Resoconto dell'evento tenuto lo scorso 23 aprile, presso la UIL Nazionale. A cura di Angela Scalzo
Si è riunito, lo scorso 23 aprile presso la sala Buozzi della UIL Nazionale, il Coordinamento nazionale immigrati UIL, organismo consultivo sancito ed approvato nell'ambito congressuale, che ha il compito di analizzare le dinamiche in materia migratoria e le continue trasformazioni nel mercato del lavoro e nella società; di avanzare proposte su argomenti da approfondire o iniziative da promuovere. Il coordinamento, composto da italiani e stranieri, si propone anche di porre all'attenzione le specificità e le difficoltà del processo di integrazione all'interno dello stesso nostro sindacato, al fine di migliorare i processi di inclusione sociale e sindacale.
La giornata - che è stata divisa in due parti - ha visto una prima parte a carattere di confronto pubblico, con la presenza di ospiti esterni su due tematiche: la crisi economica e l'impatto sull'occupazione degli stranieri; la crisi umanitaria in Nord Africa e l'impatto sull'Italia in termini di sbarchi.
Il pomeriggio, invece, è stato dedicato ad una disamina interna delle tematiche del coordinamento stesso. La domanda al centro della prima parte della giornata era semplice: stiamo assistendo in Italia ad un cambiamento epocale nella natura dei flussi migratori? Per molti anni abbiamo avuto ingressi per motivi di lavoro nell'ordine di 400 mila migranti l'anno. Oggi mezzo milione di stranieri residenti in Italia sono disoccupati e quasi 2 milioni risultano inattivi. 50 mila stranieri l'anno (e 100 mila italiani) se ne vanno dall'Italia mentre 350 mila migranti non hanno potuto rinnovare lo scorso anno il permesso di soggiorno per mancanza di lavoro. Sull'altro fronte – quello del Mediterraneo – assistiamo ad una tendenza opposta: le crisi regionali in Nord Africa e Medio Oriente, le guerre e la fame provocano esodi dal carattere biblico di milioni di persone. Nel 2014 sono sbarcati sulle coste Sud dell'Italia oltre 170 mila profughi, mentre per quest'anno si teme che la cifra possa essere superata. Abbiamo un quadro dunque di cervelli in fuga dall'Italia ed un'immissione di profughi umanitari dall'altro versante, poco interessati a trattenersi nel nostro Paese. Con la chiusura di Mare Nostrum e l'avvio dell'operazione europea Triton i morti in mare sono aumentati: un prezzo alto da pagare all'altare della sicurezza.
Ha introdotto i lavori della giornata e coordinato il dibattito Guglielmo Loy. Il segretario confederale UIL si è detto consapevole ed addolorato della drammatica situazione del Mediterraneo, auspicando scelte più coraggiose da parte del Governo italiano e dell'Europa per la risoluzione dell'attuale dramma migratorio: "Tematiche geopolitiche internazionali che non dipendono da noi e che non possono essere risolte erigendo barriere", ha rilevato l'oratore, che è poi passato ad accennare i problemi legati alla crisi economica interna che riguarda anche gli stranieri (tasso di disoccupazione vicino al 17%, 4 punti superiore a quello degli italiani. "La crisi economica – ha rilevato Loy - ha colpito duramente l'occupazione etnica a partire dal 2009, tanto da ridurre drasticamente il saldo attivazioni/cessazioni di contratti di lavoro in ragione di un rapporto di 20/1 per i lavoratori extra UE".
Una situazione che ha cambiato radicalmente lo scenario dell'immigrazione nel nostro Paese, una situazione non più emergenziale ma cronica, che coinvolge l'Italia dal punto di vista economico ed umanitario.
Il nuovo segretario Organizzativo, Pier Paolo Bombardieri, ha voluto portare il saluto dell'Organizzazione annunciando durante la Festa del Lavoro si sarebbe affrontato il tema della solidarietà. "Un problema, quello dei continui sbarchi – ha detto Bombardieri - che riguarda non solo le nostre coscienze ma che è una questione di civiltà. L'auspicio è quello di lavorare in una organizzazione più solidale, più accogliente e più integrante!"
