Siamo fortemente preoccupati per la situazione di grande difficoltà che sta attraversando il Paese, in assenza di un piano di rilancio e alle prese con un ritorno dell'emergenza Coronavirus.
Va superata l'attuale profonda crisi di valori, avendo a riferimento la nostra Costituzione e i principi di solidarietà e unità del Paese, per superare le difficoltà economiche aggravate dalla pandemia che ha colpito milioni di famiglie.
Il rischio di uno scontro sociale è fortissimo, e non sarà la politica dei bonus a scongiurarlo.
La classe politica ha di fronte a sé il compito di ricostruire il tessuto sociale ed economico, a partire dalla Scuola, dalla Sanità, dall'Università, dalla Ricerca e dalla PA che sono il volano dell'economia e su cui si fonda il sistema della sicurezza e del welfare che solo lo Stato può assicurare.
Serve una visione di Paese evoluto e votato al cambiamento, servono investimenti in infrastrutture materiali e in reti, con una capillare digitalizzazione che sia strumento e non fine.
A tal proposito, un recente studio UIL ha messo in evidenza un Paese arretrato in cui solo una parte è in grado di usufruire delle nuove tecnologie. La fibra e l'accesso a internet non garantiti a tutti determinano una condizione di allargamento delle disuguaglianze e accentuano una divisione del Paese, con squilibri inaccettabili dal punto di vista della giustizia sociale. Dunque, così come nel secolo breve si portò la luce elettrica anche nelle campagne e fu possibile il miracolo italiano, oggi analogamente è necessario intervenire perché la fibra arrivi in ogni luogo anche il più estremo. E' un'azione, questa, che non può essere affidata ai privati che la farebbero solo sulla base del profitto.
La solidarietà necessaria può farla solo lo Stato. L'epoca delle privatizzazioni dovrebbe essere messa da parte per un nuovo umanesimo e per consentire ad un popolo fecondo come il nostro di cogliere le sfide della modernità.
Bisogna reagire positivamente per cambiare le politiche neo liberiste degli ultimi venti anni. Serve un'inversione totale che limiti le disuguaglianze e perché ciò avvenga è necessario che i settori del pubblico impiego acquisiscano la loro autonomia dalla politica e siano al servizio del Paese.
La rigenerazione della politica passa anche attraverso un Patto per il Paese per il quale è indispensabile mettere da parte gli egoismi e marciare verso un unico obiettivo, puntando su una politica concertativa che è l'alternativa allo scontro sociale.
Scuola, Sanità, Università, Ricerca, Fisco, Giustizia, Soccorso e tutti i vari ambiti della PA sono settori in cui investire e non possono essere catalogati come costi da tagliare.
Una migliore gestione della cosa pubblica nell'interesse dei cittadini va costruita anche su una politica di investimenti e su un ricambio generazionale che significherebbe dire basta al precariato che nel lavoro pubblico è diventato una piaga da sanare.
Alla ripresa dalla pausa estiva, affronteremo una fase delicata, quella del rinnovo dei contratti che dovranno trovare un nuovo quadro di definizione lontano dalle regole "brunettiane", ma vicino ad una pubblica amministrazione protagonista del rilancio e dello sviluppo.
Sono traguardi che non si possono raggiungere con atti legislativi, ma attraverso la condivisone. Il blocco dei contratti ha lasciato una ferita ancora aperta che dovrebbe fare riflettere chi vuole intraprendere la strada della buona politica.
La Uil ci sarà sempre nelle sedi di concertazione e nelle piazze a rivendicare un cambio di passo e di politica. Noi siamo convinti che soltanto insieme si possa costruire un Paese migliore.
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