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Mercoledì, 23 Marzo 2016 17:06

Analisi Uil sulla flessibilità in uscita: penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo, un costo troppo alto per i lavoratori

Analisi su “flessibilità anticipata” A cura del servizio politiche previdenziali della UIL Domenico Proietti – Segretario Confederale UIL Le ipotesi circolate in questi giorni sulla possibile introduzione di una flessibilità di accesso alla pensione con una penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo comporterebbe un costo troppo alto per i lavoratori.

Un taglio lineare, inoltre, graverebbe maggiormente sulle spalle di chi percepirà trattamenti più bassi: chiedere infatti, un sacrificio di 135 € al mese a chi ne percepisce 1500 € lordi comporterebbe una notevole perdita.

La UIL è contraria a una flessibilità costruita sulle spalle dei lavoratori, già fortemente penalizzati da tutti i recenti interventi in materia previdenziale. Nella seguente analisi abbiamo ipotizzato che un lavoratore possa accedere alla pensione con un anticipo rispetto all’età anagrafica attualmente richiesta (66 anni e 7 mesi) fino ad un massimo di 3 anni.

Abbiamo poi applicato una penalizzazione pari al 3% del trattamento spettante al momento del pensionamento per ogni anno di anticipo. Va inoltre valutato che anticipando la pensione la quota contributiva sarà implicitamente inferiore, quindi la differenza teorica tra il trattamento decurtato ed il trattamento percepito con un pensionamento a 66 anni e 7 mesi sarebbe maggiore.

Abbiamo preso in analisi 3 diverse fasce di trattamento dalle 3 volte il minimo, 1.500€ mensili lordi, sino alle 7 volte il minimo, 3.500€ mensili lordi. Abbiamo poi applicato a queste la penalizzazione del 9% per 3 anni di anticipo, del 6% per due anni di anticipo e del 3% per 1 anno di anticipo.

Per il lavoratore che decidesse di accedere alla pensione con 3 anni di anticipo la penalizzazione agirebbe decurtando più di una mensilità l’anno a prescindere dal trattamento percepito. Così un lavoratore che accede alla pensione a 63 anni e 7 mesi (tabella 1) con un trattamento pieno di 1.500€ lordi mensili deve rinunciare di fatto a oltre una mensilità l’anno, 1.755€, per il resto della vita, mentre un lavoratore che accede alla pensione con un trattamento pieno al momento del pensionamento pari a 3.500€ lordi mensili vedrebbe il proprio assegno tagliato di 4.095€ annui.

Tabelle al seguente link: http://www.uil.it/NewsSX.asp?ID_News=6423&Provenienza=1

 

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