E' seguito un intervento/saluto da parte del Segretario Generale della UIL, Carmelo Barbagallo, che ha voluto onorare il Coordinamento con la sua presenza. Il numero uno della UIL ha voluto fortemente sottolineare il messaggio politico che sta alla base della scelta di svolgere le celebrazioni della festa dei lavoratori in Sicilia, a Pozzallo. "un 1° maggio all'insegna della solidarietà, ha affermato Barbagallo. Una scelta fortemente voluta da noi perché la democrazia si espleta con l'istruzione, la solidarietà, l'accoglienza e non con la forza o con la violenza, non certo con i carri armati!". Dopo aver ricordato le responsabilità dell'Europa e dell'Italia nella ricerca di soluzioni al dramma dei profughi nel Mediterraneo, l'oratore ha ricordato che il nostro Paese ha è avrà ancor di più nel futuro bisogno degli immigrati: "la demografia non ci è favorevole – ha detto il segretario UIL – e senza gli immigrati rischiamo un inevitabile declino". Il segretario UIL ha rilevato come il "nostro futuro" sia quello di "una società multiculturale, a cominciare proprio dalle nascite di bambini di origine straniera che oggi registrano un tasso superiore a quello dei figli degli italiani". Barbagallo ha auspicato che, sulla scia del giubileo cattolico proposto da Papa Francesco, si promuova quest'anno anche un "giubileo legato al lavoro e rivolto a tutti i lavoratori ed ai rifugiati politici". Quindi nel rispetto di tutte le religioni, unitamente ad una politica europea che faciliti senza "furbizie istituzionali" o "spontaneismi degli amministratori": un reale cambio di rotta europeo.
Il Segretario ha concluso con un riferimento alle osservazioni pubbliche del premier Renzi, condividendo l'idea che la soluzione del problema sbarchi possa avvenire solo in Africa, aggiungendo però che "questo sarà possibile non con interventi armati, ma solo aumentando la cooperazione con questi Paesi".
Giuseppe Casucci in qualità di Coordinatore nazionale UIL del Dipartimento politiche migratorie, ha illustrato ampiamente "quello che accade in Africa e nel Medio Oriente; i suoi effetti in termini di fattori di spinta all'emigrazione più o meno spontanea di milioni di persone, sta producendo, ha detto l'oratore un forte cambiamento nella natura dei flussi migratori che si dirigono verso l'Italia e l'Europa". Parliamo di persone che scappano da guerre e persecuzioni e che dunque l'Europa ha l'obbligo di accogliere, anche se lo fa a volte di malavoglia o evita di prendere le decisioni che la stessa legislazione internazionale imporrebbero, secondo Casucci. "A questo elemento di spinta migratoria, fa da contrappunto un fattore contrario provocato in Italia dalla crisi economica. Negli ultimi 5 anni 700 mila italiani e 400 mila stranieri hanno lasciato il nostro Paese, per cercare all'estero il proprio futuro.
"L'Italia non attrae più come scelta di lavoro e di vita, ha continuato l'oratore, ma solo come Paese di transito di una folla crescente di esseri umani in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalle discriminazioni: dunque potenziali richiedenti asilo o protezione internazionale". "Sul fronte occupazionale, ha affermato l'oratore, chiederemo di investire in politiche attive ed aiutare i lavoratori stranieri che perdono il lavoro a non dover lasciare l'Italia o finire in mano ai caporali. Si potrebbe intanto allungare a due anni la durata del permesso di soggiorno per ricerca di occupazione, a condizione però che si investa in riqualificazione professionale ed aiuto alla ricollocazione lavorativa". E' questa una rivendicazione che presenteremo a breve al Governo.
