Cgil, Cisl, Uil hanno deciso, oggi, di programmare per i prossimi giorni una serie di iniziative unitarie di mobilitazione a sostegno della piattaforma sindacale per la ricostruzione economica e sociale del Paese e dell'Europa, sollecitando l'avvio di un confronto urgente con il Governo sui temi del lavoro, della crescita economica e della riduzione delle diseguaglianze sociali e per una migliore e più equa destinazione delle risorse stanziate dall'Unione Europea con il Recovery Fund. La prima iniziativa pubblica, "la notte per il lavoro", si svolgerà in piazza Santi Apostoli, a Roma, il prossimo 29 luglio, a partire dalle 20,30, ed avrà al centro le rivendicazioni sindacali, a partire dal blocco dei licenziamenti, la proroga degli ammortizzatori sociali fino alla fine dell'anno, la riforma fiscale e la lotta all'evasione, i rinnovi contrattuali nazionali privati e pubblici, investimenti, sanità, sicurezza sul lavoro, conoscenza, cultura , infrastrutture materiali ed immateriali, lavoro stabile, digitalizzazione, mezzogiorno, previdenza, legge sulla non autosufficienza, inclusione sociale e soluzione delle crisi aziendali aperte, con le testimonianze dei delegati e le conclusioni dei leader nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Landini, Furlan, Bombardieri.
Le modalità e gli obiettivi della manifestazione saranno illustrate in una conferenza stampa il 28 luglio dagli stessi leader sindacali. Cgil, Cisl, Uil, stanno programmando per i primi di agosto anche un'iniziativa pubblica sul tema della sicurezza del lavoro. il 18 settembre, si svolgerà una giornata di mobilitazione nazionale di tutto il mondo del lavoro a sostegno delle rivendicazioni di Cgil, Cisl, Uil ed a supporto del confronto sulle scelte che il Governo assumerà nella prossima legge di bilancio.
Rispetto al mese di aprile 2020, a maggio continua – a ritmo meno sostenuto – la diminuzione dell'occupazione e torna a crescere il numero di persone in cerca di lavoro, a fronte di un marcato calo dell'inattività. Dopo due mesi di decisa diminuzione, aumenta anche il numero di ore lavorate pro capite.
La diminuzione dell'occupazione su base mensile (-0,4% pari a -84mila unità) coinvolge soprattutto le donne (-0,7% contro ¬ 0,1% degli uomini, pari rispettivamente a -65mila e -19mila), i dipendenti (-0,5% pari a -90mila) e gli under50 mentre aumentano leggermente gli occupati indipendenti e gli ultracinquantenni. Nel complesso il tasso di occupazione scende al 57,6% (-0,2 punti percentuali).
L'aumento delle persone in cerca di lavoro (+18,9% pari a +307mila unità) si rileva maggiormente tra le donne (+31,3%, pari a +227mila unità) rispetto agli uomini (+8,8%, pari a +80mila) e coinvolge tutte le classi di età. Il tasso di disoccupazione risale al 7,8% (+1,2 punti) e, tra i giovani, al 23,5% (+2,0 punti).
Generalizzata anche la diminuzione del numero di inattivi (-1,6%, pari a -229mila unità): -1,7% tra le donne (pari a -158mila unità) e -1,3% tra gli uomini (pari a -71mila), con conseguente calo del tasso di inattività che si attesta al 37,3% (-0,6 punti).
Confrontando il trimestre marzo-maggio 2020 con quello precedente (dicembre 2019-febbraio 2020), l'occupazione risulta in evidente calo (-1,6%, pari a -381mila unità) per entrambe le componenti di genere.
Diminuiscono nel trimestre anche le persone in cerca di occupazione (-22,3% pari a -533mila), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+6,6% pari a +880mila unità).
Il calo congiunturale dell'occupazione determina una flessione rilevante anche rispetto al mese di maggio 2019 (-2,6% pari a -613mila unità), che coinvolge entrambe le componenti di genere, i dipendenti temporanei (-592mila), gli autonomi (-204mila) e tutte le classi d'età; le uniche eccezioni risultano essere gli over50 e i dipendenti permanenti (+183mila). Il tasso di occupazione scende in un anno di 1,5 punti.
Infine, nell'arco dei dodici mesi, calano in misura consistente le persone in cerca di lavoro (-25,7%, pari a 669mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+8,7%, pari a +1 milione 140mila).
