A seguire la relazione del Segretario Confederale UIL, Domenico Proietti, relativa all'evento dell'assemblea delegati UIL "Mezzogiorno e pensioni. È ora di soluzioni", tenutosi a Bari il 12 settembre 2017. Di seguito il link del video integrale dell'evento: http://www.uilweb.tv/webtv/default.asp?ID_VideoLink=4670
Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 1
La Uil da sempre fa del tema previdenziale uno dei connotati più importanti del suo essere sindacato riformatore, perché la previdenza è uno degli elementi fondamentali della vita delle persone. È quindi necessario che il sindacato se ne occupi costantemente, studiando ed elaborando proposte. Questi appena trascorsi non sono stati anni semplici per le pensioni italiane e non è un mistero che sulla previdenza sia stata fatta una gigantesca operazione di cassa e che noi solo in parte siamo riusciti a contrastare. Il sistema previdenziale italiano, infatti, è stato al centro delle attenzioni dei diversi governi che si sono avvicendati alla guida del Paese i quali hanno introdotto misure che hanno sottratto alla previdenza 900 miliardi di euro dal 2007 fino al 2050. Interventi fatti sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Vorrei, però, innanzitutto chiarire che le pensioni in essere e le future sono frutto della contribuzione, di regole e norme secondo le quali i lavoratori hanno versato la loro quota ricevendo al momento del pensionamento una pensione calcolata secondo le regole di volta in volta vigenti e che quindi non si può considerare i costi previdenziali alla stregua di semplici uscite di bilancio. Così, il risultato di questi tagli e di questi interventi poco lungimiranti è stato l'eccessivo irrigidimento del nostro sistema previdenziale con un conseguente blocco in uscita dal mondo del lavoro ed un mancato turn over a scapito delle giovani generazioni.
Da una semplice analisi di comparazione dei flussi di pensionamento e delle persone in cerca di occupazione possiamo notare, al di là degli impliciti effetti della crisi economica, come ad una diminuzione dei flussi in uscita corrisponda anche un aumento delle persone inoccupate e disoccupate. Ad esempio ciò è avvenuto tra il 2010 ed il 2013 quando per gli effetti delle misure Sacconi (innalzamento dell'età pensionabile per le lavoratrici, finestra mobile) e Fornero (repentino aumento dell'età pensionabile per uomini e donne) abbiamo assistito ad una diminuzione dei nuovi pensionamenti, da 532.400 persone del 2010 a 356.371 del 2013, e ad un parallelo aumento dei disoccupati, circa un milione in Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 2
più. Al contrario nel 2015 quando parte degli interventi operati era stata riassorbita dal sistema con un aumento di circa 100.000 pensionamenti registriamo parallelamente una diminuzione dei disoccupati di 200.000 unità.
Certamente non parliamo di una relazione esclusiva tra nuova occupazione e pensionamento, ma è innegabile che gli interventi operati hanno generato ripercussioni sul mondo del lavoro.
Nonostante i notevoli tagli operati ed una tassazione che è tra le più alte d'Europa si continua a sostenere, tuttavia, che il nostro sistema previdenziale sia troppo gravoso per lo Stato e che pesi eccessivamente in relazione al nostro Pil. La Uil chiede da anni di procedere alla separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale e, al contempo, di rinegoziare con l'Europa i parametri per la rilevazione dei dati che ancora considerano il Tfr e alcune prestazioni assistenziali come spesa pensionistica. Così si valuterebbe correttamente la sostenibilità del nostro sistema pensionistico e si eviterebbe di portare in Europa un'immagine distorta e distante dalla realtà. Recentemente la Uil ha prodotto uno studio nel quale si evidenzia come semplicemente togliendo la tassazione (66 miliardi di euro, secondo la commissione Europea) ed i TFR/TFS (22,8 miliardi di euro), la spesa per pensioni in Italia è dell'11% rispetto al Pil invece del 16,5% così come rilevato dai dati Eurostat. Una spesa netta per pensioni dell'11% è perfettamente in media con quella degli altri Paesi della UE e, addirittura, 1,4 punti meno della Francia, 1 punto in meno dell'Austria, 0,4 punti in meno della Germania.