Il Coordinatore UIL, che è anche vicepresidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ha aggiunto che – come organizzazione sindacale abbiamo più volte detto: "bisogna dare ai profughi la possibilità di rivolgersi agli Stati e non agli scafisti. Quella a cui assistiamo è una situazione indirettamente prodotta dal Regolamento di Dublino. Questa orribile situazione ha prodotto 3500 morti nel 2014. 23 mila vittime dall'anno 2000 ad oggi e quasi 2000 vittime da inizio 2015". Sul fronte umanitario, ha detto l'oratore, chiederemo, non solo di rafforzare Triton (dando maggiori mezzi per realizzare le proprie attività), ma soprattutto di cambiare la natura della "mission" dell'operazione di Frontex: non semplice pattugliamento delle coste, ma ricerca e salvataggio di profughi in difficoltà. Nel contempo bisogna sollecitare un'azione europea direttamente in Africa, contrastando i trafficanti e dando la possibilità ai richiedenti asilo, attraverso una moratoria di Dublino III".
Alberto Sera- consigliere delegato Ital–UIL ha voluto offrire all'uditorio uno spaccato dei legami che arricchiscono umanamente sia il patronato che gli immigrati promuovendo integrazione, aiutando quest'ultimi a districarsi nel labirinto della nostra burocrazia. "Obiettivo dell'ITAL sono 70mila permessi di soggiorno – ha promesso Sera - contro le discriminazioni, con l'obiettivo di memorizzare la "convenienza dell'immigrazione" per sgombrare il campo da equivoci comuni e "concentrarsi su verità scomode." L'oratore ha ribadito la necessità di rivendicare diritti perché "c'è una discriminazione normativa oltre che sociale". E' necessario promuovere la partecipazione diretta alla nostra vita pubblica degli immigrati, per condizionare positivamente la Politica ed esprimere una scelta elettorale, un diritto che è anche degli stranieri che vivono e risiedono in Italia da lungo tempo, lavorano e pagano le tasse. Simbolico, secondo Sera, il contributo della comunità senegalese ad EXPO, i cui esponenti hanno ha deciso di piantare in Senegal un frutteto di un milione di piante entro l'anno! Significativa la frase con la quale l'oratore ha concluso la sua relazione" sulle rotte del dolore ho scoperto il coraggio di chi cerca un'altra vita..Il nostro futuro dipenderà dal coraggio con cui affrontare migrazioni, terrorismo, fame, guerre di religione".
Particolarmente interessante è stato il contributo di ospiti come il Direttore per l'Immigrazione del Ministero del Lavoro, Natale Forlani che ha aperto il suo intervento sottolineando la "spinta interlocutoria positiva" svolta dalla UIL in generale e dal Dipartimento Politiche Migratorie in particolare.
Forlani ha invitato a non parlare più di immigrazione ma di migrazioni! Soprattutto in riferimento agli effetti economici e sociali che stanno cambiando lo scenario internazionale per quanto riguarda la mobilità sud/sud ad esempio o nord/nord, finalizzate ad una maggiore competitività e libera circolazione in Europa. Libero mercato, nonostante le differenze legate ai diversi paesi europei. Differenze arricchenti dove i futuri dirigenti si formano grazie appunto alle diversità. "Poi registriamo migrazioni economiche che fanno riferimento a paesi leader come la Cina o l'India, con grandi contraddizioni interne". Ci sono, secondo Forlani, ben 42 aree di guerra che coincidono con le spinte migratorie verso i paesi europei". Per quanto riguarda l'emergenza profughi, ha rilevato l'oratore, siamo di fronte a comportamenti e "improvvisazioni" delle autorità europee che hanno dato origine a pericolose situazioni, che rendono molto difficoltoso un intervento attivo nel Mediterraneo. Un quadro d'azione che ha visto l'Europa assente dalle operazioni di soccorso delle barche in difficoltà.
Secondo il dirigente del Ministero del Lavoro "è necessario quindi un aggiornamento strategico e nuovo, non legato alla distribuzione dei migranti in Europa ma alla possibile politica da adottare".
