Servizio Politiche Previdenziali UIL
A seguito degli incontri del 4 luglio, sollecitati dai sindacati, il primo con l'Inps ed il secondo con il consigliere economico della Presidenza del Consiglio Prof. Leonardi e con il Ministero del Lavoro, che ha trattato anche i temi fase 2, si sono individuate alcune soluzioni per le criticità emerse nell'iter attuativo di Ape sociale e di pensione anticipata per i lavoratori precoci.
In particolare, in caso di mancato rilascio o di indisponibilità del datore di lavoro, per la documentazione necessaria i lavoratori dell'edilizia potranno rivolgersi alle casse edili per ottenere le certificazioni.
Sarà, poi, chiarito tramite messaggio Hermes che la sospensione delle prestazioni di disoccupazione per svolgere un lavoro a tempo determinato non precluderà, nei limiti di reddito previsti, l'accesso all'Ape e alla pensione anticipata per i lavoratori precoci.
Per quanto concerne il criterio dell'aliquota Inail per l'identificazione delle attività gravose, al tavolo è stato detto che in caso di mansioni con diversa aliquota applicata in relazione al contrato di riferimento sarà l'Inail a chiarire la sussistenza del requisito.
Nella giornata di ieri sono stati firmati i Decreti regolamentari delle disposizioni contenute nella legge di Bilancio 2017 relative all' Ape sociale e al pensionamento anticipato per i lavoratori precoci.
Si deve ora attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale affinchè i DPCM divengano pienamente operativi.
Per quanto riguarda l'Ape volontario i tempi per la pubblicazione del relativo decreto regolamentare sono più lunghi anche in considerazione degli ulteriori soggetti che sono coinvolti (Banche e Assicurazioni).
vi trasmettiamo in allegato il testo dei decreti, che la nostra Confederazione, con nota a firma del SegretarioConfederale Domenico Proietti, ha inviato a tutte le strutture Uil riservandosi a breve un'analisi ed un commento dei contenuti.
Al momento l'INPS non ha ancora reso disponibili le procedure telematiche per l'inoltro delle domande.
Entrambi i DPCM delineano una prassi operativa che corrisponde nella sostanza a quella illustrata durante le giornate formative tenute
nelle scorse settimane a livello regionale e che vede:
• una prima fase, riguardante le richieste di riconoscimento delle condizioni necessarie per l'accesso all'Ape sociale e alla pensione anticipata per i lavoratori precoci. Questa prima fase, anche a seguito dei ritardi nella pubblicazione dei decreti, terminerà il prossimo 15 luglio per coloro i quali matureranno i requisiti entro il 2017;
• una seconda fase, riguardante le richieste di prestazione (Ape sociale/pensione anticipata), che si realizzerà una volta che i lavoratori richiedenti il beneficio riceveranno da parte dell'INPS - che nel frattempo avrà concluso il monitoraggio e la conseguente graduatoria - la lettera di certificazione che indicherà l'accesso alla prestazione e la prima decorrenza utile. L'INPS dovrà comunicare gli esiti entro il 15 ottobre.
Ricordiamo che queste due forme di "flessibilità in uscita" sono condizionate allo specifico stanziamento finanziario previsto nella legge di Bilancio 2017. A tale riguardo i DPCM prevedono che eventuali domande presentate dopo il 15 luglio e purchè presentate entro il 30 novembre potranno essere prese in considerazione solo se all'esito del monitoraggio (riguardante le istanze presentate fino al 15 luglio) residueranno le necessarie risorse finanziarie.
I DPCM prevedono che, in questa fase di prima applicazione, le prestazioni (Ape sociale/pensione anticipata precoci) che spetteranno in funzione delle domande di beneficio richieste entro il 30 novembre (sia le normali richieste - fino al 15 luglio - sia quelle che vanno a confluire nel serbatoio di riserva dal 16 luglio al 30 novembre -) avranno decorrenza dalla data di maturazione delle condizioni e non già dal mese successivo a quello di presentazione della domanda. Ricordiamo che tra le condizioni richieste per l'accesso all'Ape sociale c'è la cessazione di qualsiasi attività lavorativa.
Questa soluzione a salvaguardia dei diritti dei lavoratori trova applicazione anche alla pensione anticipata dei precoci in deroga alla disciplina generale.
Tra le novità previdenziali introdotte dalla Legge di Bilancio 2017 troviamo l'APE Sociale: "L'indennità di natura assistenziale a carico dello Stato erogata dall'INPS a soggetti in stato di bisogno che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano titolari di pensione diretta.
È una misura sperimentale – in vigore dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018 – intesa ad agevolare la transizione verso il pensionamento per soggetti svantaggiati".