Va sottolineato, inoltre, che in Italia la spesa netta per pensioni per abitante (2.942 €) è meno della metà di quella del Lussemburgo (7.486 €), oltre 1.000 € inferiore a quella di Francia (4.031 €) e Germania (4.117 €). Esiste poi, come accennavamo, un più generale tema di come si conta la finanza pubblica in Italia ed in Europa.
Gli interventi a sostegno delle pensioni in essere contenuti nella Legge di Bilancio 2017
Nel dicembre del 2015, unitariamente con Cgil e Cisl, abbiamo creato e sottoscritto una piattaforma unitaria "Cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani". Già nel titolo riassumemmo il cuore della nostra proposta intorno alla quale abbiamo costruito la nostra azione che dalla primavera 2016 ha incominciato a dare i propri frutti.
Lo scorso anno, infatti, a seguito dell'iniziative, della lungimiranza, della forza della Uil e di tutti noi, siamo riusciti a portare ad un tavolo di confronto il Governo per affrontare gli urgenti temi della previdenza e del lavoro e la piattaforma unitaria presentata nelle manifestazioni è stata al centro della discussione. Si è avviato, così, un confronto per individuare le migliori misure possibili con la Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 3
finalità di sostenere le pensioni in essere e di reintrodurre un principio di flessibilità nel nostro sistema previdenziale.
Era da circa un decennio che in Italia non si operavano interventi a favore dei pensionati ed a sostegno del loro reddito. Fu infatti nel 2007 che venne introdotta la quattordicesima per le pensioni con i redditi più bassi, uno strumento fortemente voluto dal sindacato che premiava la storia contributiva dei lavoratori dando di più a chi aveva versato per più tempo. Abbiamo voluto continuare su quella strada ed abbiamo ottenuto che da luglio di quest'anno l'importo della quattordicesima è cresciuto per 2 milioni di pensionati. Per la prima volta, inoltre, la quattordicesima è stata erogata anche a chi riceve assegni previdenziali fino a 2 volte il minimo, circa 1.000 €, coinvolgendo così altri 1,4 milioni di pensionati. Un ulteriore pregio di questa misura che come sindacati abbiamo fortemente voluto è che la maggiorazione fosse neutra ai fini fiscali così da non incidere sul reddito imponibile complessivo e sulle imposte del pensionato.
Alcuni hanno criticato questa scelta sostenendo che quest'assegno sta andando a famiglie con redditi molto elevati, mettendo in discussione la natura e l'opportunità dell'intervento.
Innanzitutto ci preme ribadire che la quattordicesima è una misura previdenziale e come tale viene erogata in relazione ai contributi versati. Inoltre i fatti, sostenuti dai dati Istat, hanno dimostrato che la quattordicesima è stata pagata generalmente a persone i cui redditi si collocano dal terzo quintile in giù, quindi a nuclei familiari il cui reddito è definito medio-basso.
Al contempo abbiamo fatto sì che sul piano fiscale si intervenisse superando la disparità che ancora persisteva nel trattamento fiscale tra lavoratori e pensionati equiparando la no tax area: una storica battaglia della Uil Pensionati. In questo modo è diminuito il peso delle tasse sugli assegni previdenziali, che in Italia mediamente sono soggetti ad un'aliquota del 21% mentre la media dei paesi Ocse europei è al 14%.
L'innalzamento della no tax area per tutti i pensionati fino ad 8.125 euro ha comunque prodotto benefici per tutti i pensionati con redditi fino a 55.000 euro per effetto del ricalcolo della curva delle detrazioni fiscali.
Proprio in questi giorni stiamo lavorando per restituire un maggiore potere d'acquisto alle pensioni ripristinando la piena indicizzazione dei trattamenti, perché, come ci ricorda una sentenza dell'Alta corte, i blocchi operati non sono costituzionali ed il prossimo ottobre attendiamo l'inizio dell'esame del ricorso promosso davanti alla Corte costituzionale affinché possa valutare la legittimità delle misure messe in atto nel 2015 dal Governo Renzi per dare attuazione alla sentenza n. 70/2015 della Corte stessa. Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 4
Per una maggiore flessibilità del sistema - interventi nella Legge di Bilancio 2017
A seguito del verbale d'intesa definito nel settembre 2016 dai sindacati con il Governo, in Legge di bilancio 2017 sono state introdotte una serie di misure volte e riportare una maggiore flessibilità nel sistema previdenziale italiano.