L'indagine ha risentito degli ostacoli che l'emergenza sanitaria in corso pone alla raccolta dei dati di base. Sono state sviluppate azioni correttive che ne hanno contrastato gli effetti statistici negativi e hanno permesso di elaborare e diffondere i dati relativi al mese di maggio 2020 (per maggiori dettagli si veda la Nota metodologica a pag. 16).
Ad agosto 2019 la stima degli occupati risulta sostanzialmente stabile rispetto a luglio; il tasso di occupazione si attesta al 59,2%.
L'occupazione risulta stabile per entrambe le componenti di genere; aumenta per gli ultracinquantenni (+34 mila) mentre cala nelle altre classi d'età. Dopo la flessione del mese scorso, tornano a crescere i dipendenti, sia permanenti sia a termine (+32 mila nel complesso); diminuiscono invece gli indipendenti (-33 mila).
Le persone in cerca di occupazione sono in forte calo (-3,4%, pari a -87 mila unità nell'ultimo mese). La diminuzione riguarda entrambe le componenti di genere e coinvolge tutte le classi d'età. Il tasso di disoccupazione scende al 9,5% (-0,3 punti percentuali).
La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni ad agosto è in aumento (+0,6%, pari a +73 mila unità) per entrambe le componenti di genere. Il tasso di inattività sale al 34,5% (+0,2 punti percentuali).
Nel trimestre giugno-agosto 2019 l'occupazione è in crescita rispetto ai tre mesi precedenti (+0,2%, pari a +45 mila unità) per entrambi i generi. Nello stesso periodo aumentano sia i dipendenti permanenti (+0,5%, +79 mila) sia quelli a termine (+0,4%, +12 mila) mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,8%, -45 mila); si registrano segnali positivi in tutte le classi di età, ad eccezione dei 35-49enni.
Si è conclusa, al Ciocco, la due giorni seminariale dell´Esecutivo nazionale della Uil. Un momento di discussione e di analisi sulle linee guida dell´azione sindacale per i prossimi mesi, anche alla luce di un confronto informale con alcuni economisti e sociologi. Ha dato il proprio contributo al dibattito, tra gli altri, anche il professor Domenico De Masi.
«Abbiamo molto riflettuto - ha dichiarato il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo - sul futuro del lavoro nel nostro Paese e sul ruolo del Sindacato nell'attuale scenario politico ed economico. L´impegno della Uil sarà, come sempre, per valorizzare il lavoro, rivalutare le pensioni, creare le condizioni di prospettive occupazionali per i giovani. Questo è ciò che chiederemo al nuovo Governo, il cui operato valuteremo sulla base della capacità di raggiungere quegli obiettivi. Se, dunque, non avremo risposte alle rivendicazioni contenute nella piattaforma unitaria - ha concluso Barbagallo - daremo continuità alla nostra mobilitazione».
Dopo la sostanziale stabilità registrata ad aprile, a maggio 2019 la stima degli occupati risulta in crescita rispetto al mese precedente (+0,3%, pari a +67 mila); anche il tasso di occupazione sale al 59,0% (+0,1 punti percentuali).
L'aumento dell'occupazione si concentra tra gli uomini (+66 mila) mentre risultano sostanzialmente stabili le donne; per età sono stabili i 15-24enni, in calo i 35-49enni (-34 mila) e in aumento le altre classi di età, prevalentemente gli ultracinquantenni (+88 mila). Si registra una crescita sia degli indipendenti (+28 mila) sia dei dipendenti, permanenti e a termine (+39 mila nel complesso).
Le persone in cerca di occupazione sono in calo (-1,9%, pari a -51 mila). La diminuzione è determinata da entrambe le componenti di genere ed è distribuita in tutte le classi d'età tranne i 35-49enni. Il tasso di disoccupazione cala al 9,9% (-0,2 punti percentuali).
La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a maggio è sostanzialmente stabile, l'andamento è sintesi di una diminuzione tra gli uomini (-29 mila) e una crescita tra le donne (+33 mila). Il tasso di inattività è invariato al 34,3% per il quarto mese consecutivo.