"Il problema del Mediterraneo – ha detto Forlani – non si risolve con le normali politiche di immigrazione. Serve una strategia differente, capace di intervenire direttamente nei campi profughi in Africa. In caso contrario si rischia di consegnare migliaia di persone nelle mani dei trafficanti".
Per quanto riguarda la situazione migratoria interna, il direttore per l'immigrazione del Ministero del Lavoro ha ribadito come sia finita l'era dei decreti flussi. E questo a causa del fatto che la domanda di lavoro è superiore all'offerta. I 5 milioni di stranieri residenti nel nostro Paese, comunque, dimostrano un grado di mobilità superiore a quello degli italiani. Non a caso il 20 % delle nuove assunzioni vanno a persone non nate in Italia. Forlani ha anche fatto notare come sia in aumento, tra gli stranieri, la fruizione di misure di sostegno al reddito , di cui la metà vanno ai neocomunitari. Esempi questi di migrazione globale che si inserisce meglio degli altri nella modernità del fenomeno. Nel 1998, ha affermato Forlani, tutti entravano con le quote ..oggi si muovono tutti senza quote! Un processo di mobilità in casa ovvero una "libera circolazione opportunistica" fatta da un 50% di comunitari. "L'analisi dei processi in atto in Italia ci mostra uno scenario che vedrà nei prossimi anni una migrazione che rischia di continuare ad essere dequalificata, ha affermato Forlani: "un processo che vedrà una diminuzione diversificata di stranieri extracomunitari con una incidenza negativa, pari al 25%, di alcuni cittadini provenienti ad esempio da Marocco o Bangladesh. Tutto questo, a differenza di altre etnie come i filippini che registreranno una disoccupazione del solo 5%".
Il Presidente del CIR , Roberto Zaccaria, ha rilevato sul caso Mediterraneo: "più che sfida si tratta di tragedia che necessita una risposta". Non ci sono statistiche attendibili sul numero dei morti, ha osservato l'oratore, anche se si paventa per il 2015 l'arrivo di 250 mila persone via mare e che le domande d'asilo possano toccare quota 120 mila.
Questo rende inadeguato il sistema di accoglienza attualmente offerto dalle autorità, pur a fronte dell'aumento dei posti disponibili nei centri, ed il raddoppio a 40 delle commissioni preposte all'esame delle domande d'asilo. Zaccaria ha ripercorso nel suo intervento le difficoltà italiane ed europee nella gestione di una emergenza epocale alla quale si era riusciti, in buona parte, a dare rimedio durante l'impegno con l'operazione "Mare nostrum". "Un successo legato al salvataggio in mare, garantito dalle nostre forze migliori, ha affermato il presidente del Cir, oggi svilito dall'operazione di Frontex denominata Triton, che si limita al pattugliamento delle coste. Un intervento dunque, gravemente inadeguato sia per l'insufficienza dei mezzi che per la mission. Per Zaccaria è necessario "ritornare ad una missione con forte carattere umanitario, e rivedere i 10 punti del Consiglio d'Europa, che mostrano una pericolosa inadeguatezza". Pericolosa ed improduttiva per l'oratore è anche la guerra dichiarata agli scafisti. Le implicazioni a monte, determinerebbero gravi problemi alla nostra comunità internazionale. La "saga di Dublino", così la definisce Zaccaria, coincide con il sistema egoistico e limitante dell'Europa. Bisogna riconoscere la libera circolazione delle persone, dei rifugiati in Europa e non solo quella delle merci, offrendo successivamente i diritti di cittadinanza. "Cosa offriamo noi oggi ai 5milioni e mezzo di stranieri ormai stabili?", si è chiesto il rappresentante del CIR. Una "legge sulle libertà religiose" è un altro passo inevitabile soprattutto se si pensa che l'unica nostra legge risale agli anni del periodo fascista. Trattando il tema dell'informazione, il Presidente del CIR ha chiuso il suo stimolante intervento, con l'invito a coniugare valori quali: accoglienza, solidarietà integrazione e diritti.
