Bruxelles, 28 – 29 aprile 2015.
A cura del Dipartimento Politiche Migratorie UIL
Roma, 4 maggio 2015 – Si è tenuta la scorsa settimana a Bruxelles, presso il Centro Borschette CCAB della Commissione europea, la riunione semestrale del Comitato consultivo per la libera circolazione dei lavoratori. Il Comitato consultivo è un organismo tripartito che riunisce rappresentanti dei governi europei, delle rappresentanze imprenditoriali e sindacali dell'Europa – 28. Ha il compito di dibattere e proporre elementi correttivi e migliorativi delle direttive dell'unione in materia di circolazione interna agli Stati membri, in particolare dei lavoratori dell'Unione stessa, ma anche situazioni relative a cittadini dei Paesi Terzi.
I sindacati (molti esponenti da tutti gli Stati europei) erano rappresentati dal Segretario Confederale CES Luca Visentini, mentre la delegazione sindacale italiana aveva rappresentanti della UIL (Casucci) e della Cgil (Cilona).
Molte le tematiche dibattute nel programma di lavoro, tra cui:
-Una presentazione della CE su "recenti sviluppi riguardanti la libera circolazione dei lavoratori";
- Bozza di questionario relativo all'implementazione della Direttiva 2014/54/EU relativa a "misure per facilitare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori, nel contesto della libertà di movimento";
- Informazioni sul futuro sviluppo del portale EURES;
- Direttiva 2013/55/EU , a modifica della direttiva 2005/36/EC del Consiglio e del Parlamento europeo sul tema del riconoscimento delle qualifiche professionali;
- Regolamento EU n. 1024/2012 sulla cooperazione amministrativa attraverso il sistema informativo sul mercato interno (IMI);
- Versione consolidata della direttiva 2005/36/EC;
- espulsione di cittadini europei dal territorio di uno Stato membro;
- Libera circolazione di cittadini EU e loro famiglie: 5 azioni che fanno la differenza;
- Conclusioni del progetto ESF "il lavoratore mobile europeo. Raccomandazioni per i servizi pubblici e partner sociali: un approccio globale";
- Accordo con la Svizzera: sviluppi recenti.
Pacchetto mobilità - Per quanto riguarda le misure che dovrebbero garantire una maggiore mobilità dei lavoratori e un maggiore dinamismo nell' incontro tra domanda ed offerta di lavoro, è stato fatto rilevare da parte sindacale la necessità di una consultazione preventiva delle parti sociali. Per Visentini il termine "stakeholder" usato dalla commissione è "vago". Il sindacalista CES ha richiesto una maggiore attenzione alle rivendicazioni che vengono dal sindacato. E' stato anche chiesto se ci sia un collegamento (e quale sia) tra la maggiore mobilità dei lavoratori, propugnata dalla Commissione e l'uso del portale Eures, come strumento di incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
Il presidente del Comitato ha annunciato che le priorità per la Commissione sono la revisione del Regolamento 883/2004 (relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale), il riesame della situazione dei lavoratori postali e la mobilità dei lavoratori altamente qualificati. Per quanto riguarda la mobilità, la commissione ha rilanciato il dialogo sociale avviando una consultazione molto ampia.
Per parte sindacale è stato invece fatto rilevare come ci siano molte inquietudini sul pacchetto mobilità proposto dalla Commissione, nel senso che le misure potrebbero mettere in concorrenza le situazioni degli stessi lavoratori (CGT Francia) ed anche il rischio che il regolamento 883 porti a situazioni di concorrenza sleale.
In un suo intervento, un rappresentante della CGTP del Portogallo ha fatto notare che gli aspetti positivi promessi dalla Commissione con il pacchetto mobilità potrebbero essere oscurati da rischi di dumping lavorativo e sociale. Ad esempio, a molti lavoratori mandati in trasferta in altri Stati membri vengono spesso applicate le norme e condizioni del paese d'origine (e non di quelle in cui effettivamente lavorano), quando esse siano più vantaggiose per le aziende stesse.
A questo il presidente della Commissione ha risposto che l'applicazione delle norme spetta agli Stati Membri e che il compito della Commissione è quello di vigilare sulla loro applicazione.
Questionario sulla Direttiva 54/2014 - Si è poi parlato del questionario sulla direttiva 2014/54 UE ("misure per facilitare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori, nel contesto della libertà di movimento"), proposto dalla Commissione nel 2013. Il questionario è rivolto alle parti sociali ed ai governi degli stati membri su la mobilità dei lavoratori, la tutela dei loro diritti e salvaguardia della loro professionalità. E' stato dato tempo fino al 12 giugno prossimo per rispondere alle domande sulla direttiva stessa ed il suo stato di applicazione.