Nel trimestre marzo-maggio 2019 l'occupazione registra una crescita rilevante rispetto ai tre mesi precedenti (+0,5%, pari a +125 mila), verificata per entrambi i generi. Nello stesso periodo aumentano sia gli indipendenti (+0,5%, +27 mila) sia i dipendenti permanenti (+0,6%, +96 mila) sia, in misura lieve, quelli a termine; per tutte le classi di età si registrano segnali positivi ad eccezione dei 35-49enni.
All'aumento degli occupati si associa, nel trimestre, un ampio calo delle persone in cerca di occupazione (-3,7%, pari a -100 mila) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,3%, -37 mila).
Anche su base annua l'occupazione risulta in crescita (+0,4%, pari a +92 mila unità).
L'espansione riguarda entrambe le componenti di genere, i 15-24enni (+43 mila) e soprattutto gli ultracinquantenni (+300 mila) mentre risultano in calo le fasce di età centrali. Al netto della componente demografica la variazione è positiva per tutte le classi di età. La crescita nell'anno si distribuisce tra dipendenti permanenti (+63 mila), a termine (+18 mila) e indipendenti (+12 mila).
Nei dodici mesi, la crescita degli occupati si accompagna a un notevole calo dei disoccupati (-6,9%, pari a -192 mila unità) e a una sostanziale stabilità degli inattivi tra i 15 e i 64 anni.
Pochi giorni fa i dati del I trimestre 2019 sulle Comunicazioni Obbligatorie; i dati della Nota congiunta Ministero Lavoro, Inps, Inail e Anpal, riferiti allo stesso trimestre; oggi quelli dell'Inps sul Precariato riferiti al I quadrimestre dell'anno in corso.
Una pletora di numeri che destabilizza anche il lettore più attento con il rischio di non comprendere cosa stia realmente avvenendo nel nostro mercato del lavoro.
Seconda un'elaborazione della Uil sui dati dell'Osservatorio sul Precariato si rileva una flessione tendenziale dei nuovi rapporti di lavoro attivati (-200 mila), quale effetto di una forte riduzione dei contratti a tempo determinato (-100 mila) e in somministrazione (-177 mila) nei primi 4 mesi dell'anno. Probabilmente hanno perso il lavoro le lavoratrici e i lavoratori per i quali un eventuale rinnovo del contratto avrebbe necessitato di causale dato che, siamo consapevoli, quelle attuali sono poco praticabili. La Uil continua a chiedere, assieme a Cgil e Cisl, un intervento correttivo sulle causali, più aderente alle singole realtà settoriali, attraverso un rinvio alla contrattazione collettiva.
Si è comunque registrato l'aumento delle trasformazioni di lavoratori a termine in tempo indeterminato (+106 mila).
Sono solamente 38 mila i nuovi contratti a tempo indeterminato in più rispetto allo stesso quadrimestre del 2018, fotografia questa che fa i conti con la perdurante assenza di politiche di crescita che non ha, quindi, prodotto quell'auspicato aumento di contratti di lavoro stabili che si sarebbe potuto, invece, ottenere.
Si registra, inoltre, un incremento nel I trimestre del 2019 delle Partite Iva (+14%) rispetto allo stesso periodo del 2018, come si evince dai dati dell'Osservatorio sulle Partite Iva del MEF, frutto questo evidentemente della riduzione della tassazione (Flat Tax) con la Legge di Bilancio 2019.
Questi dati ci confermano che il nostro mercato del lavoro è ancora fermo; non si sta creando nuova occupazione e, anzi, al netto di qualche stabilizzazione, il Decreto Dignità, con le sue causali inapplicabili, stà realizzando situazioni di turn-over tra lavoratori.
Nel primo trimestre 2019 si registra un lieve aumento dell'occupazione rispetto al trimestre precedente (+0,1%), in un contesto di calo della disoccupazione e dell'inattività. Queste dinamiche congiunturali del mercato del lavoro riflettono il lieve aumento dei livelli di attività economica rilevato nello stesso periodo, in cui si registra una variazione positiva del Pil (+0,1%) dopo due trimestri di calo. Con riferimento all'input di lavoro, si osserva una crescita delle ore lavorate sia su base congiunturale (+0,7%) sia in termini tendenziali (+1,5%), ampiamente superiore a quella del Pil.
