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Ieri pomeriggi, al Teatro Parvum di Alessandria, si è tenuta l'assemble pubblica Salute Bene Primario voluta e organizzata da Cgil, Cisl e Uil Alessandria a seguito della stesura della piattaforma regionale socio-assistenziale-sanitaria, approvata a Torino lo scorso novembre.

Aldo Gregori, Segretario generale UIl Alessandria, ha aperto l'incontro con una relazione che voleva evidenziare le problematiche segnalate dai sindacati sul tema della sanità.

Intervento Aldo Gregori: Questa assemblea pubblica a livello locale, fa parte di un pacchetto di iniziative che si svolgono a livello territoriale a sostegno della piattaforma CGIL-CISL-UIL REG. su sanità e socio-sanitario-assistenziale, abbiamo voluto titolare quest'assemblea "Salute Bene Comune", per rafforzarne il significato.

Partirei da una disamina nazionale per poi scendere su regionale e locale.

Da parte del governo è stato disatteso il patto salute 2014-2016, che era di 115 mld ridotto a 113 nel 2015 e a 111 2016 , - 4.4 mld rispetto al fabbisogno. Confermando un crollo della spesa sanitaria rispetto al Pil dal 7 al 6.5%.

La spesa in sanità nel nostro paese e già sotto finanziata del 30% rispetto alla media degli stati europei più avanzati .

La platea dei cittadini costretti a ricorrere alla spesa di tasca propria è in allarmante espansione e quasi 3 mln di cittadini già oggi sono esclusi dal sistema di cura e di assistenza a causa dei costi e delle inefficienze.

I risparmi di spesa dovevano servire per dare servizi migliori e più rispondenti ai nuovi bisogni di salute, tantissime persone rinunciano alle cure per ragioni economiche, la drammatica riduzione delle risorse pubbliche per garantire i LEA, i lunghi tempi di attesa ed i ticket sempre più onerosi, preparano la strada ad una sanità privata a pagamento.

Non vi è l'automatismo dell'aumento dei ticket, ma resta il fatto che le regioni hanno comunque autonomia di scelta sui ticket, a prescindere dall'essere o meno in piano di rientro, come dimostrano i diversi e ripetuti interventi sulla compartecipazione alla spesa dei cittadini in quasi tutte le regioni dal 2000 ad oggi.

E' dunque l'aumento dei ticket risulta essere il rischio imminente insieme all'aumento delle addizionali Irpef nelle 8 regioni con disavanzo sanitario o soggette al piano di rientro (tra cui il Piemonte).

Resta, ancora, il problema delle competenze nei livelli di governo centrale nel funzionamento ad appannaggio di regioni ed enti locali, non conseguente al titolo V della Costituzione e non tesa al superamento delle differenze e disuguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali.

Infine è totalmente assente l'integrazione socio sanitaria, che dovrebbe rappresentare una delle sfide prioritarie del ns/tempo.

Anche in Piemonte, il riordino della rete avrebbe dovuto essere affrontato, non partendo dagli aspetti organizzativi(posti letto, strutture complesse, qualificazione degli ospedali), ma cercando di definire sia la domanda di servizi territoriali, sia la domanda di assistenza ospedaliera, basata sul reale fabbisogno di salute delle diverse realtà territoriali.

Si è assistito quindi in questi anni ad una riduzione di posti letto da 17702 a 15464,la regione ha ridotto il n. dei posti letto al 3,4 per mille contro il 3,7 previsto dal regolamento per gli standard ospedalieri ( per quanto riguarda Alessandria circa 76 in meno in ASO e circa 100 in meno in ASL), si è assistito alla cancellazione di unità operative semplici e complesse, alla riclassificazione di presidi ospedalieri. Si è trattato di una diminuzione dell'offerta dei servizi sanitari e non aiuta a recuperare la mobilità passiva che si attesta sui 50 mln.

Con il blocco dei turn over si sono persi in 4 anni oltre 3000 unità di personale, le carenze stanno diventando croniche, il personale è costretto a turnazioni stressanti che molte volte vanno a discapito della salute degli stessi e della qualità del servizio che è fondamentale perché si parla di persone di pazienti che molte volte hanno anche bisogno di una parola di conforto.

Dove sono finite le famose 6/800 assunzioni promesse?

La diminuzione dell'offerta dei servizi sanitari provocata dal riordino della rete ospedaliera avviene in Piemonte mentre stentano a decollare le alternative territoriali a favore di degenti di età molto avanzata ed affetti da patologie multiple : ciò condanna l'ospedale all'intasamento soprattutto dei servizi di emergenza ed accettazione, in contemporanea l'incapacità dei servizi territoriali di assorbire la domanda di continuità assistenziale per pazienti post acuti, contribuisce al sovraffollamento dei reparti di degenza ospedaliera.

Come CGIL-CISL-UIL da tempo abbiamo rivendicato che la regione doti le ASL di nuovi servizi territoriali per realizzare l'integrazione tra medicina generale, medicina specialistica, servizi socio sanitari e servizi sociali, la loro programmazione e realizzazione deve avvenire contestualmente al riordino della rete ospedaliera per evitare che tutto si traduca in un puro e semplice taglio dei servizi.