Il contributo autorevole di Luca Visentini, Segretario Confederale CES e candidato unico alla Segreteria Generale della Confederazione Europea dei Sindacati, ha riportato la posizione della Confederazione europea dei sindacati, denunciando come l'emergenza migratoria planetaria oggi registri troppe morti. Continue e costanti dopo la fine dell'operazione Mare nostrum! Triton ha solo il compito di pattugliare le coste entro 30 miglia di acque territoriali: una mission che non contempla operazioni di search and rescue, e che quindi non è in grado di evitare tragedie anche di grandi dimensioni. Il delegare a navi mercantili (dunque non professionalmente preparate) a soccorrere naufragi provoca inevitabilmente altre morti. Per quanto riguarda i 10 punti contenuti nel recente documento del Consiglio d'Europa, Visentini ha concesso che alcuni di loro vanno nella direzione espressa dalla CES. "Nel contempo, comunque, la strategia appare emergenziale ed inadeguata a far fronte ad un fenomeno dalle dimensioni sempre più esorbitanti. Per l'oratore " è quindi indispensabile ripristinare le azioni di search and rescue della nostra Marina. Lotta al traffico attraverso l'intelligence dei diversi paesi. Promuovere corridoi umanitari con la gestione di centri di accoglienza supportati dai paesi di provenienza. Ugualmente dicasi per la redistribuzione, accoglienza, integrazione. Il tutto implica la revisione del Regolamento di Dublino III, prevedendo una assunzione di responsabilità congiunta tra i 28 Stati Membri dell'Unione, anche per quanto riguarda l'accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria. Anche per il dirigente sindacale CES "l'emigrazione economica ha lasciato il posto ai flussi di natura umanitaria, provocando tensioni, acuite dalla crisi economica e generando ulteriori problemi fra autoctoni e stranieri. L'unico modo per dare una risposta concreta a queste tensioni è quello di eliminare le discriminazioni promuovendo parità di trattamento lavorativo. I processi di integrazione, ha affermato l'oratore, riguardano sia la migrazione economica che quella umanitaria e la cittadinanza ne rappresenta il suo cardine. Visentini ha concluso il suo intervento proponendo di intensificare la rete europea di solidarietà, al fine di rendere integrante il ruolo dei lavoratori migranti.
Il neo Presidente di Idos Ugo Melchionda ha offerto ai partecipanti il dibattito un quadro di lettura particolare della situazione interna: a partire dal blocco dei flussi di ingresso per lavoro (ormai in atto dal 2010), fino alla (cattiva) gestione dei processi di integrazione che, dopo aver rifiutato i diversi modelli europei, si trova a registrare una "segmentazione etnica del mercato del lavoro". I filippini nelle famiglie, gli albanesi nell'edilizia, gli indiani nell'agricoltura ecc. "Meccanismi di canalizzazione etnica anche nelle scuole, ha affermato l'oratore, dove si registrano situazioni paternalistiche che condizionano la scelta del percorso di studi di molti ragazzi di origine straniera che vengono indirizzati verso istituti tecnici o professionali". Melchionda ha definito i nuovi flussi migratori internazionali "di natura mista", dove a chi fugge dalle guerre, si aggiungono migranti economici ed ambientali, a causa della crescete desertificazione dell'Africa ed alla conseguente mancanza di cibo. Idos invita alla creazione di un coordinamento europeo per favorire corridoi umanitari, anche escludendo paesi come la Libia. "A questo andrebbe aggiunta la disponibilità di un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, che potrebbe essere anche una soluzione capace di superare Dublino III, oggi insostenibile", ha aggiunto Melchionda. I nostri 15 mila posti di accoglienza in strutture temporanee sono anche sempre meno adeguate. Si tratta comunque di proposte emergenziali.
Il Presidente IDOS ha chiuso il suo contributo ricordando l'esistenza di 130mila imprenditori immigrati che fungono da "cerniera di co-sviluppo del Mediterraneo": "perché, ha chiesto l'oratore non usarli come parte attiva delle politiche strutturali?