Dal lato dell'offerta di lavoro, dopo due cali consecutivi, nel primo trimestre del 2019 il numero di persone occupate torna a crescere, seppure lievemente, in termini congiunturali (+25 mila, +0,1%), a seguito dell'aumento dei dipendenti permanenti e degli indipendenti che ha più che compensato la riduzione dei dipendenti a termine. Il tasso di occupazione sale al 58,7% (+0,1 punti). Nei dati mensili più recenti (aprile 2019), al netto della stagionalità, il tasso di occupazione e il numero di occupati rimangono invariati rispetto a marzo 2018, a sintesi del calo degli indipendenti e della crescita dei dipendenti soprattutto a termine.
Nell'andamento tendenziale si riscontra una crescita di 144 mila occupati (+0,6% in un anno), dovuta sia ai dipendenti sia agli indipendenti (+92 mila e +52 mila, rispettivamente); l'incidenza dei dipendenti a termine sul totale dei dipendenti raggiunge il 16,0% (+0,3 punti in un anno). Prosegue l'incremento degli occupati a tempo pieno e, soprattutto, a tempo parziale; l'incidenza del part time involontario è stimata al 64,1% dei lavoratori a tempo parziale (-0,1 punti). Alla crescita dell'occupazione soprattutto nel Nord e nel Centro (+1,4% e +0,3%, rispettivamente) si contrappone, per il secondo trimestre consecutivo, il calo nel Mezzogiorno (-0,6%).
Nel confronto tendenziale, per l'ottavo trimestre consecutivo, si riduce il numero di disoccupati (-138 mila in un anno, -4,6%) che interessa entrambi i generi, le diverse aree territoriali e tutte le classi di età, a eccezione degli over50. Per il secondo trimestre consecutivo diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-130 mila in un anno, -1,0%).
Il tasso di disoccupazione diminuisce sia rispetto al trimestre precedente sia in confronto a un anno prima; tale andamento si associa alla stabilità congiunturale e al calo tendenziale del tasso di inattività delle persone con 15-64 anni. Diversamente, nei dati mensili di aprile 2019 i tassi di disoccupazione e di inattività rimangono invariati in confronto a marzo 2019.
Analizzando i dati di flusso – a distanza di 12 mesi – si stima una diminuzione della permanenza nell'occupazione, soprattutto nelle regioni meridionali e in generale tra le persone di 55-64 anni che principalmente transitano verso l'inattività. Tra i dipendenti a termine, pur riducendosi la permanenza nell'occupazione, aumentano in maniera cospicua le transizioni verso il tempo indeterminato.
Dal lato delle imprese, prosegue la crescita della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,5% sul trimestre precedente e dell'1,7% su base annua, sintesi della crescita sia dell'industria sia dei servizi. L'aumento delle posizioni lavorative è associato a una crescita delle ore lavorate per dipendente pari allo 0,4% su base congiunturale e allo 0,5% su base annua. Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione ancora negativa ma di minore entità. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato su base congiunturale mentre cresce di 0,1 punti percentuali su base annua. Il costo del lavoro cresce dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, sintesi di un aumento delle retribuzioni (+0,9% su base congiunturale e +2,3% su base annua) e degli oneri sociali (+2,2% su base congiunturale e +6,0% su base annua).
Dichiarazione di Ivana Veronese – Segretaria Confederale UIL
Non sono positivi i dati congiunturali Istat del nostro mercato del lavoro riferiti a febbraio. Scende, seppur in maniera lieve, la componente dipendente dell'occupazione, sia con contratti temporanei che stabili. A crescere è solo il lavoro autonomo, forse incentivato dal nuovo regime fiscale della flat tax che ne riduce fortemente la tassazione rispetto al passato e, soprattutto, a dispetto del lavoro subordinato.
Abbiamo, inoltre, un forte aumento di coloro che sono in cerca di un posto di lavoro per un totale di 34 mila persone che investe la fascia 35-49 anni.
Permane la criticità di due indicatori: il forte gap occupazionale delle donne che presentano un tasso di occupazione distante 18,2 punti da quello degli uomini e un tasso di disoccupazione giovanile che coinvolge 33 giovani su 100. Purtroppo, sul fronte dei giovani, al netto di qualche misura inclusiva come Garanzia Giovani, l'impegno del Governo è insufficiente e questo target di persone è ancora troppo interessato da impieghi saltuari, discontinui e, in particolare, da un forte utilizzo di tirocini.