L'INPS ha riassunto in una scheda informativa tutte le caratteristiche dell'APE Sociale: cos'è, a chi si rivolge, quali sono i requisiti per ottenerla, durata e importo della prestazione.
Per continuare a leggere la scheda INPS "APE Sociale - Anticipo pensionistico" vai sul portale – www.inps.it
APE sociale gratuita per assegni fino a 1500 euro lordi, rata da pagare sull'eccedenza, costo medio sotto lo 0,5%: requisiti, regole, esempi di calcolo.
L'APE sociale è pari alla pensione maturata senza costi aggiuntivi (le rate di restituzione del prestito sono a carico dello Stato) per assegni fino a 1.500 euro, mentre sull'eccedenza si paga invece una quota di rimborso. Di fatto, l'indennità di accompagnamento alla pensione senza nulla a pretendere è riservata per trattamenti fino alla soglia indicata.
Costi
In base alle stime del Governo con il presupposto di una richiesta al 95% per tre anni con detrazione del 50% sulla quota interessi (vale per tutti), su una pensione di mille euro lordi (865 euro netti), l'APE sociale sarà di 899 euro senza nulla da restituire.
Su un trattamento lordo di 1.808 euro, invece, l'anticipo sarà di 1.404 euro netti al mese e, al momento della pensione, si applicherà una rata di 21 euro mensili per 20 anni.
Tenendo conto delle detrazioni, la pensione netta nel momento in cui viene maturata sarà pari a 1.386 euro.
La rata incide per lo 0,26% sul lordo per ogni anno di anticipo e per lo 0,34% sul netto. Quindi, nel caso in cui il trattamento sia percepito per tre anni, il costo di restituzione è di poco superiore all'1% (molto inferiore a quello dell'APE volontario, intorno al 4,6 – 4,7% annuo, sempre secondo i calcoli del governo).
Indennità
Vista la sua natura, l'APE sociale non è compatibile con un eventuale altro trattamento pensionistico diretto o con sussidi di disoccupazione, mentre lo è con altri redditi nei seguenti limiti: fino a 8mila euro da lavoro dipendente, fino a 4.800 euro da lavoro autonomo. Il trattamento non è soggetto a rivalutazione e si interrompe nel momento in cui il lavoratore raggiunge il diritto alla pensione anticipata.
Requisiti
Per accedervi, così come per l'APE volontario, bisogna avere 63 anni ma in più è necessario rientrare in alcune categorie specifiche di lavoratori e possedere determinatirequisiti contributivi:
· disoccupati senza ammortizzatori, invalidi al 74%, lavoratori che assistono parenti di primo grado con disabilità grave: 30 anni di contributi;
· lavoratori impiegati in mansioni pesanti (elencate in tabella) in via continuativa per almeno sei anni: 36 anni di contributi.
Pensione, calcolo costi APE volontario
Il costo dell'APE volontario in termini relativi è più alto per le pensioni basse, quasi il 5% l'anno: i calcoli su rate, detrazioni e decurtazione pensione.
Secondo i calcoli del Governo, l'APE volontario inciderà in media sulla pensione di una percentuale intorno al 4,6 – 4,7% annuo, a seconda del trattamento previdenziale e degli anni: le prime rate sono più care mentre l'importo si alleggerisce con il passare del tempo. Vediamo con precisione i calcoli degli esperti della presidenza del Consiglio, sulla base del testo approvato alla Camera (la Riforma Pensioni è inserita nella Legge di Bilancio 2017, che deve ancora passare al Senato).
Ricordiamo innanzitutto le regole di base dell'anticipo pensionistico APE: lo possono utilizzare dipendenti pubblici e privati e lavoratori autonomi con 63 anni di età a cui mancano tre anni e sette mesi per il raggiungimento della pensione di vecchiaia, con almeno 20 anni di contributi.
Il trattamento è erogato dall'INPS ma finanziato dalle banche. Il lavoratore può scegliere quale percentuale farsi anticipare. Rappresenta una sorta di anticipo sulla pensione, che verrà poi restituito con rate distribuite su 20 anni.
E vediamo i calcoli ipotizzando un tasso di interesse annuo al 2,5%, una richiesta di anticipo pensione pari all'85% dell'assegno previdenziale maturato e una durata del trattamento di tre anni.
Un lavoratore con una pensione lorda di mille euro (865 euro netti) riceverà un APE di 736 euro al mese. Al termine dei tre anni di trattamento, pagherà una rata di 173 euro. La detrazione spettante (50% quota interessi e premio) è pari a 33 euro. La pensione netta sarà quindi di 725 euro. L'incidenza media della rata è pari al 3,8% sul lordo e 4,6% sul netto. In realtà, cambierà nel corso degli anni: la prima rata peserà sul lordo per il 5,4%, l'ultima per il 4%.
