Il bonus Poletti previsto per agosto e deciso con decreto del Governo per il rimborso pensioni dopo la sentenza della Corte Costituzionale non basta, bisogna restituire ai pensionati l'intera indicizzazione bloccata negli anni 2012 e 2013: è la posizione di sindacati, associazioni consumatori e opposizioni, che con varie sfumature criticano la decisione dell'Esecutivo, mentre dalle PMI arrivano commenti più positivi. Vediamo come si sta sviluppando il dibattito e cerchiamo di calcolare la differenza tra il bonus una tantum e la restituzione integrale.
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Il decreto prevede un rimborso pensioni a scaglioni per fasce di assegni previdenziali, che andrà a circa 3,7 milioni di pensionati che prendono fra tre e sei volte il minimo. In agosto verranno restituiti gli arretrati, in un'unica soluzione, poi dal 2016 ci sarà un nuovo meccanismo di rivalutazione, sempre con l'asticella fissata a sei volte il minimo (circa 3200 euro al mese).
In tutto, il Governo ha previsto una spesa per questo 2015 pari a 2 miliardi e 180 milioni di euro. Prendendo per buona la stima effettuata dallo stesso premier Matteo Renzi, in base alla quale la restituzione integrale avrebbe comportato una spesa di 18 miliardi, la CGIA di Mestre calcola che di fatto il bonus restituisce in media ai pensionati circa l'11% del dovuto. Ci sono diversi studi che effettuano il calcolo, prendiamo quello del Servizio Politiche Previdenziali della UIL:
pensione che nel 2011 era pari a 1700 euro lordi al mese: in agosto arriverà un'una tantum di 726 euro netti, il 23,61% del dovuto, che sarebbe pari a 3.074,88 per gli anni 2012-2015;pensione da 2200 euro al mese: il bonus d'agosto sarà di 465 euro, il 9,05% rispetto ai 5mila 135,33 di rimborso integrale;pensione da 2700 euro: prenderà un rimborso di 278 euro, il 4,55% dei 6mila 104,86 di rimborso integrale.
Come detto, ci sono anche calcoli diversi: secondo le stime riportate ad esempio dal Corriere della Sera, il rimborso di agosto per un pensionato che incassa 1700 euro lordi al mese sarà di 754 euro, circa il 40% rispetto alla restituzione totale, mentre per un pensionato con un trattamento da 2200 euro il rimborso sarà di 464 euro, il 20% della somma che spetterebbe in caso di restituzione totale, e infien una pensione da 2700 euro avrà diritto a un bonus di 278 euro, il 10% degli arretrati totali.
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Come si vede, far le diverse stime ci sono differenze anche sostanziose, dovute probabilmente al metodo di calcolo. Certo è che la restituzione è parziale, su questo sono tutti d'accordo.
Il Governo sottolinea come il decreto sia in linea con la sentenza della Corte Costituzionale (numero 70/2015), che ha ritenuto illegittimo il blocco dell'indicizzazione degli assegni superori a tre volte il minimo previsto dal Salva Italia (dl 201/2011) perché ha toccato assegni non elevati, non rispettando quindi i necessari criteri di equità e ragionevolezza. L'esecutivo ritiene con il decreto di aver assicurato «la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni per garantire i diritti civili e sociali» senza impattare negativamente sui conti pubblici.