Cumulo gratuito
Al fine di valorizzare ogni contributo versato dai lavoratori nel corso della loro carriera, abbiamo chiesto ed ottenuto che il lavoratore possa gratuitamente cumulare tutti i periodi contributivi da lui maturati nell'arco dell'intera storia lavorativa, percependo una pensione pro quota secondo le regole vigenti in ciascuna gestione nella quale sono stati versati contributi.
Si tratta di una possibilità in più per questi lavoratori che non sono più costretti a ricorrere alla totalizzazione con la pensione calcolata per intero con il metodo contributivo, oppure a pagare diverse migliaia di euro per poter ricongiungere i periodi, secondo le regole che furono introdotte dal Governo Berlusconi nel 2010.
Pensione anticipata per i lavoratori precoci e rimozione penalizzazioni per pensionamento anticipato
È stato sancito un principio: 41 anni di contributi sono sufficienti per andare in pensione a prescindere dall'età. Il pensionamento anticipato per chi ha lavorato prima del 19° anno di età ed ha maturato 41 anni di contribuzione è una misura che si muove nella giusta direzione. Anche se la possibilità è limitata a determinate categorie di persone, si tratta di una prima risposta per lavoratori che si trovano in oggettive condizioni di bisogno o che hanno particolari situazioni familiari.
È stata poi eliminata strutturalmente la penalizzazione, prevista dalla legge Fornero, che agiva per chi fosse andato in pensione anticipata prima del 62° anno di età.
Attività usuranti
Al fine di semplificare l'accesso alla pensione per i lavoratori che svolgono mansioni usuranti sono stati semplificati le regole ed i requisiti previsti. Infatti la precedente formulazione delle regole ha limitato nettamente l'accesso imponendo requisiti troppo stringenti. Abbiamo chiesto quindi che venissero eliminati alcuni dei paletti. Crediamo, tuttavia, che ancora non sia concluso il confronto su questo tema, soprattutto per quanto concerne il lavoro notturno.
Inoltre è importantissimo che per questi lavoratori è stato sospeso l'adeguamento automatico dei requisiti di accesso all'aspettativa di vita. Restiamo comunque in Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 5
attesa del Dpcm che dovrebbe ulteriormente semplificare la documentazione necessaria per fare domanda di pensionamento.
Ape sociale
La misura forse di maggior risalto è stata l'introduzione dell'Ape, sociale e volontaria. Intervento di notevole interesse ma che non chiude il tema della reintroduzione della flessibilità di accesso alla pensione. Per questo come sindacati abbiamo fortemente voluto che tale misura fosse sperimentale per due anni, così da mantenere aperto il confronto con il Governo.
Lo scorso anno abbiamo dovuto operare delle scelte e riteniamo che il meccanismo dell'Ape sociale abbia offerto una valida alternativa alle categorie dei lavoratori tutelati. Mi riferisco ai disoccupati, a chi svolge un lavoro di cura, a chi ha una grave disabilità e alle 11 categorie di lavoratori che svolgono attività gravose. Siamo però ben consapevoli che restano ancora da correggere alcune criticità, come la riduzione del requisito contributivo minimo richiesto per l'accesso alla prestazione; gli attuali limiti penalizzano in particolare le lavoratrici.
Questo è un tema che stiamo affrontando nel corso della fase 2 del confronto con il Governo al quale abbiamo chiesto anche una migliore definizione della platea delle categorie dei soggetti tutelati, ad esempio estendendola ai lavoratori con familiari conviventi, gravemente disabili, fino al secondo grado (fratello sorella, nonni) e valutando l'inserimento di altre categorie come agricoli, marittimi, postali, siderurgici e di altri settori lavorativi nell'elenco di chi svolge mansioni gravose .
La bontà di questa scelta è stata testimoniata dalle 60.000 domande pervenute per poter accedere all'ape sociale; domande che testimoniano la necessità che vi è nel nostro Paese di una maggiore flessibilità. L'ape sociale, quindi, pone un importante principio che i lavori non sono tutti uguali e che a 63 anni si può smettere di lavorare per accedere al pensionamento.