Servono politiche di sviluppo e investimenti quali condizioni necessarie per creare occupazione, così come sarebbe auspicabile una riduzione strutturale del costo del lavoro per il lavoro a tempo indeterminato e una più equa politica fiscale, quali imprescindibili presupposti di una politica del lavoro che vada nella giusta direzione.
A novembre 2018 la stima degli occupati risulta sostanzialmente stabile rispetto a ottobre; anche il tasso di occupazione rimane invariato al 58,6%.
Come già accaduto in ottobre, l'andamento degli occupati è sintesi di un lieve aumento dei dipendenti permanenti (+15 mila) e una diminuzione di quelli a termine (-22 mila). Cresce l'occupazione maschile, mentre cala quella femminile.
Torna a calare, dopo due mesi di crescita, la stima delle persone in cerca di occupazione (-0,9%, pari a -25 mila unità). Il calo si concentra prevalentemente tra le donne e le persone da 15 a 34 anni. Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,5% (-0,1 punti percentuali), quello giovanile scende al 31,6% (-0,6 punti).
A novembre si stima un aumento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +26 mila unità). L'aumento si concentra tra le donne e le classi di età estreme dei 15-24enni e degli over50. Il tasso di inattività sale al 34,3% (+0,1 punti percentuali).
Nel trimestre settembre-novembre 2018 l'occupazione registra una lieve flessione rispetto al trimestre precedente (-0,1%, pari a -26 mila unità). La diminuzione riguarda le donne e le età centrali tra i 25 e i 49 anni. Nell'arco del periodo crescono i dipendenti a termine (+13 mila) mentre calano i permanenti (-23 mila) e gli indipendenti (-17 mila).
Nel trimestre al calo degli occupati si associa quello degli inattivi (-0,2%, pari a -32 mila) mentre aumentano i disoccupati (+1,3%, +35 mila).
Su base annua, l'occupazione cresce dello 0,4%, pari a +99 mila unità. L'espansione interessa solo gli uomini e i lavoratori a termine (+162 mila); risultano lievemente in crescita gli indipendenti, mentre si registra una flessione dei dipendenti permanenti (-68 mila). Nell'anno aumentano esclusivamente gli occupati ultracinquantenni (+275 mila), mentre si registra una flessione tra i 15-49enni (-175 mila). Al netto della componente demografica si stima comunque un segno positivo per l'occupazione in tutte le classi di età.
Nei dodici mesi, la crescita degli occupati si accompagna al calo dei disoccupati (-4,3%, pari a -124 mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,4%, -49 mila).
"Apprendiamo che è stato appena approvato, in Commissione bilancio della Camera dei deputati, un emendamento al disegno di legge di bilancio 2019 che introduce un sistema di incentivi e disincentivi all'acquisto di auto in base ai livelli di emissione di CO2 a partire già dal primo di gennaio 2019. Forse inconsapevolmente si forzano in modo frettoloso gli acquisti di auto ibride o elettriche e si penalizzano tutte le altre, così da colpire le produzioni italiane e da favorire oltremodo quelle straniere, oltre a colpire il consumatore medio che non può comprare a prezzi accettabili una tecnologia ancora troppo cara". Lancia l'allarme Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.
"Il passaggio all'ibrido e all'elettrico – spiega Palombella – è un traguardo di per sé condivisibile, fatto proprio dalle stesse case automobilistiche a cominciare da FCA, che pochi giorni or sono ha annunciato un piano incentrato sulla elettrificazione e ibridizzazione di tutti i futuri modelli. Tuttavia il passaggio all'elettrificazione deve essere graduale per tre motivi fondamentali: evitare di colpire i consumatori medi che non possono sborsare le migliaia di euro di sovrapprezzo attualmente richieste per prodotti ibridi o elettrici che oggi sono ancora solo di nicchia, sovrapprezzo si badi non coperto nemmeno dagli incentivi; evitare di deprimere il mercato dell'auto in un momento in cui anche l'infrastruttura è inadeguata; infine evitare di penalizzare l'intera filiera dell'industria dell'auto italiana proprio mentre sta investendo per agganciare il salto tecnologico".
"Il comparto dell'auto – conclude il leader della Uilm – rappresenta il primo settore industriale italiano, fortemente votato alle esportazioni. Colpirlo equivale a deprimere l'economia e soprattutto a mettere a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro".
Ufficio stampa Uilm
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