Jobs act: prime riflessioni UIL sui decreti approvati dal governo l'11 giugno 2015
Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL
In attesa dei testi definitivi si può fare una prima considerazione
Di fondo rimane, sia sugli aspetti legati agli ammortizzatori sociali che rispetto alle nuove tipologie contrattuali e, soprattutto, sul demansionamento una impostazione che sposta il baricentro degli interventi verso l'azienda. In sostanza si ritiene che la crescita, economica ed occupazionale, passi, in gran parte, dalla unilaterale decisione della stessa impresa.
In questo quadro va letto il decreto di riordino della cassa integrazione che, pur con l'apprezzabile estensione (ancora parziale) alle piccole imprese (sotto i 15 dipendenti, ma con la soglia minima a 6) indebolisce il sistema di tutele del lavoratore.
Si riduce, infatti, con il decreto proposto la durata massima (24 mesi in 5 anni), si cancella la cassa straordinaria per cessazione e ciò si aggiunge a due aspetti che sono già "realtà" : la fine della Cassa e della mobilita in deroga nel 2016 (peraltro già fortemente ridimensionata!), la fine della Indennità di mobilità dal 1 gennaio 2017. In particolare quest'ultima prestazione comporterà un ulteriore riduzione dei costi aziendali (0,30%) che si aggiungeranno agli "sconti" che il Governo prevede con la riduzione delle aliquote sulla Cig (circa 0,20%) per un totale di oltre 800 milioni di euro.
Risultato : meno prestazioni sociali, nonostante l'aumento della durata della naspi (per alcuni lavoratori).
Pur apprezzando in parte l'intervento per risolvere la questione Naspi ai lavoratori stagionali del turismo, che sana parzialmente e temporaneamente (vale solo per il 2015) una ingiustizia ed un errore che il Governo aveva fatto con il precedente decreto Naspi di Febbraio, non si capisce perché escludere da questo "rimedio" altre decine di migliaia di lavoratori stagionali che operano in altri settori. Risultato : oltre 300.000 lavoratori stagionale, dal 2016, avranno meno tutele di prima della riforma Renzi.
Sul decreto Tipologie contrattuali l'impostazione, lo spostare il baricentro decisionale verso l'impresa, non cambia tanto che la flessibilità in entrata 8oltre quella in uscita) diventa sempre più svincolata e deregolamentata . infatti, al di la delle roboanti affermazioni sul superamento della precarietà ,in sostanza ci troviamo con :
il contratto a termine sempre più facile e senza condizionamento (motivazione), stessa cosa per la somministrazione , evidente incentivazione al ricorso dei voucher (buono lavoro).
In particolare colpisce come nei fatti le "collaborazioni" non vengano immediatamente eliminate non solo per eventuali accordi sindacali, ma per la sostanziale riduzione dei "paletti" che definiscono la genuinità della stessa collaborazione. Sara sempre più complicato dimostrare, da parte del lavoratore, la non genuinità della collaborazione stessa. La stessa sanatoria/stabilizzazione per le collaborazioni e per le partite Iva sarà, inevitabilmente, condizionata in positivo dalla certezza del permanere dei forti incentivi (DECONTRIBUZIONE).
Gravissimo, invece, aver introdotto la legalizzazione del demansionamento, poiché non si limita l'eventuale utilizzo di questa possibilità laddove ci siano accordi per riorganizzare la forza lavoro nell'impresa (con le garanzie previste dal codice civile) ma si consentirà, tramite accordi Individuali, un demensionamento con effetti sulla categoria , l'inquadramento e la retribuzione.
Sulle Politiche attive la montagna ha partorito un topolino : l'origine di questo sta nel idea di costruire un nuovo (e necessario) sistema di incontro domanda e offerta senza alcun investimento per recuperare il gap con altri paesi (spesa sul Pil il 10 % della Germania). Inoltre, la mancata definizione dei ruoli che dovranno svolgere le Regioni e la nuova Agenzia Nazionale, rischia di non dare certezze dal punto di di vista normativo, finanziario e strumentale mettendo addirittura a rischio gli stipendi degli operatori dei Servizi per l'impiego.