Per quanto concerne la RITA è positivo il segnale dato circa una prima (anche se molto parziale) armonizzazione di alcune regole di previdenza complementare tra lavoratori privati e pubblici per i quali le regole fiscali sono meno favorevoli.
Siamo ancora in attesa dell'Ape volontaria, una misura che di certo non ha riscontrato il nostro pieno supporto ma che essendo su base volontaria si pone comunque come ulteriore strumento per dare maggiore libertà ai lavoratori nel sistema. Vorrei comunque segnalare l'eccessivo ritardo accumulato. Sono infatti nove mesi che attendiamo i decreti e gli accordi con Abi ed Ania sulle convezioni quadro per i contratti di erogazione dei prestiti e per la loro assicurazione. Ad un anno dalla firma del verbale non si conosce ancora la reale incidenza di questo anticipo sulle future pensioni.
Cionondimeno, le parole d'ordine di quei mesi sono diventate realtà. Lo scorso anno il Segretario Generale Barbagallo ha girato l'Italia sostenendo la nostra Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 6
piattaforma e le mansioni che noi abbiamo indicato sono tutte state riconosciute come gravose così come il tetto dell'Ape sociale è stato fissato a 1.500 euro come da noi richiesto.
Per le future pensioni e per una previdenza equa
Adesso siamo nella fase 2 del confronto e, come abbiamo sempre fatto, stiamo accompagnando quotidianamente questo percorso con studi e proposte per dimostrare che le cose che noi proponiamo non sono utopiche, ma sono obiettivi realistici e conseguibili e che, soprattutto, sono compatibili con il bilancio dello Stato.
Sostegno alle future pensioni
Il primo punto che abbiamo affrontato con il Governo è quello dell'introduzione di una pensione di garanzia per le pensioni dei giovani, perché per noi non vi è conflitto generazionale e tutti i lavoratori hanno pari diritti. La proposta che abbiamo avanzato e sulla quale si sta sviluppando il confronto è quella di prevedere un intervento che combini la storia contributiva dei lavoratori ed una misura che copra i buchi contributivi, purtroppo presenti in tante carriere soprattutto di giovani. Bisogna, più in generale, reintrodurre una reale flessibilità di accesso alla pensione superando le attuali rigidità del sistema previdenziale. Troppo stringente, nel sistema contributivo, è la soglia che prevede che si deve aver maturato un trattamento superiore a 2,8 volte l'assegno sociale per accedere alla pensione anticipata e ad 1,5 volte per accedere alla pensione di vecchiaia. Questi limiti penalizzano i lavoratori con carriere più discontinue e retribuzione medio basse.
Eliminare le disparità di genere
Lo scorso 8 marzo con un grande iniziativa abbiamo presentato le proposte della Uil per una previdenza sempre più equa che superi le attuali disparità di genere che penalizzano nel nostro sistema previdenziale le donne. Il Governo ha avanzato una proposta che giudichiamo minimale ed insufficiente perché riguarderebbe un numero limitatissimo di lavoratrici.
Occorre muoversi in due direzioni: da una parte bisogna dare una maggiore flessibilità nell'età di accesso alla pensione e dall'altra bisogna migliorare i futuri trattamenti pensionistici.
Per una reale flessibilità occorre prevedere 1 anno di anticipo rispetto all'età legale per l'accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato un figlio. Limite che crediamo debba essere accresciuto di un anno per ogni figlio, oltre il primo, fino ad un massimo di 3 anni. Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 7
Per migliorare i trattamenti pensionistici va valorizzato il lavoro di cura prestato prevedendo una maggiorazione per i periodi di congedo per maternità, dentro e fuori il rapporto di lavoro, aumentando del 50% i contributi accreditati per questi periodi. Si potrebbe poi valutare una revisione dell'attuale sistema della legge 104 prevedendo integrazioni contributive anche per chi svolge lavoro di cura per l'assistenza ad un familiare al di fuori del rapporto di lavoro.
Solo così si da una risposta alle attese di tante lavoratrici.
Rilancio della Previdenza complementare ed investimenti in economia reale
Bisogna rilanciare con forza la previdenza complementare. Il modello italiano è uno dei migliori al mondo per stabilità, sicurezza e rendimenti.
