Si è svolta lo scorso 26 maggio la riunione dell'Esecutivo nazionale della Uil. All'ordine del giorno, tra gli altri temi, anche la questione dei voucher.
Dalla discussione è emersa la preoccupazione che l'argomento possa trasformarsi in un'occasione di scontro politico.
La Uil, invece, ritiene che la vicenda debba essere analizzata nel merito e che le soluzioni da adottare debbano andare nella direzione già suggerita, a suo tempo, nel corso della campagna referendaria. Nonostante la decisione del Governo sia stata inopportunamente tranchant, non sarebbero assolutamente accettabili scelte che reintroducessero surrettiziamente la disciplina appena superata. I voucher erano degenerati in un cancro per il lavoro e per l'economia ed è giusto che siano stati aboliti, proprio a causa della loro inaccettabile trasformazione. Al contempo, però, ora, non si possono sostenere opzioni nettamente intransigenti e del tutto contrarie a possibili nuove specifiche regolamentazioni.
La totale cancellazione dei voucher, infatti, ha lasciato senza alcuna minima tutela l'ampio spazio dei lavori realmente occasionali ed eccezionali svolti, in particolare, dai giovani studenti, dai pensionati o dai cassaintegrati di lungo corso.
Serve un nuovo strumento da utilizzare in casi ben definiti e determinati escludendo del tutto, ad esempio, il settore manifatturiero. Si tratta, dunque, di applicare il nuovo istituto ai lavori svolti al servizio della famiglia (ad esempio, lavori di cura e di assistenza, sporadici e saltuari, ad anziani o a bambini o a studenti), ad alcuni casi ben individuati nel settore dell'agricoltura e, come già detto, comunque, a situazioni di occasionalità ed emergenza.
In sostanza, il vero antidoto all'abuso consiste non solo nel limitare ad alcuni settori l'uso del nuovo strumento, ma anche nell'introdurre due regole fondamentali: un tetto annuo per le aziende (che prima non era previsto) e un taglio minimo di almeno 4 ore per garantire una retribuzione dignitosa.
L'Esecutivo nazionale della Uil, pertanto, invita il Governo e il Parlamento a non procedere all'emanazione di nuovi provvedimenti senza tenere conto di questi principi di buon senso e di merito e, inoltre, a confrontarsi costantemente con le parti sociali per evitare scelte che, oltre a gravare sul clima sociale e politico, siano inefficaci o non risolutive.
Roma, 26 maggio 2017