Con una pensione lorda di 1615 euro (1286 netti), l'assegno dell'anticipo sarà di 1093 euro. La rata di restituzione, 258 euro. Togliendo le detrazioni (49 euro), la pensione sarà pari a 1078 euro. L'incidenza della rata è pari al 3,6% sul lordo e al 4,7% sul netto ogni anno. La variazione nel corso degli anni va dal 5,4% della prima rata al 4,1% dell'ultima.
Pensione anticipata APE anche in Gestione Separata INPS, per tutti taglio sull'assegno del 5% l'anno e sgravi per meno abbienti: nuovi dettagli sulla Riforma Pensioni 2017.
L'anticipo pensionistico APE non sarà un diritto per i soli lavoratori dipendenti ma «per tutti, indipendentemente dalla gestione previdenziale. Quindi vale per gli Autonomi, per le Partite IVA della gestione separata, vale per Artigiani e Commercianti»:.
Riprendono dunque gli incontri tecnici Governo – Sindacati, in vista dell'apertura della fase due (tavolo politico) del 21 settembre. Altra novità: l'APE sarà utilizzabile dal 2017 (con una sperimentazione biennale) per chi è a meno di 3 anni e 7 mesi dall'età pensionabile (63 anni di età).
L'anticipo si restituisce con rate ventennali decurtate dall'assegno pensionistico pieno una volta maturato, la prestazione è erogata dall'INPS ma finanziata dalle banche (a cui si versano gli interessi).
Si ragiona su una specifica che dice: «non si rischia l'auto, non si rischia l'immobile, gli eredi non rischiano di vedere qualcosa che ricade sulla pensione di reversibilità perché tutto sarà coperto da un'assicurazione» (pagata sempre da chi richiede l'APE). Quindi, «non ci sono rischi reali, ma ci sono costi finanziari». Secondo le anticipazioni, il taglio sulla pensione rappresentato dalle rate di restituzione del prestito sarebbe intorno al 5% l'anno.
Valutiamo un esempio proposto dal governo:
«per chi lavora, un anno di anticipo costerà una cifra da 50 a 60 euro al mese per 20 anni».
Il costo tenderà a zero per chi è disoccupato, disabile, svolge attività rischiose. Confermate infatti le detrazioni concentrate sui redditi più bassi, coprendo di fatto interessi e assicurazione, e in alcuni casi anche il capitale anticipato. I lavoratori beneficiari delle detrazioni dovrebbero essere quelli con un importo massimo dellapensione pari a 1.200 euro netti.
Ricordiamo che l'APE è la fondamentale misura di flessibilità in uscita prevista dalla Riforma Pensioni, che prevede anche una serie di interventi:
· RITA:
, è una misura di flessibilità in uscita collegata all'APE, consente di riscuotere in anticipo la pensione integrativa, utilizzandola per ridurre o azzerare la necessità di anticipo APE. Prevista una tassazione agevolata, fra il 9 e il 15% (oggi l'aliquota è al 23%).
· Quattordicesima estesa a pensioni fino a mille euro: c'è anche l'ipotesi di alzare l'assegno per coloro che già lo percepiscono (pensioni fino a 750 euro al mese);
· Innalzamento no tax area pensionati;
· Lavoratori precoci;
· Lavori usuranti;
· Ricongiunzione contributi non più onerosa;
· Adeguamento speranze di vita.
In totale (sommando il costo delle rate per ogni anno di anticipo), il prezzo dell'APE sulla pensione sarà pari nel primo caso all'11,4% sul lordo e al 13,8% sul netto, nel secondo al 10,8% sul lordo e al 14,1% sul netto.
Il costo dell'anticipo pensionistico APE è, proporzionalmente, più alto per il reddito basso: le due pensioni messe a confronto hanno una differenza di 615 euro al mese lorde, 421 nette. Il costo dell'APE lordo è addirittura più basso per la pensione più alta, mentre sul netto la differenza è dello 0,3%.
Nella Legge di Stabilità è stata introdotta la possibilità di anticipare la pensione attraverso un prestito.
Il prestito può essere richiesto dagli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e alla Gestione separata che, al momento della richiesta di APE, hanno un'età anagrafica minima di 63 anni e che maturano il diritto a una pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi, purché siano in possesso del requisito contributivo minimo di venti anni ( 20 anni ) e la loro pensione, al netto della rata di ammortamento corrispondente all'APE richiesta, sia pari o superiore, al momento dell'accesso alla prestazione, a 1,4 volte il trattamento minimo previsto nell'assicurazione generale obbligatoria.