Il lavoro fatto in questi anni, la trasparenza nella gestione ed i rendimenti ottenuti anche in periodi di crisi ne sono la prova. Magari altri enti e soggetti economici finanziari avessero avuto la governance dei nostri fondi.
Come Uil siamo fieri ed orgogliosi di aver contribuito a costruire e far sviluppare questo modello di partecipazione e di bilateralità che ha portato i nostri fondi ad essere studiati e ad essere esempio in tutto l'Occidente.
Sempre nei mesi scorsi abbiamo realizzato un'iniziativa a sostegno della previdenza complementare, in particolare nel pubblico impiego. Riteniamo necessario che si proceda ad una armonizzazione delle regole tra il settore pubblico e quello privato a partire dalle prestazioni erogate e dalla fiscalità. Una proposta di buon senso che supera le attuali discriminazioni nei confronti dei lavoratori pubblici e che sembra trovare terreno fertile nelle discussioni di questi giorni, soprattutto grazie alla pressione ed all'azione costante che abbiamo esercitato come sindacati.
Crediamo poi sia necessario procedere con una forte compagna istituzionale per rilanciare le adesioni, prevedendo anche un semestre di adesione informata utilizzando ad esempio il meccanismo del silenzio assenso.
Bisogna poi superare dei chiari limiti culturali che portano noi italiani a diffidare del mondo della finanza prevedendo, ad esempio, percorsi di formazione ed educazione previdenziale sia nelle scuole che sui posti di lavoro.
Infine crediamo che al sistema serva stabilità: i continui mutamenti e le ripetute azioni, andate più o meno a buon fine, di modifica del sistema hanno il solo effetto di accrescere timori e diffidenza tra i lavoratori. La Uil chiede un ripristino della tassazione sui rendimenti all'11%. Si tratterebbe di un positivo segnale da parte del Governo che trova la sua motivazione nel fatto che l'investimento previdenziale non è speculativo, ma ha una precisa connotazione ed un preciso valore sociale.
Questi stessi temi devono essere affrontati anche al tavolo di consultazione previsto dalla Legge sulla concorrenza. Riteniamo quindi opportuno che il Governo avvii celermente questo confronto. Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 8
Cambiare l'adeguamento alla speranza di vita
La Uil da tempo sostiene l´assoluta necessità di congelare ogni eventuale innalzamento dell'età pensionabile nel 2019, essendo l´Italia già maglia nera d'Europa nell'età di accesso alla pensione. Non tutti i lavori hanno la stessa aspettativa di vita. Il legame all'aspettativa di vita aveva un senso prima degli interventi Fornero. A seguito della repentina elevazione del requisito anagrafico, per uomini e donne, mantenere l'attuale sistema rappresenta una vera e propria crudeltà per i lavoratori e le lavoratrici. La Uil chiede che vengano elaborati parametri demografici rispondenti alla realtà vissuta dai lavoratori. Occorre, tuttavia, fare una riflessione seria e condivisa su chi dovrà decidere e misurare questi parametri. Noi abbiamo grande rispetto delle istituzioni, però pensiamo che questi enti devono fare bene il loro mestiere e devono essere messi in grado di farlo. Faccio un breve riferimento all'´Istat, l'istituto che nel dovrà produrre la misura dell'eventuale incremento dell´aspettativa di vita per l´adeguamento dell´età pensionabile, previsto per il 2019. Siamo consapevoli dell'enorme patrimonio di professionalità dell'Istat, ma vogliamo ricordare che neanche questa istituzione è immune dall'errore. Cito ad esempio la stima del Pil, nel primo trimestre del 2017, dello scorso maggio. Tale valore, infatti, venne identificato inizialmente in un più 0,2% salvo poi essere corretto dopo due settimane ad un più 0,4%; un errore del 100% della misurazione.
Vogliamo ricordare, inoltre, che l´andamento demografico degli ultimi anni presenta dati contraddittori che non sempre hanno mostrato un aumento della vita media degli italiani. Nel 2015, ad esempio, la vita media si è ridotta a 82,3 anni dagli 82,6 dell'anno precedente.