Prima delle conclusioni di Guglielmo Loy, è intervenuto nel dibattito Michele Berti, responsabile immigrazione Friuli Venezia Giulia, che ha chiesto il ripristino di un sistema legale di ingresso in Italia per lavoro, attraverso il decreto flussi annuale, da anni sospeso da parte del Ministero del Lavoro. Questo secondo Berti, in quanto – in assenza di canali di ingresso legale per lavoro – l'alternativa sono i barconi, i trafficanti e le tragedie in mare.
Pouye Babakar in rappresentanza ufficio immigrati della UIL Ravenna ricorda come il depauperamento delle risorse in Africa ha generato la spinta migratoria e come, ancora oggi, non si faccia niente per aiutare gli africani nel proprio Paese. Interessante lo spaccato offerto al dibattito da parte di Massimo Trinci, in rappresentanza della Feneal che ha portato un esempio concreto di risposta ai fenomeni di grave sfruttamento in ambito lavorativo. La Feneal ha promosso in Katar la costruzione di uno stadio coinvolgendo molti lavoratori autoctoni sconfiggendo in parte la schiavitù che aveva registrato 1200 morti sul lavoro.
Guglielmo Loy, a chiusura del dibattito, ha rilevato come i cambiamenti in atto nel quadro del mercato del lavoro, anche quello etnico, vadano messi in conto della nostra riflessione, considerando che il sindacato ha al centro della propria azione il benessere delle persone. Per Loy la mobilità è l'aspetto eclatante dell'era della globalizzazione. La mobilità delle persone, resa più facile dalla mondializzazione delle informazioni, e che sta alla base della comprensione dei mutamenti in corso e che deve essere considerata - assieme al processo demografico – nel nuovo quadro di lettura del fenomeno migratorio. "Di fronte a fenomeni di esodo epocale, quali quelli a cui siamo di fronte in Africa, determinati da guerre e carestie, ma anche da altri fenomeni di carattere ambientale – secondo Loy - non si può pensare di affrontare la situazione semplicemente minacciando di affondare i barconi o con il blocco navale. "Non si governa così un fenomeno di queste dimensioni", ha detto l'oratore: "noi dobbiamo difenderci dagli scafisti, non dai profughi. Inoltre il nostro dovere è anche la salvaguardia dei diritti umani fondamentali".
Loy ha poi fatto riferimento all'intervento del segretario generale Barbagallo ed agli effetti che la demografia rischia di avere sulla nostra economia. "Un effetto a clessidra, che vedrà progressivamente diminuire il numero dei lavoratori, mentre aumentano anziani e giovani disoccupati". Per questo avremo bisogno anche in futuro degli stranieri. "Certo – per Loy - dobbiamo contemperare le tutele possibili delle persone con gli aspetti di compatibilità economica. Un modo di farlo sarebbe quello di combattere più efficacemente l'economia sommersa che degrada il lavoro delle persone con il dumping sociale, e priva lo Stato di preziose risorse indispensabili per investire in lavoro. "Dobbiamo impedire – ha detto Loy – che migliaia di immigrati che perdono il lavoro finiscano nel buco senza uscita del lavoro nero. Per questo anche chiediamo al Governo di aumentare la durata del permesso per ricerca di occupazione e, nel contempo, di investire in politiche attive del lavoro". Va valorizzato adeguatamente il lavoro immigrato che produce dal 9 al 10% del nostro Pil e va garantita la parità dei diritti e delle tutele per tutti i lavoratori, italiani e non. Un valore etico, certamente, ma anche una importante convenienza per il mondo che rappresentiamo. Per quanto riguarda la situazione sociale, Loy ha rilevato come la disoccupazione aumenti in modo intollerabile il tasso di povertà e come sia sbagliato usare le poche risorse disponibili non sulla crescita, ma sugli effetti della decrescita.
