Secondo i dati resi noti, oggi, dall'Istat sono 4,9 milioni i lavoratori che attendono ancora il rinnovo del contratto. Di questi, circa 3 milioni sono lavoratori del pubblico impiego.
Nonostante la Corte Costituzionale abbia dichiarato inammissibile il blocco della contrattazione nel pubblico impiego, il Governo continua a non rispondere e, nella legge di stabilità, per la contrattazione nazionale, ha stanziato cifre irrisorie, mentre la contrattazione di secondo livello è stata ribloccata.
Oltretutto con l'attuale normativa si determinerebbe un'ulteriore diminuzione dello stipendio dei dipendenti.
Si parla tanto di ripresa ma se non si aumentano i salari difficilmente l'economia decollerà.
La manifestazione del 28 novembre di tutto il pubblico impiego sarà una prima risposta a chi non vuol ammettere l'insostenibilità di questa situazione.
Sui lavoratori pubblici si scaricano le inefficienze del sistema e vengono rovesciate loro solo parole denigratorie. Non si parla mai, invece, del fatto che, nonostante il blocco della contrattazione e del salario individuale che dura ormai da sei anni, questi lavoratori hanno continuato a lavorare assicurando i servizi.
E' ora di riconoscere il giusto diritto allo stipendio, rinnovando i contratti.
Roma, 24 novembre 2015