per il settore occorrono veri e propri interventi di sostegno che forse il legislatore immagina possano pervenire dal fondo imprese sud volto alla crescita dimensionale di piccole e medie imprese. Se così è, è bene dirlo chiaramente, riconoscendo alle politiche agricole una priorità nella destinazione del fondo che comunque andrebbe poi adeguatamente dotato.
Il sindacato in generale e la Uil in particolare, hanno sempre dato grande attenzione al tema del precariato che, come noto, riguarda principalmente le donne. Due sono i problemi che le lavoratrici precarie o, a maggior ragione, nel sommerso devono affrontare: la loro maggiore suscettibilità a fenomeni di ricatto sessuale da parte del datore di lavoro e la condizione di sudditanza a mariti/compagni di vita violenti. In ambedue le situazioni, l'impossibilità di stabilire una condizione di indipendenza economica acuisce lo stato di prostrazione delle donne coinvolte, talvolta con conseguenze irreparabili e con l'inevitabile impossibilità di emanciparsi da una condizione di violenza. La Uil, con Cgil e Cisl, ha di recente sollecitato formalmente il Governo attraverso la presentazione di un documento nel quale, oltre a chiedere un piano per l'occupazione femminile, è stato chiesto un apposito intervento per accompagnare le donne vittima di violenza nel mondo del lavoro.
Inoltre, la legge di Bilancio dovrebbe servire oltre che ad indicare linee di sviluppo anche ad ostacolare comportamenti lesivi dei diritti dei lavoratori soprattutto nei confronti dell'occupazione femminile. Di recente si è sviluppato un fenomeno che potremmo chiamare della "micro contrattualità" con contratti di lavoro della durata da 1 a 7 giorni con un massimo di 30 giornate lavorative e che si ripetono durante tutto l'anno. Vi sono grandi aziende strutturate secondo questo sistema nelle quali è prevalentemente presente la manodopera femminile. Siamo ben oltre una accettabile compressione dei diritti dei lavoratori. È palese, per limitarci ad un esempio, l'impossibilità di rendere compatibili le norme di tutela della maternità con tali meccanismi contrattuali. Ci aspetteremo quindi una decisa azione che intervenga a stroncare il fenomeno.
A causa delle crisi economica molte aziende soprattutto ad occupazione femminile, sono state costrette ad operare dei licenziamenti. Per questo personale, normalmente under 30 o 40, bisogna incrementare i percorsi che favoriscano il rientro nel mercato del lavoro.
Molte discussioni si sono sviluppate intorno agli interventi a favore delle famiglie. È vero che la finanziaria prevede un apposito finanziamento ma la scarsa entità di esso (100 milioni di euro) ne rende praticamente inconsistente la portata.
Non è un problema lessicale ma si ricollega ad una scelta di fondo, la richiesta di mutare la denominazione del fondo povertà destinato al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali. Vi è in questa dizione il riemergere di una nozione pauperistica degli interventi dei servizi sociali che qualificherei invece come interventi destinati al riconoscimento dei diritti di cittadinanza degli utilizzatori ed in particolare delle donne che rappresentano, ancora una volta, la parte più debole della popolazione.
La legge di bilancio affronta anche il tema della disoccupazione del Mezzogiorno proponendo il cosiddetto "bonus assunzioni sud". Secondo la Uil, occorrerebbe prevedere una quota fissa di donne fra i soggetti ai quali viene riconosciuta tale misura.
Fra le norme interessanti c'è quella che prevede il passaggio degli operatori dei centri dell'impiego alle dipendenze delle regioni o dei loro enti strumentali. Ci si augura che con tale sistemazione istituzionale i centri per l'impiego vengano ad assumere un ruolo più incisivo anche per quanto riguarda l'occupazione femminile.
La legge di Bilancio contiene anche norme per combattere l'evasione fiscale e contributiva, sia pure ancora insufficienti; occorrerebbe mettere in campo una più forte ed incisiva volontà politica in tale senso che porterebbe al reperimento di fondi da destinarsi immediatamente al rilancio di una politica di sostegno all'occupazione oltre che ad un mutamento "culturale".
Appare chiaro, dunque, che molti degli interventi proposti hanno al centro la donna: essa può e deve rappresentare il motore della ripresa del nostro Paese. Gli studi sulla womenomics, fin dalle prime pubblicazioni di Kathy Matsui, forniscono la base teorica di questi orientamenti. Spetta ora a Governo e Parlamento trasformarle in azioni concrete. Un sindacato moderno e riformista coma la Uil, è pronto a dare il suo contributo in ogni sede sia istituzionale, come testimonia l'iniziativa di oggi, sia con la contrattazione in cui, questi anni, molto è stato già fatto ma molto resta ancora da fare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Ma finché il tema delle donne non sarà davvero al centro dell'agenda politica del Paese le cose non potranno davvero cambiare e non potremo vincere questa battaglia di civiltà: noi della UIL siamo pronti a cogliere e a vincere anche questa sfida.