Una situazione da cui stentiamo ad uscire, ha concluso l'oratore: "per questo la UIL considera poco consigliabile in questa fase l'apertura di nuovi flussi d'ingresso per motivi di lavoro; misura che finirebbe solo per acuire i conflitti tra i lavoratori italiani ed immigrati e tra gli stessi stranieri. In mancanza di lavoro, inoltre, ci sarebbe un mercato illegale di permessi e non certo incontro reale di domanda ed offerta di lavoro".
I lavori del Coordinamento nazionale immigrati
Alcune ore del pomeriggio sono state dedicate ad un confronto e dibattito interno sulle proposte ed attività del Coordinamento immigrati da poco rinnovato nella sua composizione.
E' stato chiesto a Michele Berti (resp.le Immigrazione Friuli Venezia Giulia), di fare una breve introduzione a bilancio delle attività svolte e soprattutto sulle prospettive future.
"Più che fare un bilancio, ha detto l'oratore iniziando, bisogna guardare al futuro e sviluppare le idee che noi vogliamo siano raccolte e valorizzate dalla nostra Organizzazione". L'Italia non ha e non ha mai avuto una vera politica di governo del fenomeno migratorio – ha sostenuto Berti: "compito della UIL è anche quello di sollecitare l'Esecutivo ad attuare quelle misure correttive che la nostra esperienza ci insegna essere necessarie ed urgenti".
Ritornando sulla necessità di canali legali d'ingresso per lavoro in Italia, Berti sostiene che non è giusta l'equazione: crisi = meno lavoro. Almeno non sempre. Ci sono 500 mila posti di lavoro per i quali le imprese non trovano adeguati lavoratori. Questo ci dice che forse sarebbero utili quote d'ingresso per alcuni segmenti del mercato.
Dopo aver ringraziato la presenta al Coordinamento del Segretario Generale e del Segretario organizzativo, l'oratore ha richiesto di avviare un censimento degli iscritti di origine straniera: "già una distinzione tra comunitari e non, ci aiuterebbe ad avere un quadro più chiaro delle presenze e ad adeguare maggiormente le nostre proposte in materia migratoria". Berti ha anche rilevato come il delegare parte delle attività degli sportelli sindacali all'Ital è cosa buona ma non sempre sufficiente: "si rischia cioè di cancellare il prezioso rapporto che si era creato da tempo tra sportelli UIL immigrazione e questure".
Per quanto riguarda il coordinamento, si è rilevata la necessità di approfondire meglio alcuni aspetti già trattati gli scorsi anni:
- Adeguata formazione dei nostri quadri;
- creazione di un gruppo legale a sostegno di cause importanti e (nel caso) class action;
- maggiore coinvolgimento di tutte le categorie nel lavoro del coordinamento;
- realizzazione di un'assemblea nazionale degli iscritti UIL di origine straniera.
- Maggiore spazio dei quadri stranieri nella carriera interna all'Organizzazione;
- Adeguato spazio alle donne straniere.
Leopoldo Saracino (resp.le immigrazione UIL Puglia), ha chiesto di far valere il mandato di rappresentanza per tutte le pratiche inerenti le tematiche riguardanti lo status del migrante (permessi di lavoro, ricongiungimenti familiari ecc). Il nostro ITAL, ha affermato l'oratore, si autofinanzia grazie all'afflusso di lavoratori migranti, proprio con il loro passaparola. Soprattutto grazie al numeroso afflusso di donne straniere che in Puglia rappresentano le "vestali dell'integrazione".
Il responsabile immigrati di Prato, Qamil Zejnati, ha posto l'accento sul fatto che il blocco dei flussi di migranti regolari non fa che incentivare l'immigrazione verso l'Italia via mare! Qamil ha anche chiesto il ripristino dello figura dello "sponsor" (presente nella legge Turco – Napolitano), che ha definito "una buona pratica utile alla causa". Mentre in merito alla cittadinanza l'oratore ha aggiunto: "il problema non rigaurda tanto i tempi che bisogna attendere prima di presentare la richiesta, ma soprattutto i tempi di attesa eterni dopo l'invio della domanda". Zejnati ha chiesto, infine, un giorno del Patronato dedicato alle pratiche legate alla questura ed il supporto dei rapporti istituzionali a livello territoriale, anche attraverso il coordinamento stesso.
