Fondo povertà educativa
Alla povertà economica si aggiunge la povertà educativa: ad oggi, il 25% dei ragazzi di 15 anni non hanno competenze minime in matematica; il 20 % non ha acquisito le competenze minime di lettura e comprensione di un testo; il 48, 6% dei ragazzi tra i 6 e i 18 anni non ha mai letto un libro, oltre ai testi scolastici, il 55,2% non ha mai visitato un museo; il 45,5% non ha mai svolto un'attività sportiva.
Questi dati rappresentano una situazione allarmante, che necessita di attenzione da parte del nostro Governo, perché, ricordiamo, che il futuro di ogni Paese è rappresentato dall'investimento fatto sui minori e sugli adolescenti; tutti, indistintamente, hanno diritto ad apprendere, a conoscere e ad istruirsi e lo Stato deve rimuovere tutti gli ostacoli che esistono alla libera determinazione di un individuo.
Attualmente la nuova normativa del Jobs Act prevede la creazione di un Fondo dedicato per contrastare la povertà educativa dei minori.
Il nuovo fondo per contrastare la povertà educativa, consiste, in via sperimentale per il triennio 2016/2018, nello stanziamento di 100 milioni di contributo per ciascun anno, alimentato dalle Fondazioni Bancarie.
Il contributo viene riconosciuto alle fondazioni bancarie sotto forma di credito d'imposta pari al 75% dei versamenti effettuati al Fondo, su un apposito conto corrente postale, per finanziare e sostenere progetti a sostegno dei minori.
In data 5/3/2016 sono state presentate le proposte per la fase di attuazione del Fondo che vede il coinvolgimento di tre soggetti: Governo (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell'Economia e delle Finanze e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Fondazioni Bancarie e Forum del terzo settore.
Successivamente, alla data di presentazione delle linee guida, è stato firmato il protocollo d'intesa tra questi soggetti che ha definito le modalità d'intervento di contrasto alla povertà educativa e ha individuato le caratteristiche dei progetti da finanziare, le modalità di valutazione e selezione e di monitoraggio, al fine di assicurare la trasparenza, il miglior utilizzo delle risorse e l'efficacia degli interventi.
A nostro avviso la misura risulta insufficiente, perché ancora una volta si parla di sperimentazione, e non di messa a sistema, e ancora una volta questo Governo conferma la mancanza di attenzione a favore di vere politiche ridistributive dei redditi a favore di un investimento nelle nuove generazioni; si poteva pensare di creare un fondo per la lotta alla povertà educativa recuperando gli sprechi, prendendo risorse dalla lotta all'evasione fiscale invece di affidarsi esclusivamente alla benevolenza delle "grandi" fondazioni bancarie, che a questo punto hanno ricevuto la vera attenzione con questa sostanziosa agevolazione.
Senza considerare la mancanza di coinvolgimento, nella determinazione delle strategie d'intervento del Fondo, del monitoraggio dei progetti, nonché della loro valutazione, del mondo delle rappresentanze sociali del lavoro.
La crescita, l'educazione e la valorizzazione dei nostri bambini e adolescenti è affidata ad una categoria di lavoratori che purtroppo oggi viene poco valorizzata e presa in considerazione.
Altro grande assente è l'Osservatorio Infanzia, sede istituzionale riconosciuta, che ha già elaborato il Piano di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, approvato il 28 luglio 2015, che tra i suoi obiettivi ha proprio il contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie, e che ancora attendiamo venga reso ufficiale tramite pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nel settembre del 2015 il nostro Paese ha sottoscritto gli obiettivi dell'Agenda di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030; tra gli obiettivi, uno nello specifico, riguarda i minori e i ragazzi.
Infatti ci siamo impegnati a: eliminare la dispersione scolastica, ad oggi pari al 15%; assicurare a tutti i ragazzi di 15 anni un'educazione adeguata che raggiunga livelli minimi; entro il 2020 ridurre la presenza di NEET, in Italia pari a due milioni e mezzo; entro il 2030, assicurare a tutti i bambini della fascia 0/6 anni un'educazione prescolare di qualità.
Per il raggiungimento di questi obbiettivi è necessario un impegno di tutti gli attori che giornalmente si occupano dei bambini e degli adolescenti, in un'ottica sinergica in base alle proprie competenze.
Non possiamo pensare di sconfiggere la povertà, in questo caso educativa, senza riorganizzare, in base alle esigenze attuali, il mondo della scuola e dei lavoratori che se ne occupano, ancora troppo precari, valorizzandoli con formazione obbligatoria adeguata, titoli di studio certi e contratti collettivi nazionali validi su tutto il territorio nazionale, soprattutto per la fascia 0/3, che ad oggi vede la presenza di molteplici contratti, con tutto quello che comporta ai fini della qualità dei servizi, e alla eterogeneità dell'offerta su tutto il territorio nazionale.
E, ancora, ci preme sottolineare che questo Governo parla di investimento a favore del superamento della povertà educativa, con la creazione di questo nuovo Fondo, ma di contro le risorse stanziate a favore del supporto della rete dei servizi per la prima infanzia è uguale a zero; infatti manca totalmente il rifinanziamento del Piano Nidi, che stanziava 100 milioni di euro proprio a favore dell'incremento dei servizi per la prima infanzia, ancora carenti in Italia .
Infatti, il nostro Paese, ad oggi, ha un deficit di asili nido pari a 1.700 unità, l'offerta è maggiore nel privato (58,1%), rispetto al pubblico (41,9%); a fronte poi di una carenza di personale educativo di 20.000 lavoratori.
Il tasso di accoglienza dei bambini nella fascia 0-2 anni è pari al 17,9% , il dato varia però dal 24,8% dell'Emilia Romagna al 2% della Campania; lontani ancora dall'obiettivo della Strategia di Lisbona, che impegnava tutti gli stati dell'Unione a raggiungere una copertura del 33%, entro il 2010, per i servizi integrativi per la prima infanzia.
E a margine di quanto affermato dal Ministro Lorenzin, che ha ipotizzato un aumento dell'attuale bonus bebè come antidoto a favore della maternità e della conciliazione, nonché dell'aumento delle nascite, ribadiamo ancora una volta la necessità di una vera attenzione a favore delle politiche di welfare e famiglia con la messa a sistema di azioni efficaci ed efficienti, durevoli nel tempo e non sperimentali, che possano davvero imprimere una spinta propulsiva al nostro Paese.
I bambini che vivono in condizioni di povertà, anche educativa, e i bambini che dovrebbero nascere per risollevare questo paese troppo "vecchio", meritano e hanno il sacrosanto diritto di essere tutelati e messi nelle condizioni di diventare cittadini liberi, e la libertà non può prescindere dal diritto all'educazione.