Inoltre, il congelamento dell'adeguamento ha un preciso fondamento se confrontato con quanto avviene nel resto d'Europa. Infatti, negli stati UE l'età legale media di accesso alla pensione, nel settore privato, per gli uomini è di 64 anni e 2 mesi, mentre per le donne è di 63 anni: 2 anni e 5 mesi più bassa di quella degli uomini italiani (per i quali è pari a 66 anni e 7 mesi) e 2 anni e 7 mesi più bassa delle donne italiane (per le quali è pari 65 anni e 7 mesi). Inoltre dal 2019 in Italia raggiungeremo i 67 anni. Questa età in Germania sarà raggiunta solo dal 2030.
Riforma della governance degli enti previdenziali
Da nove anni abbiamo un uomo solo al comando del più grande ente previdenziale d'Europa; situazione che ha generato molti danni.
Bisogna realizzare un vero sistema duale che veda parallelamente agli organi di gestione un Civ con poteri effettivi di indirizzo strategico e sorveglianza. Solo così si può realizzare un sistema in grado di garantire degli istituti efficienti, efficaci e partecipati. Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 9
Separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale
Sapere quanto e come vengono utilizzate le risorse previdenziali del Paese è un dato importantissimo per una corretta valutazione del nostro sistema. Sancire la separazione tra spesa previdenziale ed assistenziale, quindi, è fondamentale per avere un quadro corretto degli equilibri del sistema pensionistico italiano.
Abbiamo già mostrato alcuni dati ed è necessario, per superare quell'autolesionismo tutto italiano, che vadano rivisti i criteri con i quali vengono rilevati questi dati in materia di spesa previdenziale ed assistenziale e poi comunicati alle istituzioni europee.
Fondi non utilizzati o destinati ad altre poste di bilancio
Anche in questi ultimi anni si è continuato indirettamente a fare cassa sulle pensioni, lasciando inutilizzate risorse già stanziate per interventi previdenziali. Dal 2009 ad oggi, infatti, sono stati creati diversi fondi connessi ad interventi di natura previdenziale i cui stanziamenti, a causa di stime troppo elevate o del loro non utilizzo, hanno avuto una diversa destinazione. Questi minori oneri per la previdenza possono essere quantificati in oltre 4 miliardi e 700 milioni di euro dal 2009 ad oggi se sommiamo le risorse allocate e non utilizzate del fondo lavori usuranti (fino al 2016), del fondo per la valorizzazione del lavoro di cura e del fondo per le salvaguardie dei lavoratori esodati. A questi andrebbero sommati i risparmi derivanti dall'ultima salvaguardia per gli esodati per la quale sono stati allocati circa 1,5 miliardi di euro per 30.700 domande. Al momento, però, risultano accolte o in fase di valutazione 22.501 domande. Ci sembra quindi presumibile che la sovrastima sia almeno il 26% (circa 390 milioni) del totale con relativo risparmio rispetto all'onere preventivato.
Andrebbero valutati, inoltre, i risparmi derivanti dal minor utilizzo di risorse programmate per la proroga di "opzione donna" per la quale si stimavano 25.000 possibili pensionamenti con una copertura totale di 565 milioni di euro.
Conclusioni
Se dal tavolo di confronto non arriveranno le risposte che ci attendiamo, come ha già ricordato Barbagallo, la Uil metterà sul campo tutte le sue forze a sostegno delle nostre idee con iniziative e mobilitazioni. Le nostre sono proposte di merito, che tengono conto della situazione del Paese. Non "chiediamo la luna" ma Relazione di Domenico Proietti - Bari 12 settembre 2017 10
interventi che rendano il nostro sistema previdenziale più flessibile ed equo per i pensionati, per i lavoratori e per i giovani.
Concludo ricordando che tutto quello che abbiamo conquistato sulla previdenza è stato ottenuto grazie all'azione unitaria. Una strada che ci indica la necessità di rafforzare il rapporto unitario, confrontandoci su ciò che non condividiamo, affinando le nostre posizioni, trovando una sintesi, perché non c'è altra via. Bisogna sviluppare un'iniziativa condivisa a 360 gradi, per essere protagonisti della vita del Paese. Siamo stati in grado di riaffermare il ruolo delle parti sociali, portando il governo al confronto con i sindacati. Confronto che in soli 3 mesi ha prodotto il verbale oggi alla base delle misure previdenziali.
Oggi avviamo un nuovo percorso e sono convinto che con la partecipazione di tutti voi e di tutti i delegati italiani otterremo ancora ottimi risultati.