La segretaria generale della UIL dell'Emilia Romagna, Giuseppina Morolli, ha auspicato che il Coordinamento diventi un luogo dove poter concretizzare le idee da attuare poi con le diverse strutture Ital .
Il responsabile della UIL immigrati Toscana, Giorgio Colombo, ha auspicato un maggior coinvolgimento dei lavoratori di origine straniera nelle proprie strutture, quali mediatori culturali con le esigenze delle proprie comunità. Ha poi informato l'uditorio di un progetto locale legato all'assistenza psicologica, rivolto ai migranti ed alle seconde generazioni al fine di facilitare il processo legato all'integrazione.
Claudio Comencini, della UIL immigrati di Brescia ha informato sull'attività del sindacato che a livello territoriale vede un coordinamento unitario ( CGIL, CISL e UIL, Acli, Caritas ecc) operare per rendere omogenee l'invio delle pratiche sia in questura che in prefettura. C'è poi il caso dell'eccesso di domande di regolarizzazione del 2012 bocciate a Brescia, tematica posta al prefetto Morcone al Viminale.
Anche il segretario della categoria dei Trasportidi Bolzano Artan Mullaymeri, ha illustrato i casi di buone prassi legate alle pratiche ITAL che vantano essere al primo posto in Italia e ha posto l'accento sul ripristino degli ingressi legali nel nostro Paese.
Maura Tabacco, in rappresentanza dell' ITAL/UIL nazionale ha descritto i due tipi di attività erogate dall'ITAL a livello nazionale: una istituzionale, legata ai protocolli istituzionali sottoscritti con il Ministero dell'Interno; ed un'altra "sociale", legata alla presenza delle attività progettuali sui singoli territori. L'oratrice ha proposto, altresì l'incentivazione di azioni di implementazione in merito a problematiche quali la cittadinanza. Una incentivazione che in parte si attua anche grazie al lavoro degli operatori ITAL del Servizio Civile. Tabacco ha proposto, infine, un gruppo di lavoro del Coordinamento più flessibile, in grado di promuovere un adeguato confronto fra i partecipanti dell'ITAL e della UIL.
Maurizio Suru, responsabile ITAL di Lazio ed Umbria, ha chiuso il dibattito tra i membri del coordinamento, con un quadro panoramico delle diverse iniziative a supporto delle attività promosse dal Patronato. Anche lui ha sottolineato la necessità del ripristino della programmazione dei flussi regolari. Avanzando una disamina dei punti proposti dalla Commissione Europea, ha ribadito che "il nostro ruolo è quello di incentivare la crescita di una politica migratoria da parte dell'a UIL e dell'ITAL attraverso azioni legate alla nostra mission".
Gluglielmo Loy a chiusura dell'intensa giornata di lavori, che ha registrato un'ampia discussione a livello istituzionale prima e sindacale dopo, ha auspicato l'incentivazione e la promozione ulteriore di iniziative e buone prassi unitarie promosse dalle singole categorie e dal Patronato.
"Bisogna lavorare per creare un rapporto più proficuo con le categorie – ha detto – con la valorizzazione di apposite figure professionali dedicate al tema migratorio. Questo può avvenire anche attraverso la collaborazione UIL e Ital in campo formativo, attraverso moduli specifici".
Per quanto riguarda gli strumenti organizzativi del coordinamento, Loy si è detto dubbioso sull'ipotesi di creare un'associazione UIL dedicata ai migranti (ne esistono alcune a livello locale).
Il segretario, ha sollecitato un ulteriore dialogo con le "persone" che si rivolgono al Sindacato ed al Patronato, al fine di incentivarne i rapporti. Si è detto infine d'accordo con l'idea dell'utilizzo, da parte del coordinamento, di una rete "intranet" appositamente creata, al fine di facilitare il coinvolgimento di tutti i membri territoriali, con il supporto di un legale, in grado di supportare le diverse ed eventuale problematiche.