Cgil-cisl-uil dicono no alla trasformazione della cura in assistenza, in una regione dove il tema dell'invecchiamento della popolazione con il conseguente aumento delle patologie croniche e della non autosufficienza,  diventa sempre più importante l'appropriatezza delle prestazioni ed il sostegno alle famiglie.

Si sta mettendo in discussione "l'universalismo" del diritto alla cura, aumentando la compartecipazione economica dei cittadini, rendendo sempre più oneroso l'accesso alle prestazioni.

Gli assegni di cura nati per favorire la cura a domicilio di alcuni casi di non autosufficienti si sta trasformando da minor costo per i bilanci della sanità in un maggior costo per famiglie ed enti locali. Le persone non autosufficienti e le fam. Che le assistono versano sempre più in un intollerabile stato di abbandono. E' evidente che serve una riforma complessiva del welfare, che non si basi però solo sull'aiuto delle  associazioni di volontariato che hanno, si, il compito di sussidarietà ed integrazione e non sostitutivo del servizio come a volte avviene.

Contestiamo, infatti, l'assenza di respiro nelle politiche pubbliche, che ignorano la traiettoria demografiche di una società che conosce un progressivo e costante innalzamento dell'età media ed allungamento aspettative di vita. Mancano percorsi di prevenzione di programmazione per la riprogettazione di stili di vita, investimenti in innovazione e tecnologia, formazione degli assistenti e degli operatori ed individuazione di opzioni in grado di creare l'incontro tra fabbisogno e risposta, domanda ed offerta.

Non si tiene conto che oltre il 90% delle famiglie che si  rivolgono alle prestazioni di assistenti famigliari non riceve alcuna forma di sostegno e per una percentuale significativa di costoro la spesa incide per oltre il 30% sul reddito disponibile, mentre per metà di essi significa intaccare i risparmi, indebitarsi o rischiare di cader in povertà (ISE)

Cgil-cisl-uil ritengono pertanto, prioritario un intervento di riordino complessivo dei servizi di assistenza e cura e diremmo anche dei trasporti (perché se mi chiudono dei servizi periferici devo avere la possibilità di raggiungere il posto dove posso usufruirne), il tutto per assicurare equità e giustizia sociale, liberando altresì energie occupazionali ed opportunità di crescita.

A tal fine abbiamo chiesto l'apertura di un confronto seri e rapido.

Ho voluto evidenziare le ricadute sociali ed economiche che alcune scelte possono provocare e che influiscono sempre di più sulle fasce più deboli.

A seguire hanno preso la parola gli ospiti.

Gilberto Gentili, Direttore generale dell'ASL di Alessandria, è intervenuto all'assemblea ricordando come la popolazione, in Italia ma soprattutto in Provincia di Alessandria, stia invecchiando sempre più e necessiti di cure e assistenza. I malati cronici non possono essere seguiti in ospedale, per cui servono nuove soluzioni sul territorio. Il Direttore ha spiegato sono siano elevatissimi i costi di gestione e manutenzione delle strutture ospedaliere e degli sforzi fatti per lasciare più reparti possibili negli ospedali di Acqui Terme e Tortona, due sedi che sono state depauperate di importanti risorse. Oggi una difficoltà aggiuntiva è rappresentata dalla norma europea che prevede ed impone agli ospedali 11 ore di riposo prima che il personale, medico ed infermieristico, entri in servizio.

Da fine anno, massimo inizio gennaio, saranno tre i cardiologi che andranno a domicilio a visitare pazienti. Ma le risorse che si spostano, come vorremmo sul territorio, vengono meno agli ospedali.

Altra difficoltà è il blocco dei contratti

Il Dottor Francesco Arena, direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera, ha parlato della riduzione dei servizi sanitari. L'azienda non può tirarsi indietro davanti alle oggettive difficoltà, in termini di organico e vincoli strutturali, ma dare risposte a malati e cittadini. Noi stiamo lavorando per attivare sinergie e spostare risorse tra reperti, all'insegna dell'intensità di cura. Inoltre è stata attivata un'organizzazione delle sale operatorie, con la responsabilità affidata a un primario in Anestesia, con l'accordo e la collaborazione con le parti sindacali. Altra difficoltà è legata al turn over e all'organico ridotto: le nuove assunzioni riguardano infatti le sostituzioni di medici che vanno in pensione. L'ospedale di Alessandria ha inoltre una triplice vocazione: civica, infantile e riabilitativa (con il Borsalino), i suoi servizi sono apprezzati dai cittadini anche di altre città, ma non è facile far interagire strutture così diverse con sedi lontane tra loro.

C'è inoltre un impegno per l'organizzazione del Pronto Soccorso e l'incremento di posti letto per le cure intermedie, che possano così alleggerire i reparti specialistici.

Una proiezione a livello nazione evidenzia che mancherebbero 3 mila medici e 20 mila infermieri in sanità, con l'applicazione della norma che prevedere le 11 ore di riposo tra un turno e il successivo.

Ad intervenire anche Domenico Ravetti in qualità di Presidente della commisione sanità Regione Piemonte.

 

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