Di seguito si è elaborato una scheda con la quale si danno indicazioni sull'incidenza del prestito sull'assegno finale del lavoratore pensionato.
La scheda ipotizza due lavoratori, ADAMO ed EVA. Entrambi hanno 20 anni di requisiti minimi contributivi, per quanto riguarda l'ipotesi finanziaria di base un TAN del 2,5%, un premio assicurativo del 29% del capitale, durata restituzione del prestito 20 anni.
Per quanto riguarda l'ipotesi di richiesta APE, l'85% della pensione netta con 3 anni di anticipo.
Infine le agevolazioni, le detrazioni fiscali sono al 50% della quota interessi e premio.
Una lavoratrice dipendente che ha compiuto 57 anni nel 2015, ha la possibilità di andare in pensione anticipata con l'Opzione Donna nel 2016, mentre invece non rientra nella fascia di età che potrebbe utilizzare le nuove misure di flessibilità in uscita in preparazione per il 2017, per esempio l'APE, l'anticipo pensionistico: quindi, se non va in pensione quest'anno, anche con la Riforma Pensioni in preparazione, potrebbe non avere altre finestre per almeno cinque o sei anni (il condizionale è d'obbligo, non si esclude che l'Opzione Donna venga prorogata anche nel 2017).
Vediamo comunque quali sono tutti gli elementi che la lavoratrice ha a disposizione per decidere fra Opzione Donna e APE, in base alle informazioni finora ad ora disponibili su questo nuovo strumento di flessibilità in uscita allo studio, sul quale si sta concentrando a prima fase del negoziato governo-sindacati sulla Riforma Pensioni. Il confronto è utile anche per valutare la differenza fra due strumenti per la pensione anticipata, uno già in essere e disponibile solo per le lavoratrici, l'altro allo studio, anche e soprattutto alla luce del dibattito sulla decurtazione della pensione.
Innanzitutto, identifichiamo la platea di lavoratrici interessate: l'Opzione Donna prevede 35 anni di contributi e 57 anni e tre mesi di età per le lavoratrici dipendenti, maturati entro il 31 dicembre 2015. In base alla Legge di Stabilità 2016, possono continuare ad accedere a questa forma di pensione anticipata le lavoratrici che hanno maturato il requisito entro la fine del 2015, anche se non hanno ancora presentato domanda. In pratica possono accedere all'Opzione Donna le lavoratrici nate entro il 30 settembre del 1958.
L'APE, anticipo pensionistico, invece, sarà utilizzabile a tre anni dalla pensione di vecchiaia, quindi a 63 anni e tre mesi, a partire dal 2017: riguarderebbe quindi, nel 2017 i lavoratori (uomini o donne, indifferentemente), nati dal 51 al '53, nel 2018 i nati nel 54, nel 2019 i nati nel 1955. Come si vede, la differenza di età è notevole, alle lavoratici con l'Opzione Donna viene offerta una possibilità di pensionamento con molti più anni di anticipo.
Ecco come questo gap si riflette sulla misura del taglio pensionistico: più consistente con l'Opzione Donna, che prevede un calcolo interamente contributivo della pensione, determinando di fatto un taglio intorno al 25-30% del trattamento pieno. In realtà, con il crescere dello stipendio aumenta anche il taglio che la pensione subisce: una lavoratrice che guadagna 60mila euro l'anno, scegliendo l'Opzione Donna può perdere fra il 35 e il 40% della pensione, sostituendo il sistema misto con quello puramente contributivo.
Con l'APE, invece, il taglio della pensione avviene in base a un meccanismo totalmente diverso: il lavoratore percepisce un trattamento, per gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia, che rappresenta un anticipo pensionistico, che poi restituirà con un piano di ammortamento 20ennale. La decurtazione, quindi, dipende dall'importo dell'anticipo, che sale con gli anni di prepensionamento (che possono essere al massimo tre). Secondo i primi calcoli degli analisti, la penalizzazione massima, con tre anni di anticipo, è intorno al 20-25%. Attenzione, però, allo studio c'è anche un meccanismo di detrazioni che alleggerisce il pezo della decurtazione, fino ad azzerarla per i redditi più bassi. Sulla consistenza e la modulazione di queste detrazioni non si sa nulla di preciso, quindi non si possono fare calcoli.
Si può prendere però come riferimento un reddito medio alto, che con l'Opzione Donna subisce un taglio anche superiore al 30%, mentre con l'APE (ipotizzando uno scarso peso della detrazione applicabile) lo riduce intorno al 20%.
Il allegato lo studio UIl sulle ipotesi di anticipo pensionistico (APE) a cura del servizio Politiche Previdenziali della UIL.
© 2021. Tutti i diritti riservati.
Privacy Policy | Cookie Policy
Web by ModusOperandi