I dati sul Pil resi noti, oggi, dall'Istat, anche alla luce di quelli diffusi l'altro ieri dall'Ocse, dimostrano che i livelli di crescita sono ancora insufficienti. Fa bene, dunque, il nostro Governo – ed era ora - a opporsi alla politica di austerità che ha caratterizzato in questi anni l'Unione europea e a guardare con più attenzione alle politiche attuate da Obama.Sono anni che la Uil sostiene questa impostazione, manifestata, peraltro, anche in occasione degli incontri che abbiamo avuto, lo scorso anno, con personaggi del mondo politico, economico e giudiziario degli USA. Con loro ho avuto occasione di condividere un principio: un freno alla ripresa è rappresentato anche dalla sovrapproduzione legislativa (nel nostro Paese abbiamo 153 mila leggi, un record europeo) che genera, paradossalmente, incertezza del diritto e non invoglia le aziende estere a investire.
Noi crediamo, inoltre, che occorra intervenire non solo sul lato dell'offerta, ma anche su quello della domanda: gli imprenditori e lo Stato, datore di lavorodel pubblico impiego, abbiano consapevolezza che senza rinnovi contrattuali la domanda interna langue, le imprese che producono beni e servizi per il mercato interno chiudono, l'occupazione non cresce, l'economia non si riprende. E, in questo senso, anche la rivalutazione delle pensioni può giocare un ruolo importante. Le ricette applicate sino ad ora, purtroppo, non hanno dato i risultati sperati: insieme possiamo migliorare la rotta e accelerare il cammino verso lo sviluppo, unica strada per restituire speranze occupazionali ai giovani.
I dati sul Pil resi noti, oggi, dall'Istat, anche alla luce di quelli diffusi l'altro ieri dall'Ocse, dimostrano che i livelli di crescita sono ancora insufficienti. Fa bene, dunque, il nostro Governo – ed era ora - a opporsi alla politica di austerità che ha caratterizzato in questi anni l'Unione europea e a guardare con più attenzione alle politiche attuate da Obama.
Sono anni che la Uil sostiene questa impostazione, manifestata, peraltro, anche in occasione degli incontri che abbiamo avuto, lo scorso anno, con personaggi del mondo politico, economico e giudiziario degli USA. Con loro ho avuto occasione di condividere un principio: un freno alla ripresa è rappresentato anche dalla sovrapproduzione legislativa (nel nostro Paese abbiamo 153 mila leggi, un record europeo) che genera, paradossalmente, incertezza del diritto e non invoglia le aziende estere a investire.
Noi crediamo, inoltre, che occorra intervenire non solo sul lato dell'offerta, ma anche su quello della domanda: gli imprenditori e lo Stato, datore di lavorodel pubblico impiego, abbiano consapevolezza che senza rinnovi contrattuali la domanda interna langue, le imprese che producono beni e servizi per il mercato interno chiudono, l'occupazione non cresce, l'economia non si riprende. E, in questo senso, anche la rivalutazione delle pensioni può giocare un ruolo importante. Le ricette applicate sino ad ora, purtroppo, non hanno dato i risultati sperati: insieme possiamo migliorare la rotta e accelerare il cammino verso lo sviluppo, unica strada per restituire speranze occupazionali ai giovani.