Su questa tematica è intervenuto Luca Visentini che ha fatto notare come molte domande del questionario non siano propriamente rivolte alle parti sociali ed ha chiesto che i sindacati siano maggiormente coinvolti nella fase di valutazione sull'applicazione della direttiva stessa. Ha poi fatto riferimento alla situazione particolare dei lavoratori frontalieri, spesso oggetto di discriminazioni sia in campo fiscale che nella fruizione dei servizi. Ha chiesto che il riferimento sia fatto sulla condizione di domicilio e residenza, piuttosto che solo sulla cittadinanza.
Qualifiche professionali. Per quanto riguarda la direttiva 2013/55/EU , a modifica della direttiva 2005/36/EC sul tema del riconoscimento delle qualifiche professionali, si è fatto rilevare come l'introduzione dell'art. 59 della direttiva riguardi la valutazione reciproca per il riconoscimento delle professionalità del lavoratore mobile, e che questa debba prevedere un accordo di trasparenza tra le parti, altrimenti la direttiva potrebbe causare più problemi che vantaggi e difficoltà nell'esercizio della professione.
Si è parlato poi della necessità di una "mappa interattiva delle professioni", anche per superare le restrizioni e obblighi professionali (iscrizioni ad albi, limiti territoriali, ecc.).
La creazione di una "carta professionale europea" dovrebbe prevedere una procedura elettronica per verificare l'accettazione dei titoli nei differenti paesi. La nuova procedura, che dovrà facilitare il riconoscimento delle professioni, dovrà essere adottata nel 2016.
Ci sarà anche un sistema di "alert mechanism" (art. 56 a). Ogni autorità dovrà comunicare agli altri Stati se vi sono violazioni o restrizioni riguardanti specifici casi (titoli non riconosciuti o falsi, ad esempio) e lo dovrà fare entro tre giorni dalla decisione del tribunale. Questo specialmente per situazione delicate come le professioni che hanno impatto sulla salute e sicurezza delle persone (medici ed infermieri).
Portale Eures: si tratta di un sistema informatico europeo che mette in contatto, online, chi cerca e chi offre lavoro. I dati inseriti permettono a chi effettua il log – in di avere una panoramica delle professioni, per paese, per condizione di lavoro offerta. Attualmente in questo sistema sono a disposizione circa un milione di posti di lavoro. Funziona un po' come Google sulla base di parole chiave e si basa sulla relazione tra competenze offerte e disponibilità esistenti.
Anche su questo aspetto è intervenuto Visentini per rilevare come le parti sociali non siano adeguatamente coinvolte nel progetto portale. Per questo motivo il dirigente sindacale europeo ha richiesto una riunione urgente con la Commissione. E' stato anche fatto notare da molti come il sistema e la sua procedura siano poco conosciuti negli Stati membri. La Commissione stessa non ha dati sul numero di posti di lavoro avviati con questo sistema. Si è convenuto sulla necessità di una misurazione dei risultati.
Espulsioni: malgrado il diritto di ogni cittadino europeo di muoversi e risiedere in un altro Stato Membro, per la direttiva 2004/38/Ue questo non è un diritto assoluto. Dopo i primi tre mesi, ogni cittadino dovrà assicurare allo Stato in cui intende risiedere di avere adeguate fonti di ingresso lecito, un lavoro, un posto dove risiedere ed un'assicurazione sanitaria. Questo può influire sul mantenimento o meno (art. 14) del diritto alla residenza. Tranne situazioni di disagio particolare (malattie intervenute, perdita del lavoro, ecc.) lo Stato si riserva il diritto di espellere anche cittadini europei per la durata di due anni, salvo situazioni di forza maggiore. In Belgio, ma anche altri Paesi come l'Inghilterra, molte persone sono state invitate a tornare nel loro paese, o gli è stata negata la fruizione di servizi concessa agli altri cittadini. Ci sono anche le espulsioni per motivi di sicurezza, salute pubblica, ecc. Il sindacato ha fatto rilevare l'esistenza di molte violazioni come in Belgio dove sono stati espulsi – negli ultimi anni – oltre 7000 cittadini europei. Si è chiesta un'attenta valutazione dei singoli casi, per evitare discriminazioni.